L’alpinista sudcoreano sogna di ritornare al più presto sulla parete che lo ha respinto per ben sei volte
Nella primavera del 2019, mentre una folla di alpinisti scalava l’Everest, il sud-coreano Hong Sung-Taek guidava una piccola squadra internazionale verso una delle grandi sfide dell’alpinismo himalayano: la parete Sud del Lhotse.
Dopo aver perso le Olimpiadi di judo a causa di un brutto infortunio, Hong Sung-Taek, classe 1966, si è dato all’alpinismo e all’esplorazione. E’ stato al Polo Sud e al Polo Nord, ha attraversato la Groenlandia e lo Stretto di Bering, ha scalato l’Everest e il Pumori. Ma da anni, il suo indomito avversario è la parete Sud del Lhotse. Ci ha provato e ha fallito sei volte. Ora è pronto a ritentare. Vetta o no, sarà comunque l’ultima volta di Hong su questa parete.
Nel tentativo del 2019 al Lhotse, ha lottato contro le valanghe e la verticalità della parete di 3.300 metri, riuscendo a raggiungere gli 8.200 metri. Tutto ciò di cui aveva bisogno erano 72 ore di tempo favorevole, ma la dea che vive sul vertice della montagna lo ha respinto. Il vento continuava a soffiare forte, e alla fine Hong ha dovuto rinunciare ancora una volta e accettare la sconfitta.
“Piangevo e pregavo al chiaro bagliore della luna sulla parete Sud del Lhotse, verso la cima. Ti prego, Dio, fa’ che il vento e la neve cessino, solo per tre giorni! Ma il tempo sull’Himalaya è rigido, e il vento soffiava senza fermarsi anche quando le ombre si allungavano al tramonto. Lontano, sull’Ama Dablam, il bel bagliore del tramonto, morbido come la seta, si diffondeva nel cielo, ma allo stesso tempo il vento forte soffiava verso di noi… e dovevo tornare indietro rendendomi conto che – ancora una volta – non era il momento”, ricordava Hong, qualche mese dopo.
Almeno è sopravvissuto per ritentare questa celebre via, che ha tolto la vita all’asso polacco Jerzy Kukuczka nel 1989.
Oggi Hong segue ossessivamente le notizie inerenti il Covid-19 in Nepal e pensa di tornare al Lhotse “il prima possibile”.
A causa dell’attuale emergenza, non ha osato fissare una data. Ha appena confermato che questa sarà la sua ultima spedizione sugli 8.516 metri della “montagna delle montagne”. Dopodiché, Hong vorrebbe cambiare completamente campo di gioco e affrontare una nuova avventura, compiere la traversata dal Polo Nord al Polo Sud.
Raccontando della sua ossessione per la parete Sud del Lhotse, Hong la descrive come il perfetto mix di rischio e difficoltà. “tuttavia, non ho mai pensato che fosse impossibile scalarla”, dice.
“Per questo ultimo tentativo, l’ostacolo principale non saranno le forze della natura, ma qualcosa di molto più banale e altrettanto difficoltoso – afferma Hong – “Sarà trovare uno sponsor, dopo così tanti tentativi”.