L’atleta paralimpico raggiunge la vetta utilizzando due pollici e due protesi speciali
Venerdì 14 settembre Andrea Lanfri, atleta della Nazionale Paralimpica Italiana, dopo il bronzo e l’argento europeo a Berlino, conquista la Cima Grande di Lavaredo, nelle Dolomiti, utilizzando i due pollici e due protesi speciali.
Il gruppo, di base al Rifugio Auronzo (m 2330) dove era arrivato la sera di venerdì 14, è partito alla conquista della Cima Grande intorno alle 7 della mattina di sabato 15 settembre.
A circa un ora di cammino dal rifugio sono arrivati all’attacco della via, lunga circa 700m e abbastanza impegnativa non solo per il grado di difficoltà, quanto anche per lo stress psicologico che comporta percorrerla, dato che si è sempre abbastanza sospesi, con pochissime protezioni; molti tratti si eseguono slegati, ma si è sempre comunque molto esposti e con molti sassi che si staccano.
“Dopo una prima parte un po’ difficile – racconta Andrea – abbiamo incontrato una parte finale più semplice, con grandi semi-tratti da fare slegati.
Dopo il primo canalone, l’arrivo all’esposizione sud della parete, con un panorama mozzafiato davanti agli occhi, ogni volta che i banchi di nebbia si spostavano; passando questa parete con piccole grotte e vari canali di scarico sassi si arriva ai muri verticali, da superare con la corda e proteggendosi con quello che si trova.
«Avere le mani sarebbe tanto – dice Andrea scherzandoci su – Durante la risalita abbiamo incontrato molte cordate, le più di stranieri, che quando vedevano I miei “piedi” mi guardavano un po’ sbalorditi” e sorride.
“Abbiamo mangiato poco, cercando di perdere il minor tempo possibile, poiché sapevamo che la via era molto lunga; arrivati in vetta abbiamo fatto le foto di rito e le riprese con il drone, e poiché l’altezza è data a 2999m , mi sono fatto alzare dai miei amici, i “malati di roccia” cosi’ da essere sicuro di aver raggiunto i 3000m. La temperatura, così come la nebbia, si alzava e si abbassava in continuazione; dopo aver sostato un po’ in vetta abbiamo iniziato le calate arrivando al sentiero a sera inoltrata, e facendo quindi l’ultimo tratto di questo al buio e nella nebbia.”
“Dopo un anno di pianificazione sia logistica che tecnica (facendo modifiche alle protesi da arrampicata), la soddisfazione, una volta tornato al rifugio, era davvero immensa.”
I “Malati di Roccia”, gruppo di amici arrampicatori di cui Andrea fa parte dal 2012, sono stati quasi tutti presenti alla realizzazione dell’impresa, tra la spedizione che Andrea aveva fatto precedentemente e quest’ultima nella quale ha conquistato finalmente la vetta della Cima Grande.
David Barsotti, Federico Buratin, Gabriele Betti, Simone Rossi, Elisa Tardelli, Giacomo Martelli, Matteo Marini, e l’ultima arrivata Natascia Pasqualoni. Insieme all’aiuto di amici tra cui il fotografo Andrea Puviani e la sorella Giulia Puviani, hanno contribuito e condiviso momenti di gioia e fatica, riuscendo nell’impresa.
«La vedevo in un quadro a casa di mia madre, la guardavo e mi sembrava davvero qualcosa di spaziale. Ora, finalmente, sono riuscito a salirci fino alla vetta!».
Per lui arrampicare significa libertà. «In parete ci sono solo io, senza pensieri, libero con le mie sfide personali – conclude – Arrivare in cima è una soddisfazione insuperabile, ti senti padrone del mondo. In fondo dovevo essere morto e invece sono qui ad ammirare un panorama stupendo».
Prossime sfide
Chiuso questo capitolo, Andrea si prepara per altre sfide: la scalata dell’Aconcagua (6900mt circa) in programma a gennaio prossimo e, successivamente, la conquista del “Tetto del Mondo”, l’Everest, prevista tra maggio/giugno 2019, missione per la quale Andrea sta cercando il sostegno di qualche sponsor.