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5 Agosto 2016

Andrea Bianchi, il primo dei nuovi romantici

Nelle pagine di questo angolo di libertà ho incontrato molte anime: esploratori, scrittori, avventurieri, pensatori, atleti, alpinisti e svariati altri personaggi che mi hanno arricchito spiritualmente ed empiricamente. Puntando il mio occhio virtuale al di fuori di questo spazio, non ho potuto avvicinarmi a chi, come me, sta dietro ai “riflettori”…

Oggi voglio dedicarmi ad Andrea Bianchi, classe 1971, scrittore e socio accademico del GISM, Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, editore, giornalista e ingegnere. Il papà di Mountain Blog!

Nel 2006 ha pubblicato L’ultimo dei romantici, vita e ideali di Spiro Dalla Porta Xydias. Andrea è il vincitore nel 2011 nella sezione inediti della 9a edizione del premio letterario Leggimontagna con il racconto Il punto di ascolto perfetto. Nel 2014 ha pubblicato La Vetta interiore, un’interpretazione alpina degli Yogasūtra di Patañjali, nell’ambito della collana di etica dell’alpinismo del GISM. Nel 2016 con Ediciclo Editore, è stato autore de Il silenzio dei passi, piccolo elogio del camminare a piedi nudi nella natura e Alberi fratelli di vita, nuovamente nella collana del GISM, scritto a quattro mani con Spiro.

La sua creatura MountainBlog è oggi uno dei più seguiti siti web in Italia, per l’informazione sul mondo della montagna e degli sport outdoor, con una edizione europea in lingua inglese.

Da queste premesse è facile immaginare la complessità di questo incontro ed è per questo che ho deciso di suddividerlo in due puntate.

Come e quando è nata l’idea di Mountain Blog?
L’idea di MB è nata tra il 2005 e il 2006, in un periodo in cui a livello professionale mi occupavo prevalentemente di comunicazione aziendale, e avviai una serie di esperimenti per testare lo strumento del blog in questo ambito. Volendo unire la mia passione per la montagna all’utilizzo di queste forme di comunicazione, nacque l’idea di un blog magazine dedicato ai temi della montagna, e fin da subito lo resi una vera e propria testata giornalistica, avviando anche una collaborazione con la Presidenza Generale del Club Alpino Italiano

Che cos’è per te MB?
Oggi MB è diventato un luogo di informazione su tutto ciò che è il mondo outdoor, delle attività cioè che si svolgono in ambiente naturale, ampliando il concetto stesso di montagna, e dà voce ad una comunicazione integrata tra chi pratica queste attività – dai semplici appassionati ai professionisti – e i molti altri soggetti che fanno parte di queste mondo, dalle aziende e i grandi marchi alle istituzioni, a chi fa ricerca e cultura sui temi dell’ambiente. Un grande spazio virtuale dunque, a cui corrisponde però uno spazio reale di esperienze ancora più vasto, ed in cui credo sia bello “perdersi” nella lettura come esploratori alla ricerca dell’ultima notizia o anche solo di una semplice curiosità.

Quali sono stati i momenti più alti in questi 10 anni?
In dieci anni di attività di MB, l’idea iniziale, da semplice esperimento giornalistico, si è evoluta fino a diventare una vera e propria impresa editoriale, con tutte le soddisfazioni ma anche le difficoltà che questo comporta. Sono stati molti i momenti “di vetta” e di soddisfazione, anche se poi si profilava sempre all’orizzonte un traguardo più in alto o più lontano da raggiungere, per cui non saprei identificare un momento o un fatto singolo.

Sicuramente il valore per me più grande di questa esperienza sono stati, e sono tuttora, gli incontri con le tante persone che vivono la natura attraverso le più diverse esperienze e attività, da quelle estreme a quelle di studio e ricerca, con alcune delle quali sono nate lungo strada nuove amicizie. Forse l’emozione più grande in tal senso, che ricordo in quanto la più recente, è stata la possibilità di ritrovare molte di queste persone in occasione della festa per i dieci anni di MB che si è svolta il 5 maggio scorso nell’ambito del Trento Film Festival.

Foto A. Bregani

Foto A. Bregani

Cos’è il “camminare scalzi”?
Il termine utilizzato dagli anglofoni è barefoot hiking, e significa semplicemente il fare escursionismo, in montagna o nella natura, a piedi nudi.
Sottolineo semplicemente, perché si tratta di un’attività di cui non dovrebbe essere necessario parlare molto, se non fosse che gli ultimi cento anni di vita “civilizzata” ci hanno allontanato da ciò che è connaturato a tutti gli essere umani fin dagli albori dell’umanità: il piede umano è stato progettato dalla natura per camminare scalzo su terreni naturali, e impedirgli costantemente questa pratica ci separa da quella che è una connessione vitale con la terra.

Da quano lo pratichi e cosa vuoi trasmettere?
Cammino scalzo in montagna da circa cinque anni e questa pratica rappresenta per me un’esperienza ogni volta nuova e portatrice di sensazioni sia fisiche che interiori, più sottili. La camminata scalza insegna l’essenzialità, insegna a togliere, a muoversi con il minimo sforzo cercando un’integrazione con l’ambiente, e conduce naturalmente – per mezzo della concentrazione richiesta – allo sviluppo di un’attenzione che dal singolo passo si rivolge verso se stessi. È la realizzazione del qui e ora di cui parla lo zen, e che con altri termini perseguono anche altre discipline orientali, come lo yoga che pratico in effetti da più di vent’anni: il punto di contatto sta nella ricerca di una presenza – a se stessi e nell’ambiente in cui si ci si muove – che diventa meditazione, profonda indagine del proprio essere.

Foto A. Bregani

Foto A. Bregani

Al riguardo non desidero trasmettere nient’altro che quella che è la mia esperienza, e questo è quello che ho cercato di fare scrivendo Il silenzio dei passi. Ciò che mi ha sorpreso è stata la risposta entusiastica, di grande interesse, e la voglia di provare – pur a volte con comprensibili timori – da parte delle persone che leggono il libro, tanto che poco alla volta è sorta di conseguenza spontanea l’idea di proporre dei workshop – che ho nominato Barefoot Days – in cui introduco alle tecniche di camminata scalza in ambiente naturale. Di queste giornate “a piedi nudi” se ne sono già svolte alcune – prevalentemente in Dolomiti, ma anche nelle Marche, a Smerillo, nell’ambito del festival Le parole della montagna – e sempre per me è una grande gioia vedere come le persone si trasformano, quasi tornando bambini nel riscoprire le sensazioni e la libertà del camminare a piedi nudi!

Christian Roccati
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