Un giorno, qualcuno scalerà lo Sperone Mummery, se ne uscirà vivo per fortuna o per bravura poco importa. Allora tutte le parole che sono state fatte in questi giorni saranno dimenticate o saranno “storia”, esattamente come fu per l’uccisione di alcuni “draghi” del passato (od “Orchi” che siano). Sarà così perché questo è l’alpinismo e questa è la natura dell’uomo, del suo innato spirito odisseico. Ciò potrà non piacere a chi oggi si pone come educatore d’ideali e di principi e distribuisce moniti, razionalmente anche giusti, ma pensati e dettati dalla convinzione che l’alpinismo sia soprattutto uno sport. La storia però dimostra il contrario e l’alpinismo sarà sempre più che uno sport. Ci sarà sempre chi quelle colonne d’Ercole vorrà oltrepassarle, che si chiami Honnold, che si chiami Nardi o Ballard, sfuggendo al raziocinio del telespettatore, delle mamme, dell’osservatore occasionale e anche dell’alpinista “sportivo”. Allora, ci si ricorderà di due piccoli uomini fortemente criticati in questi anni e anche in questi giorni, che sfidarono il drago in una lotta impari tentando di superare quelle colonne. In quel caso, non resterà che avere il dovuto rispetto che a tratti in questi giorni è un po’ mancato.