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31 Luglio 2023

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Koldo Zubimendi apre una via in solitaria sull’inviolato Karut II (6.800 m), in Karakorum

Vicente Barcena e Koldo Zubimendi (selfie di Zubimendi)

Battezzata “Via Pollos”, la nuova linea presenta un dislivello di 1.200 metri e una difficoltà massima di 65°, M4. Koldo ha impiegato un giorno e mezzo per completare la salita in stile alpino

Koldo Zubimendi (41 anni) e Vicente Barcena (65 anni) sognavano questa spedizione dal 2019, ispirati da un libro di Jan Kielkowski sulla zona  del K2: “In quel libro ho visto che il Karut è composto da tre cime e che solo il Karut Nord era stato scalato, non gli altri due – racconta Koldo – Poi ho iniziato a cercare informazioni su Internet e tutto ciò che ho trovato confermava che né il Karut I né il Karut II erano stati scalati. C’erano stati dei tentativi precedenti da parte di circa cinque spedizioni giapponesi, inglesi e americane, ma era rimasto inviolato”. Quest’anno sono riuscito finalmente a realizzare la spedizione sul Karut II (6800 m), anche se dei quattro compagni di cordata che dovevano inizialmente partire con me, ne sono rimasti prima tre e poi due.

Il campo base è lo stesso del K2, sul ghiacciaio Baltoro. I due alpinisti spagnoli si sono acclimatati sul Pastor Epic, una cima vicina, dove hanno raggiunto un’altitudine di 5000 m. Poi hanno allestito il campo base avanzato, proprio sulle pendici del Karut II, a 5500m. Una volta montato il campo sono rientrati al Campo Base del K2 per riposare.

Il giorno successivo hanno raggiunto il Campo Base Avanzato, ma poco dopo Vicente non si è sentito bene ed è tornato indietro: “Non era solo un problema di altitudine”, spiega Vicente, “sentivo che la forza nelle gambe stava venendo meno e se avessi continuato avrei messo in pericolo Koldo”.  Koldo, in buona forma, ha deciso di proseguire da solo.

Koldo racconta di essersi perso d’animo quando il suo compagno Vicente ha rinunciato al tentativo. “È stata una sensazione unica affrontare la salita da solo – ha raccontato  Koldo – tuttavia preferisco sempre scalare con un compagno. Lo spagnolo ha completato la discesa, ripercorrendo passo dopo passo tutto ciò che aveva scalato, scendendo sempre rivolto verso la parete, fino a quando è riuscito a ultimare i 1.200 metri di dislivello. Ha evitato il tratto di cresta, scendendo lungo la parte più centrale della parete.

Racconta anche che l’idea iniziale con il suo compagno di cordata era di allestire un campo intermedio a circa 6500 metri, per il quale aveva portato la tenda e il sacco. Tuttavia, quando è partito per la sua solitaria, ha deciso di lasciare l’attrezzatura a circa 6300 metri e di proseguire da lì nello stile più leggero possibile, senza zaino (che conteneva fornellino, cibo, ecc.), solo con imbracatura, piccozza, ramponi e circa cinque corde. “E’ stata una decisione difficile, ma credo quella giusta, perché il peso era notevole, non avrei raggiunto la vetta quel giorno con un carico così pesante”. Durante la discesa è ritornato nel luogo dove aveva lasciato la tenda. Stava tramontando il sole e  lo scalatore ha bivaccato lì, all’interno del sacco e del telo della tenda (non montata), poiché si trovava in una cengia molto piccola.

Il giorno seguente   ha continuato a scendere fino a raggiungere il campo base avanzato, dove Vicente lo attendeva da un giorno e mezzo.Vicente racconta che quando si sono visti si sono abbracciati: “Non mi importava se avesse raggiunto la vetta o meno, anzi non gliel’ho nemmeno chiesto; ero solo felice di vederlo lì con me.Dopo me lo ha confermato ed è stata una gioia ancora più grande, abbiamo pianto molto”.

Al ritorno al campo base del K2 hanno trovato un centinaio di persone, in attesa di una finestra favorevole, con i loro team di sherpa d’alta quota che sistemava le corde fisse per salire e scendere dalla montagna. Tutto contrastava con la salita in solitaria appena vissuta.

Koldo ha battezzato la sua nuova linea Vía Pollos, in omaggio ad un amico che doveva partire con loro ma che ha rinunciato per motivi personali una settimana prima della partenza.

Koldo Zubimendi

Koldo Zubimendi ha scalato il Cho Oyu (8.188 m) quando aveva 24 anni e  il Broad (picco 8.051 m) cinque anni dopo, entrambi senza ossigeno supplementare. Ha effettuato  spedizioni in Perù, dove nel 2009 ha scalato sette  vette di 5.000 metri, tutte inviolate, ed è stato in Tagikistan, dove un problema di salute gli ha rovinato il viaggio.

È sposato e ha due figlie (di 10 e 6 anni), e “anche questo è un aspetto da tenere in considerazione quando di affrontano imprese rischiose”, afferma l’alpinista.

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