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3 Giugno 2021

Hiking e Trekking · Walking · Appennini · Aree Montane · Isole · Italia · Toscana

Costole rotte e diverse contusioni per Elia Origoni travolto da una valanga

Elia Origoni in ospedale. Foto arch. Elia Origoni

Incidente sul Monte Prado all’avventuriero delle terre alte, durante il suo tour “In solitaria 2021”

Elia Origoni, classe 1991, a febbraio  ha iniziato il suo tour in solitaria  di 7.000 km attraverso l’Italia. Dopo aver camminato per 16 settimane e aver attraversato 10 regioni, il suo viaggio si è interrotto bruscamente ed ora è in ospedale con due costole rotte  e diverse contusioni dopo essere stato travolto da una valanga.

L’incidente è accaduto il 29 maggio, mentre Origoni si trovava sul Monte Prado, una montagna dell’Appennino settentrionale. “Improvvisamente ho sentito un grande boato… e sono travolto da una ‘piccola’ valanga che si è staccata 50 metri sopra di me”, ha raccontato Origoni.

Fino a quel momento, Elia aveva percorso 2.500 km circa. Ha attraversato Sardegna,  Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria. Era in Toscana quando è avvenuto l’incidente.

 

Elia Origoni all’ospedale dopo che una valanga lo ha travolto in Toscana. Fonte: eliaorigoni.com

Di seguito, il racconto di questa brutta avventura:

“E’ da qualche giorno che il mio segnale GPS è fermo nello stesso punto. Non sono disperso lungo gli Appennini o caduto in un buco nero spazio-temporale, purtroppo un imprevisto ha bloccato il mio cammino, ma solo temporaneamente.
“Giorno 98, sarà una giornata che non scorderò facilmente. E’ sabato – 29 maggio – e ormai come da consuetudine di questo viaggio, si pesta ancora neve. Sono sul Monte Prado, e mentre mi accingo ad affrontare dei passaggi lungo un sentiero in cui si vedevano evidenti distacchi di neve, all’improvviso sento un forte rumore. Il tempo di capire cosa stesse succedendo e rimango travolto da una “piccola” slavina che si è staccata circa 50 metri sopra di me. Sono un po’ scombussolato e ci metto qualche secondo a capire cosa sia successo. Per fortuna un braccio e la testa sono rimasti liberi di muoversi, mi guardo attorno, riesco a respirare e così cerco di calmarmi per capire come uscire da questa situazione. Con piccoli movimenti inizio a scavare cercando di liberare il secondo braccio, cosa che mi avrebbe aiutato a togliermi lo zaino che ora era intrappolato insieme al resto del corpo sotto la neve come se fosse un’ancora che cercasse di trattenermi immobile sotto il manto nevoso. Dopo vari sforzi riesco a liberare il braccio e a sfilarmi lo zaino, e così  riesco a raggiungere il mio localizzatore GPS di emergenza – SPOT – ed invio il segnale di SOS con richiesta di soccorso. Cerco il telefono, ma è disperso nella neve. Riesco però a recuperare un bastoncino con il quale piano piano rompo i blocchi di neve che mi schiacciano le gambe contro un albero. Con tanta pazienza e un pezzo alla volta, dopo più di un’ora, riesco a liberare gli arti inferiori. E’ stato un gran sollievo, e mentre aspetto l’arrivo dei soccorsi mi infilo nel sacco a pelo cercando di riscaldare la parti del corpo che avevano preso più freddo.  Finalmente sento il rumore inconfondibile del Drago dei Vigili del Fuoco che, grazie alle coordinate GPS inviate dal mio localizzatore, riescono a raggiungermi e a portarmi in ospedale per fare degli accertamenti.

Sto bene, il morale è alto anche grazie a tutti i messaggi che ho ricevuto. Ho due costole rotte e varie contusioni, non voglio fare previsioni sul futuro, ma penso solo a guarire e a rimettermi in piedi il prima possibile.