Ritrovati nei pressi del Campo base del K2 da Riccardo Selvatico, fotografo della spedizione “K2-70” del CAI, potrebbero essere di Arkady Kuvakin, uno dei quattro alpinisti siberiani morti nel 2005 sulla montagna
Poco più di una settimana fa, Riccardo Selvatico, fotografo della spedizione italo-pakistana lanciata dal Club Alpino Italiano per commemorare il 70° anniversario della prima scalata del K2, ha trovato i resti mummificati di uno scalatore durante una camminata tra il campo base e il ghiacciaio.
Inizialmente si è pensato ad uno scalatore dei Paesi Baschi perché indossava una giacca con la scritta “Bask”. Nel 1994 un alpinista basco, Atxo Apellaniz, morì sul K2 ma si trovava sul versante nord, in territorio cinese, quindi non poteva essere lui.
Un anno dopo, nel 1995, tre spagnoli – Javier Escartin, Javier Olivar e Lorenzo Ortiz – persero la vita travolti da una valanga sul versante sud del K2, ma provenivano da Aragona, non dai Paesi Baschi.
“Bask”: un marchio di abbigliamento russo
Ora si scopre che Bask è un marchio di abbigliamento da montagna russo che ha sponsorizzato alcune spedizioni negli anni 2000 e 2010.
E’ stata la stessa Bask ad inviare alla redazione di Planetmountain.com, che aveva dato notizia del ritrovamento, tale precisazione:
«La fotografia dei resti ritrovati, pubblicata nell’articolo, mostra abiti realizzati da noi – l’azienda russa Bask, fondata nel 1992. Il logo Bask sugli abiti è stato utilizzato in questo stile solo dal 2002». Smentita, pertanto, la prima ipotesi secondo la quale i resti apparterrebbero a uno degli alpinisti spagnoli morti nel 1987.
“Molto probabilmente è uno dei quattro alpinisti siberiani morti nel 2005 – scrive Russian Climb, il sito della federazione alpinistica russa – Alexander Foight, Yuri Uteshev, Piotr Kuznetsov e Arkady Kuvakin indossavano giacche del genere. Furono travolti da una valanga al Collo di Bottiglia”.
“Matteo Bertolotti ha esaminato un breve filmato commemorativo, disponibile su Tik Tok, dove, in un’inquadratura, s’intravede Arkady Kuvakin con indosso il capo loggato Bask – spiega il CAI – Con molta probabilità il corpo appartiene quindi a lui”.
L’alpinista russo Yuri Kruglov, attualmente impegnato sul K2, ha prelevato dei campioni affinchè al suo rientro a Mosca possa essere eseguito un test del DNA e lo scalatore possa essere identificato. Intanto, i resti dello sfortunato alpinista sono stati deposti al Gilkey Memorial.
K2. Yuri Kruglov is in BC now, preparing to climb Abruzzi route. He took a biomaterial for DNA analysis of the remains of a dead (presumably Russian) climber found by an Italian expedition. Yuri will bring the samples to Moscow.
— Russianclimb (@russianclimb) July 19, 2024