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20 Dicembre 2019

Every Day Carry (“da portare ogni giorno”)

Nel linguaggio in uso tra gli amanti del buschcraft o della “sopravvivenza”, EDC (Every Day Carry) è il termine anglosassone che identifica un insieme di oggetti da “portare con sé tutti i giorni”, per eventuali situazioni di emergenza. Nell’ambito dell’alpinismo o dell’escursionismo, assume denominazioni diverse che vanno dal semplice “materiare di sicurezza” a “kit di emergenza”, ma dal punto di vista pratico non cambia molto. Ciò che è importante, è che questi accessori, piuttosto variabili nella composizione pur avendo una base di oggetti comune, non dovrebbero mai mancare nello zaino di un praticante della montagna. Da anni invece, mi capita d’accompagnarmi a persone, anche molto esperte, che riducono al minimo questo materiale, quando non lo escludono del tutto. L’autosufficienza nelle attività outdoor non riguarda solo la condizione psicologica necessaria per far fronte alle situazioni d’emergenza, piccole o grandi, ma anche l'”abilità” nel saper usare pochi strumenti che potrebbero evitare di compromettere il buon esito di un’uscita o di un’ascensione quando non salvare addirittura la vita. Chi mi conosce sa che non sono per nulla un sostenitore della tecnologia esasperata durante l’attività in montagna. Non amo di principio, per esempio, i sistemi di geo-localizzazione e penso che certe regole del gioco vadano accettate senza troppi compromessi se si decide di vivere davvero un’avventura personale. E’ molto meglio contare sulle proprie abilità e sulle conoscenze della natura, piuttosto che pensare che la tecnologia ci metta sempre al sicuro. Un praticante esperto di outdoor sa bene che senso dell’ambiente e abilità sono le condizioni imprescindibili per la sua sicurezza. Richiedono anni di esperienze sul campo e disponibilità di apprendimento continuo. Un neofita, al contrario, potrebbe credere che è possibile osare comunque, rinfrancato dal fatto che la tecnologia è oggi a sua disposizione. Questo modo di pensare è profondamente sbagliato e pericoloso e non fa altro che allontanare l’individuo da un’assunzione di responsabilità consapevole, basata soprattutto sui propri limiti. Fatta questa premessa, ogni EDC va confezionato e preparato secondo l’esigenza del momento e il tipo di terreno che si va ad affrontare. Non esiste un “materiale tipo” per ogni evenienza ed io stesso ho almeno tre o quattro EDC organizzati in contenitori diversi, ciascuno dei quali può avere oggetti molto differenti. In questo caso vorrei parlarvi del “materiale d’emergenza invernale”, quello che io porto sempre con me soprattutto nella mia frequente attività in solitaria. Si tratta di un EDC modulato sulla mia esperienza e sulle mie esigenze, dunque, si prenda come un semplice suggerimento e non come una verità assoluta. Una volta compresa l’importanza di avere sempre con sé del materiale per far fronte a necessità improvvise, ciascuno deciderà come comporre il proprio contenuto. Il mio EDC invernale comprende innanzi tutto il materiale base di sopravvivenza, con un piccolo sacco da bivacco impermeabile all’acqua e riflettente all’interno il calore corporeo. In aggiunta, ho un classico telo isotermico d’alluminio d’emergenza, per migliorare l’isolamento o costruire un riparo di fortuna. Non manca mai uno “scaldino” per le mani che si attiva per reazione chimica a contatto con l’aria, utile anche da mettere sopra una maglia (mai a contatto della pelle) in caso di bivacco di fortuna quando vi è il rischio d’ipotermia. Il mio “kit fuoco” parte da un classico accendino a gas, che potrebbe però anche non funzionare o esaurirsi. Dispongo quindi anche di fiammiferi tipo “Minerva”, che conservo in una busta stagna, oppure che talvolta impermeabilizzo con una spennellata di cera fusa. Per mantenere e trasportare il fuoco ho poi una piccola candela. Il fuoco, inutile dirlo, è una delle condizioni essenziali di sopravvivenza, insieme al riparo e all’acqua. Nel mio EDC invernale non può mancare l’attrezzatura per eventuali riparazioni. In particolar modo, ho un piccolo set di brugole e chiavi molto utili per intervenire sugli attacchi degli sci, per sostituire le lame delle piccozze, per i ramponi e per le racchette da neve. Le affianco a un “multi-tool” dove, oltre alla classica lama e al seghetto, cacciavite a stella e altri piccoli utensili, il punto forte sono le pinze, particolarmente utili in numerose situazioni. Tengo sempre un po’ di fil di ferro, sottile ma resistente, per piccole riparazioni di fortuna ai ramponi o alle racchette da neve. Anche del “Paracord MIL SPEC 550” fa parte del mio equipaggiamento di emergenza da un bel po’ di anni. Ne porto circa tre metri intrecciati nel classico braccialetto fin da quando facevo l’esploratore nelle truppe alpine. E’ resistente, versatile, ottimo per riparazioni e legature di vario genere in situazioni d’emergenza. Non può mai mancare, infine, un po’ di nastro di tipo “americano” o “Duck Tape”, resistente, impermeabile e adatto a una serie di riparazioni di fortuna: degli scarponi, dei bastoncini telescopici, dello zaino e della giacca a vento. Per comodità ne tengo alcuni metri avvolti intorno all’accendino. Fanno parte del mio EDC una lampada frontale e un fischietto per segnalare la  posizione in caso di richiesta d’aiuto. Delle volte, in verità, tengo la lampada frontale più a portata di mano nella tasca della giacca e stivo invece nell’EDC una piccola piletta. Così anche per il fischietto: quando mi muovo da solo, lo tengo di preferenza agganciato allo spallaccio dello zaino, poiché potrei trovarmi nell’impossibilità di togliermi il sacco e accedere all’EDC. Deve quindi essere agevolmente raggiungibile anche solo con un movimento del capo. Ho poi un sacco cilindrico in poliestere stagno molto leggero , arrotolato e chiuso con degli elastici (sempre utili). Può servirmi per  conservare all’asciutto degli oggetti, raccogliere acqua, oppure, riempito di neve, può essere usato come ancoraggio “a corpo morto” d’emergenza. Completa il kit una barretta energetica supplementare rispetto al cibo che ho al seguito, in grado di sostituire un piccolo pasto. La sezione di pronto soccorso contiene un set di cerotti, delle garze, del cotone (ottima esca per il fuoco), delle salviette disinfettanti, un analgesico, un febbrifugo, del collirio monodose, dei guanti chirurgici monouso, un cerotto per le vesciche e in rotolo di tipo telato. Infine – ed è davvero tutto – della crema solare con “filtro 30” e un protettivo per le labbra.  In apparenza potrà sembrare troppo materiale, ma in realtà non è così, neppure come ingombro. Le misure del contenitore, una volta riempito sono: 24 X 20 x 6 cm. Il peso è di circa 1 Kg o poco più e il tutto rimane comodamente stivato all’interno del mio zaino da 25 litri, quello che uso maggiormente per le attività invernali giornaliere (magari riposto nella scocca della pala per scialpinismo). In seguito vi mostrerò il mio EDC estivo, per alpinismo – alta montagna, per i trekking di più giorni con pernottamento all’aperto o in bivacco, e la versione più light che normalmente utilizzo nello zainetto per le arrampicate sulla roccia. Termino, suggerendo di pensare prima a radunare il materiale che può servirvi davvero durante le vostre uscite, quindi scegliere un contenitore idoneo. Non fate il contrario: potreste, infatti, procurarvene uno troppo piccolo, oppure uno esageratamente capiente che sareste poi tentati di riempire di cose inutili.