“Alura coum’ à lè?”. Così esordiva Angelo con quel suo ligure-piemontese di “confine”, quando un paio di volte l’anno ci sentivamo per telefono. Era sempre desideroso di sapere se in valle o in Sea c’era qualche novità, oppure se avevo un progetto editoriale in corso che avrebbe potuto incrociare la sua passione-professione di documentarista. Verso la fine degli anni ’80, Angelo imperversava sulle pareti di Sea dimostrando un’abilità tecnica e un talento esplorativo che erano stati prerogativa soltanto del suo grande amico e compagno di scalate Gian Carlo Grassi. Soprattutto, da gran signore quale era, amava tenersi distante dalle scaramucce un po’ puerili di scalatori che si credevano i padroni della festa e ironizzava sulle loro incazzature “inutili”. Dopo la scomparsa di Gian Carlo, grazie alla sua sensibilità, aveva colto immediatamente il disagio e lo spaesamento di Aldo Morittu per la perdita dell’amico. Lo aveva così subito coinvolto in arrampicate e progetti. Nel 1993 avevamo scorrazzato assieme su per le pareti di Sea, ricostituendo la celebre cordata a 4 di “Sea-rdegna”, e con la comicità intrinseca di Aldo, l’“alienità” di Valerio e lo humor britannico di Angelo, ricordo serate memorabili all’albergo “Savoia” di Forno Alpi Graie a suon di genepy, e Angelo che diceva: “Andiamo dalla signora occhi di ghiaccio?” (riferendosi a Giustina, la padrona del Savoia). Dopo un periodo di circa una decina d’anni in cui c’eravamo persi di vista, mi aveva piacevolmente ricontattato dopo aver letto un mio articolo su Sea, pubblicato sulla Rivista del Cai. All’epoca Sea non regalava fama a nessuno e le frequentazioni erano piuttosto sporadiche. Vi fu così l’idea di fare un piccolo documentario per rendere giustizia a un luogo così bello che per tanti anni aveva caratterizzato le nostre scorribande. Nacque in questo modo “Sogno di Sea”, un girato di 20 minuti senza alpinisti ne scalatori famosi, ma frutto dell’idea di alcuni “innamorati”. Ricordo un Aldo Morittu carico come un asino da soma che risaliva le pietraie dello “Specchio di Iside”, ormai non più giovanissimo, che a un certo punto, scivolando, scomparve “di testa” in una voragine nera tra due grandi massi. Preoccupatissimi mollammo tutto e ci buttammo a vedere se era vivo. Ma Aldo riemergendo incolume disse: “ à fa freid lì suta!” (fa freddo lì sotto). Amante dell’arrampicata sui sassi, era venuto a una delle prime edizioni del raduno in Sea, in cui aveva rimesso mirabilmente le scarpette. I ragazzi “boulderisti” ricorderanno quel signore non di primo pelo in jeans e maglietta, senza zaino e con l’ombrello (minacciava pioggia tanto per cambiare) che si attaccò al “Masso della foca” e sotto lo sguardo incredulo dei più risolse un passo tutt’altro che semplice. Sempre disponibile, più di una volta l’avevo coinvolto in conferenze e proiezioni, specialmente a Courmayeur, dove era stato molto apprezzato. Proprio a febbraio avevamo iniziato a scrivere la sceneggiatura di un documentario sulla vita del comune amico Spiro Dalla Porta Xydias, con l’idea di presentarlo in una delle prossime edizione del Filmfestival di Trento. Ci mancherai caro Angelo ma ogni volta che guarderemo un masso o una parete di Sea, ti rivedremo là, con Gian Carlo e Aldo, che ve la ridete di questo mondo del verticale un po’ sfigato, cialtrone e pomposo ma in qualche modo unico e magnifico.