Nardi: “Spero che la squadra russo-kazako-kirghisa di Braun, guidata da Pivtsov, possa riuscire nell’impresa”
Sul Nanga Parbat, l’italiano Daniele Nardi e il britannico Tom Ballard, “orfani” dei loro compagni pakistani Rahmat Ullah Baig e Karim Hayat (che hanno abbandonato la spedizione), non devono preoccuparsi di una possibile situazione competitiva come i colleghi impegnati sul K2. Sono soli sulla montagna!
Il loro sogno è aprire una nuova via attraverso lo Sperone Mummery, sulla parete Diamir del Nanga e malgrado le forti nevicate e le varie difficoltà non si sono persi d’animo.
Dopo aver raggiunto nuovamente il Campo 3, a 5.700 metri di quota, e cercato invano la tenda e le attrezzature che avevano lasciato lì durante la loro ultima salita, sono scesi al CB e domenica scorsa sono risaliti fino a 5200 metri di altitudine per verificare le condizioni di C2.
Ieri Nardi ha contraccambiato i saluti giunti dal collega Artem Braun, giunti attraverso un’intervista rilasciata dal russo ad Elena Laletina:
“Ho letto con grande piacere il saluto di Artem Braun e voglio contraccambiarlo. Il K2 è una montagna straordinaria e d’inverno, lo sappiamo tutti, è una sfida ancora mai riuscita. Spero che la squadra russo-kazako-kirghisa di Braun, guidata da Pivtsov possa riuscire nell’impresa – scrive Nardi – Qui abbiamo tante difficoltà ma non oso immaginare le difficoltà che loro incontreranno sulla Piramide Nera e poi al Collo di Bottiglia. “
Nardi conclude augurando una pronta guarigione a Braun, a cui si sente accumunato, in questi giorni, per qualche problema fisico (crampi alla pancia per 12 ore consecutive, causati probabilmente dallo stress e dall’essersi fatto tentare da Pepsi e popcorn che un portatore ha portato al CB) .
Scrive Nardi: “Per qualche giorno saremo a riposo al campo base ma presto ritorneremo a salire, abbiate fede, ce la stiamo mettendo tutta”
Altre notizie pubblicate sulla spedizione invernale al Nanga Parbat 2019