La prima piccozza non si scorda mai ma quella del “cuore “ è un’altra cosa. Ricordo i miei primi attrezzi. C’era stata la “picca” di mio nonno “passeur”, con cui, di nascosto, avevo giocato da bambino su e giù per ripide rive boscose, ancora convinto che l’attrezzo servisse come “arpione” in qualsiasi situazione e in qualsiasi terreno. Poi, il “bastone ferrato” acquistato da Ulisse Sport a Courmayeur, che mi aveva accompagnato nelle mie passeggiate ai piedi della Brenva. E finalmente la “Sentinelle rouge”, la mia prima vera piccozza con manico di frassino lungo ben 85 cm (le misure più corte erano esaurite). Alta fin sopra la cintola, aveva fatto sorridere il mio maestro Cosimo Zappelli. Ci avevo fatto la traversata della Vallée Blanche e tutte le mie prime vie normali dal Gruppo del Monte Bianco alle Alpi Cozie. Possedevo una specie di culto per le piccozze e tante ne acquistavo e altrettante ne rivendevo per averne sempre una di foggia diversa e più al passo con i tempi. Vi furono le prime piccozze da cascata, quelle delle mie ascensioni importanti, quelle che si ruppero, quelle che semplicemente si consumarono o divennero obsolete. La piccozza è un po’ come la compagna per la vita, la trovi magari dopo molte storie, alcune felici e altre meno. Quando stringendola in mano ti accorgi che con lei provi una totale sintonia, allora è per sempre. La vorresti sempre accanto in ogni salita ove possa rivelarsi indispensabile e, quasi fosse un gesto scaramantico, non inizieresti neppure l’ascensione senza di lei. Così, oggi, dopo avermi accompagnato in tante prime salite ed essermi stata d’importante sostegno durante discese rocambolesche, lascio sovente gli attrezzi più nuovi per portarmela appresso. Certo, non è leggera al pari delle sue compagne che se ne restano però nell’armadio. Una piccozza è un po’ come la spada per un samurai, come un cavallo per il cavaliere, come la serie di pennelli preferita di un artista. La piccozza è una vecchia amica in cui si riconosco i segni del tempo, delle dure rocce e le mortificazioni del ghiaccio, una compagna fidata con cui dialogare nelle belle giornate passate a salire da soli in montagna.