Sono quattro gli ottomila nepalesi nel mirino delle spedizioni primaverili
L’inverno sta finendo e dopo un 2020 segnato dalla pandemia, scalatori internazionali, e non solo, tornano ai piedi degli 8mila nepalesi.
Gli “Icefall Doctor“, gli sherpa responsabili di attrezzare la cascata di ghiaccio sul versante nepalese dell’Everest, sono già al lavoro da due settimane. Tutto deve essere pronto prima dell’arrivo al Campo Base dei primi team.
Everest (8.848 m): ancora chiuso il versante tibetano
Quanti saranno a tentare il “Tetto del Mondo” nella stagione primaverile? Difficile a dirsi… Il versante tibetano è ancora chiuso agli stranieri e la maggior parte degli alpinisti che vorranno raggiungere la vetta dell’Everest si ritroveranno a Colle Sud, noto per gli ingorghi.
Tra i contendenti della montagna più alta del pianeta ci sarà Noel Hanna, uno dei partecipanti dell’invernale al K2, che proverà a raggiungere la vetta per la decima volta, ma anche Mark Pattison, ex giocatore di football americano, che ambisce alla doppietta Everest (8.848 m)-Lhotse (8.516 m) in meno di 24 ore.
Tenteranno l’Everest anche il team del Principe del Bahrain, Nasser Bin Hamad Al Khalifa, un anno dopo aver scalato il Manaslu. La squadra, composta da 16 membri, è già arrivata in Nepal.
Sull’Everest anche il nepalese Kami Rita Sherpa, che cercherà di battere il proprio record, raggiungendo per la 25esima volta il “Tetto del Mondo”.
Aggiornamento del 18 marzo: l’ungherese Csaba Varga tenterà l’Everest senza ossigeno supplementare. Approfondimento
Team al Dhaulagiri (8.167 m)
In primavera, ritorna sulle pendici del Dhaulagiri l’82enne Carlos Soria, per tentare nuovamente la vetta che lo respinge dal 1998, anno del suo primo tentativo. In caso di successo, l’alpinista spagnolo, ancora in buona forma, dovrà comunque salire lo Shisha Pangma per completare la lista dei quattordici Ottomila.
I quattordici 8.000 sono anche l’obiettivo di Sophie Lavaud, già in Nepal per il suo terzo tentativo al Dhaulagiri, dopo quelli del 2018 e del 2019. Lhotse, Shisha Pangma e Nanga Parbat sono le altre tre vette che mancano al suo carnet.
Al Dhaulagiri, la franco-svizzera guiderà una spedizione tutta al femminile, di cui fanno parte la messicana Viridiana Alvarez, la ceca Klara Kolouchova, la kosovara Uta Ibrahimi, la giapponese Naoko Watanabe e la nepalese Maya Sherpa. La spedizione sarà documentata da due giornaliste della televisione svizzera: Lisa Röösli e Caroline Fink.
Al campo base troveranno l’andoriana Stefi Troguet, in coppia con il basco Jonatan Garcia, ma anche il trio composto dallo slovacco Peter Hamor e dai rumeni Horia Colibasanu e Marius Gane. I tre mirano a scalare la Cresta Nord-Ovest senza ossigeno supplementare. Per loro, sarà il secondo tentativo dopo quello del 2019, interrotto a 5.600 metri a causa del maltempo e delle difficoltà incontrate lungo questa nuova via.
Marc Batard all’Annapurna (8.091 m)
Dopo aver trascorso alcuni giorni al Campo Base del K2 quest’inverno, Marc Batard tenterà la scalata dell’Annapurna in primavera.
Molto provato dalla scomparsa di Ali Sadpara con cui doveva fare squadra, il francese non ha abbandonato il suo progetto di scalare l’Everest senza ossigeno supplementare il prossimo anno per il suo 70° compleanno e quindi continua a prepararsi per questo ambizioso obbiettivo.
All’Annapurna, i francesi condivideranno il Campo Base con una spedizione tutta pakistana composta da Sirbaz Khan, Abdul Joshi, Saad Munawar e Kamran Ali filmmaker del team. “Attraverso questa spedizione, desideriamo onorare la memoria di Ali Sadpara, salutare il lavoro dei nostri portatori e ispirare le giovani generazioni”, ha affermato quest’ultimo.