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22 Novembre 2021

Il verso giusto

Domenica 21 novembre: cosa ci fanno sei bambini, tra i 2 e i 7 anni, e sette genitori nelle vallate finalesi? Siamo nell’epoca delle serie streaming e come in ogni buon episodio, torniamo indietro di qualche momento: flashback, giusto per capire. Prendo fiato un istante, lascio andare la mente. E immagino…

Camminare, un passo dopo l’altro in un bosco, tra latifoglie e macchia mediterranea. Sentire la pietra di marna che emette un suono intenso, una musica che non percepisci con le orecchie, ma avverti con la suola degli scarponi.

Inseguire a occhi chiusi i profumi della foresta, destato dai gorgheggi delle cinciallegre, i canti, le frasi e le serie. Osservare la musica completamente silente di una coppia di poiane stanziali che veleggiano in termica, con le penne primarie e secondarie che disegnano una spirale, emulando la catena stessa della vita, un volteggio alla volta.

Aprire gli occhi e vedere la sottile copertura transitoria operata dall’uomo: fasce murate per ottenere ulivi, “piantagioni” di castagne e querce per avere farina per i bipedi e ghiande per i porcastri quadrupedi. Scorgere sentieri anziché rade tracce, castelli crollati piuttosto che pareti di calcare. Ritornare al presente: puntare dritto con lo sguardo.

Sul vicino orizzonte vi è la grande barriera corallina che oggi diventa falesia, con goffi ominidi che non saranno mai endemici purchin. Esseri umani che simulano di evolversi in armoniose bestie arrampicatrici, senza raggiungere lo scopo, di fianco ai piccoli armadilli locali che dipingono la loro corazza di macchie verdi per sembrare disgustosi e non esser mangiati.

Un mondo intero di elementi da imparare e così poco tempo per fruirne. Eppure la vita intera che ti attraversa l’anima in una semplice escursione.
Cosa ci fanno sei bambini e sette genitori nelle vallate finalesi?

Camminano insieme a me e vivono tutto questo. Tra di loro c’è persino un puffetto di due anni che percorre più della metà dell’escursione a piedi e nemmeno quando finisce nello zaino, molla il suo bastoncino bordone.

Il cielo è plumbeo: era possibile stare a casa e raccontarsi che: “tanto piove”, “c’è il bucato da fare”, “gli armadi da rinnovare”, “la partita”, “il divano”, “la stanchezza della settimana” e tante altre cose. La più gettonata è che “prima dei figli si andava sempre per sentieri”, che poi, se questo “sempre” non c’è mai stato, chi può saperlo?

Guardo questi piccoli che non la smettono di sorridere e apprendere. Diventano forti, allegri, il clima si distende per tutti. Imparano più in questa giornata che in due mesi di scuola tradizionale, su di loro, sulla vita, su chi siano i loro genitori. Scendiamo in grotta, impariamo la storia della vallate, antica, medievale, moderna, scopriamo come rispettare un pipistrello, cosa sono stalattiti e più lontane alcune aragoniti.

Stappiamo una bottiglia, parliamo, viviamo.

Siamo ciò che facciamo accadere mentre la vita avanza. Non saremo mai quella cosa che ti sfugge mentre il tempo scorre. Decidiamo di esistere ieri, oggi e anche domani.

Mi pongo milioni di domande, poi vedo un bimbo di due anni che cammina su un sentiero insieme al fratello, ai genitori, agli amici, alle loro famiglie, ed è evidente che qualcosa nella vita è andato per il verso giusto.

Puoi comprare un viaggio, un’esperienza, un servizio: ma non puoi comprare questo.

Christian Roccati
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