Barmasse: “Abbiamo passato 4 giorni stupendi su questa parete magnifica (nonostante una nottataccia)…”
Dopo tre notti sulla parete Rupal, Hervé Barmasse e David Goettler sono rientrati al Campo Base del Nanga Parbat.
Giovedì scorso, durante la seconda rotazione di acclimatazione, Barmasse ha vissuto quella che ha definito la notte più difficile della sua vita a 6.200 metri di altitudine, dove con Goettler ha stabilito Campo 2. “Ho imparato il vero significato del freddo”, ha affermato il valdostano alla Gazzetta dello Sport, (-28°C nel corso della notte e un percepito ancor maggiore a causa dei venti, stimati in 50 km/h). Malgrado il rapido peggioramento delle condizioni meteo, venerdì la coppia è riuscita a tornare alla base (3.500 metri).
Ieri Barmasse ha raccontato sul suo instagram, una parte di questi quattro giorni trascorsi in quota:
“Abbiamo passato 4 giorni stupendi su questa parete magnifica (nonostante una nottataccia). Ma andiamo con ordine… Finiamo pranzo e ci incamminano verso quello che chiamano campo uno. Lo zaino pesa 10 kg senza il litro dì bevanda isotonica e peserebbe meno ma sinceramente a un po’ dì musica non so rinunciare. Porto con me telefono e batteria che sono un lusso pesante in quota dove, 100 grammi, fanno la differenza. Per nostra fortuna la neve porta abbastanza (si sprofonda poco) e dopo 3 ore arriviamo a 5000 metri dove montiamo la tenda. Prima di addormentarmi ascolto Cosmic Dancer di Nick Cave. Il mattino seguente la giornata è splendida ma prima di muoverci, aspettiamo il sole che ci scaldi… a colazione propongo a David “Colpa di Alfredo”. Apprezzerà Vasco? Verso le 9 iniziamo a salire a buon ritmo e in breve tempo raggiungiamo 5600 metri di quota dove la parete si impenna si entra in un canale e si percorre un lungo tratto di misto. Qui sono concentrate le difficoltà di questa via. Le condizioni cambiano. O ghiaccio talmente duro che picche e ramponi faticano a far presa… o neve come zucchero sino alla vita. Inevitabilmente la nostra marcia rallenta. Poco importa… il panorama che gustiamo merita il tempo di esser contemplato. Ci diamo il cambio da primi di cordata e dopo un ultimo faticoso tiro e in poco più di 5 ore raggiungiamo la cresta. David passa davanti e su una lastra di vetro raggiunge quello che chiamano campo 2. Montiamo la nostra tenda sul crinale. Quassù è stupendo penso!!! Il sole si nasconde all’orizzonte. La temperatura lambisce i meno 30 gradi. Felice guardo verso l’alto il colle Mazeno. Domani sarebbe bello arrivare sin li… penso a voce alta. Ma quel domani sognato e atteso il giorno seguente si veste di grigio e nuvole. Il mattino nevischia e c’è poca visibilità. Siamo bloccati perché non possiamo salire oltre. Che peccato! Ci fermeremo quassù per passare un’altra notte in quota che male non fa e domani decideremo cosa fare… bello si va avanti, brutto si scende… convengo con David. Domani continua il racconto…”