Pochi giorni fa, rientrando da una ricognizione alla ricerca di qualche nuova cascata di ghiaccio, mi è capitato sul fondovalle d’incontrare due escursionisti un po’ particolari. Muniti di scarpe di tipo approach o d’avvicinamento, e calzando i “ramponcini” da trail running, i due scendevano da un torrentello con piccoli gradini ghiacciati e con neve dura. Incuriosito, mi sono fermato, li ho attesi, e ho chiesto loro cosa stessero facendo. “Cramponnage!” mi hanno risposto. Ora, il terreno era semplice, poco inclinato e sono sempre stato dell’idea che ciascuno è libero di muoversi in montagna come e dove crede. Tuttavia, il progredire con dei “ramponcini” da trail running o similari non può essere considerato cramponnage. Questi attrezzi sono utilissimi in condizioni di terreno ghiacciato o lungo piste di neve battuta con debole pendenza, dove la presa della semplice scarpa da corsa o da avvicinamento non sarebbe sicura, ma sono molto pericolosi se usati in altri contesti. Innanzi tutto, per fugare ogni dubbio, iniziamo dicendo che con il termine francese cramponnage s’intende rigorosamente la tecnica di progressione con i ramponi in uso per l’alpinismo su terreni di ghiaccio d’acqua (cascate), ghiaccio di neve (ghiacciaio) e neve dura. Stiamo quindi parlando di un attrezzo complesso che richiede un addestramento specifico. Sgomberato il campo dall’equivoco, veniamo al significato specifico e odierno del cramponnage. Potremmo quasi parlare di una disambiguazione nel linguaggio “alpinistico”, intendendo con questo termine più campi d’azione. In questo modo, spesso s’intende oggi un’attività d’iniziazione all’uso dei ramponi a punte piatte (e anteriori) che, dietro accompagnamento, è condotta lungo le sponde dei torrenti con situazioni miste di neve dura e ghiaccio “di gelo”, con o senza tratti opportunamente attrezzati, oppure percorrendo direttamente l’alveo di piccoli torrenti ghiacciati con moderata inclinazione. In supporto alla camminata-progressione si utilizza una piccozza nei tratti impegnativi, oppure i bastoncini per trekking in appoggio-equilibrio e in progressione, quando il terreno non è di ghiaccio d’acqua ma di neve compatta. Il casco non è mai un optional. Inteso come attività didattica e formativa, è ovvio (o dovrebbe esserlo) che il cramponnage non s’improvvisa e non può essere praticato in sicurezza in modo autonomo dai neofiti, soprattutto quando non si ha una conoscenza di:
– tecnica di marcia e progressione con i ramponi per l’alpinismo (cramponnage)
– Tecnica di base dell’utilizzo di base della piccozza, in appoggio e in ancoraggio (ancre)
– Tecnica in appoggio e progressione dei bastoncini per il trekking
– tecniche corrette d’incordatura e relativa procedura di progressione nei tratti più impegnativi.
Sussistono viceversa rischi di caduta per scivolamento a causa della perdita di presa delle punte dei ramponi, oppure per inciampo, senza contare il pericolo di ferirsi gravemente ramponandosi i polpacci. Anche la risalita di un semplice torrentello gelato, quindi, con ghiaccio vivo e in assenza di neve “d’arresto”, in caso di caduta espone a lunghe scivolate dalle incerte conseguenze. E’ necessario in questo caso procedere in sicurezza con la posa di ancoraggi intermedi (naturali e no) adottando delle tecniche d’assicurazione. Considerando anche la particolare morfologia d’impluvi e torrenti di montagna, vi sono pericoli oggettivi importanti come quello delle valanghe, il distacco di blocchi ghiacciati oppure lo sfondamento del ghiaccio che ricopre profonde pozze d’acqua pianeggianti. Si tratta perciò di un’attività che richiede un accompagnamento adeguato come quello di una guida alpina. Nell ice -climbing il cramponnage si pratica nei tratti di “trasferimento” di una cascata di ghiaccio o di un couloir, molto abbattuti o piani. Lo scalatore, che conosce (o dovrebbe conoscere) la tecnica dell’uso dei ramponi a punte piatte, procede su ghiaccio vivo o su neve dura, scegliendo il tipo di assicurazione più opportuno in base al rischio dettato dalla morfologia del tratto in questione. Il cramponnage, di fatto, può costituire anche un primo passo nell’iniziazione all’ice climbing, per prendere confidenza con il ghiaccio d’acqua. In questo caso l’attrezzatura e la tecnica richiesta è quella idonea per tale disciplina e l’insegnamento passa per le scuole d’alpinismo delle guide alpine o del Club alpino italiano. “Ramponare” dunque è utile, addirittura divertente, ma non s’improvvisa. E’ bene chiarirlo nell’epoca delle “mode” e del “fai da te”.