
Hervé Barmasse durante il primo concatenamento e traversata integrale di tutte le vette principali del massiccio del Gran Sasso d’Italia. Foto Roberto Parisse
Hervé Barmasse: primo concatenamento e traversata delle vette del Gran Sasso. In Solitaria e in invernale. 67 chilometri, 7200 metri di dislivello positivo in autonomia tra creste e pareti, con ramponi e sci per concludere il primo concatenamento e la prima traversata integrale di tutte le vette principali di questo massiccio, da solo e in inverno.
Chiamatela Route 67.
Si tratta della traversata e del concatenamento integrale di tutte le vette principali realizzati dall’alpinista valdostano Hervé Barmasse, affrontando un dislivello complessivo di 7.200 metri tra pareti e creste.
Partito dal passo delle Capannelle il 6 marzo, Barmasse ha salito e sceso Monte Franco, Monte Jenca, Pizzo Camarda, Malecoste, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Giovanni Paolo II, Pizzo Cefalone, Portella e Corno Grande. Quest’ultimo, che rappresenta la cima più alta, è stato salito e sceso con gli sci in notturna.
“Concludere in questo modo la prima giornata è stato stupendo”, spiega l’alpinista valdostano. “Lassù, il vento sbatteva la mia giacca, guardavo a 360 gradi le luci delle case sino al mare Adriatico, ed ero felice. Una magia e un’emozione grande, un ricordo che porterò per sempre con me”.
Il secondo giorno l’avventura è proseguita verso est. Tra le cime salite, il Monte Aquila, Brancastello, Torri di Casanova, Monte Infornace, Monte Prena, Monte Camicia e Tremoggia.
Ad accogliere Barmasse all’arrivo gli amici aquilani e una bottiglia di Passerina.
“Mi sono affezionato a questi luoghi grazie alle tante persone incontrate sul set di ‘Monte Corno – Pareva che io fossi in aria’, il film di Luca Cococcetta e più in generale sugli Appennini durante alcune mie conferenze. Da quelle esperienze e quegli incontri ho sempre coltivato l’idea di vivere un’esperienza alpinistica in queste zone. La mia più sincera gratitudine va a loro”.