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25 Marzo 2022

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Cultura · Resto del Mondo

La sfida infinita di Um Hong-Gil: costruire scuole in tutto il Nepal

Um Hong-Gil. Fonte NepaliTimes

Dopo aver conquistato le 16 vette più alte del mondo, lo scalatore sud-coreano aveva deciso di costruire 16 scuole (una per ogni montagna). Ha già superato l’obiettivo…

Il 31 maggio 2007, il sud-coreano Um Hong-Gil stabiliva un nuovo record mondiale, diventando il primo alpinista a scalare tutte le 16 vette più alte della Terra. A differenza di Nirmal ‘Nims’ Purja e di altri  alpinisti che hanno scalato i 14 ottomila, Um Hong-Gil ritiene che anche lo Yalung Kang (8.505 m) e il Lhotse Shar (8.383 m) meritino lo status di vette indipendenti, anche se fanno parte dei massicci del Kangchenjunga e del Lhotse-Everest, in Nepal.

Da allora, nessun altro ha ripetuto l’impresa. Certo, ha pagato un duro prezzo: durante la sua carriera alpinistica ha visto morire 10 compagni di scalata, sei coreani e quattro nepalesi; ha perso l’uso della caviglia destra durante la discesa dall’Annapurna e gli sono state amputate diverse dita dei piedi a causa di congelamenti.

Complessivamente, ha impiegato 22 anni per completare i 16×8000, 14 dei quali dedicati a scalare le 14 vette più alte della Terra, a differenza di Nirmal Purja che lo ha fatto in soli sei mesi.

“C’è una distinzione tra l’arrampicata analogica di quei tempi e l’alpinismo digitale di oggi”, ha affermato lo scalatore in un’intervista rilasciata a NepaliTimes a febbraio 2022, durante una delle sue frequenti visite in Nepal.

Spiega: “Non potevamo sapere quando sarebbe stato meglio scalare o se il tempo sarebbe stato favorevole, tutte le nostre decisioni erano basate sull’esperienza  e sulla fortuna. La percentuale di successo era estremamente bassa. Non c’era la tecnologia a guidarci né gli elicotteri che ci sono oggi per velocizzare le cose”.

La svolta

Dopo aver conquistato le 16 vette più alte nel 2007, per mantenere la sua promessa agli dei della montagna, lo scalatore sud-coreano ha iniziato ad occuparsi di progetti umanitari, creando la Um Hong-Gil Human Foundation, a Seoul nel 2008.

Dopo una vita dedicata alle vette, per la prima volta il suo sguardo si rivolgeva a coloro che vivevano ai piedi delle montagne. “Ho capito che la ragione della loro povertà era la mancanza di accesso a un’istruzione di qualità”, racconta l’alpinista. Ed è così che prese il via il suo progetto, le Hong-Gil Human School  in Nepal.

Um Hong-Gil è convinto di essere sopravvissuto a tutte le esperienze estreme vissute in alta quota per un motivo: restituire qualcosa alla gente delle montagne.

La sua storia in breve…

Um Hong-Gil nasce nel 1960 a Goseong, in Corea del Sud. Non aveva programmato di scalare tutte le vette più alte del mondo. La sua aspirazione erano le montagne della Corea.
Quando aveva tre anni, i suoi genitori si trasferirono a Uijeongbu nella provincia di Gyeonggi dove aprirono un piccolo negozio all’ingresso del Tempio Mangweol sul Mt Dobong.

Da piccolo, ogni giorno andava su e giù per i pendii, per raggiungere la scuola che si trovava a un’ora di distanza da casa sua. Nei fine settimana, i molti trekker impegnati a salire il Mt. Dobong, scatenarono in lui un precoce interesse per l’alpinismo. Una falesia a soli 10 minuti di distanza da casa, favorì la sua crescente attrazione per l’arrampicata su roccia, intrapresa seriamente a 14 anni.

Un duro addestramento effettuato durante il servizio militare obbligatorio, in una squadra subacquea della Marina coreana si rivelerà utile per la sua futura carriera di alpinista.

All’età di 25 anni, Um Hong-Gil punta  gli occhi sull’Himalaya e sulla difficile parete Sud-Ovest dell’Everest. Era la sua prima esperienza himalayana, per di più in inverno. Come previsto, il tentativo del 1985 fallì.

Per la prima volta, si rese conto che scalare in Himalaya non era come scalare in Corea. Hong-Gil si ritirò, ma tornò imperterrito l’anno dopo con una migliore preparazione (e più rispetto) per le incredibili vette del Nepal. Ma ancora una volta, dovette interrompere la spedizione: la sua guida Surdip Dorje cadde in un crepaccio e il suo corpo non fu mai recuperato.
La morte di questa guida, originaria di Pangboche, avrebbe giocato un ruolo fondamentale decenni dopo, quando Um Hong-Gil iniziò a costruire scuole in Nepal.

Fu solo al suo terzo tentativo, nel 1988, che il sud-coreano riuscì a raggiungere la cima dell’Everest attraverso la Sud. Arrivò in cima altre due volte scalando la vetta più alta del mondo sia dal versante Nord che da quello Sud.

Anche allora, Um Hong-gil non immaginava che un giorno sarebbe diventato noto per le sue imprese alpinistiche. Sono state molte le spedizioni fallite e le tragedie prima che il coreano riuscisse a stabilire il suo record nel 2007. 38 i tentativi, di cui più della metà senza successo, oltre a molti incontri ravvicinati con la morte.

“Non ho fatto quello che ho fatto per fama o per ottenere riconoscimenti – afferma Um Hong-Gil nell’intervista – Ed è per questo che sono soddisfatto di quello che ho”.

Um Hong-Gil in Nepal. Fonte NepaliTimes

 

Fedele alla sua passione, anche dopo aver scalato le 16 vette più alte del mondo, ha continuato a scalare. Ma un giorno ha deciso di  servire il popolo del Nepal.
Era il dicembre del 2007 e aveva raccolto 50.000 dollari per la sua causa. Creò una fondazione a Seoul nel 2008; un anno dopo fece lo stesso in Nepal.

Iniziò a costruire scuole nelle zone remote del Nepal. Visitò Pangboche, la casa di Surdip Dorje, il primo compagno Sherpa morto mentre scalava con lui. Aveva deciso di costruire 16 scuole per le 16 montagne che aveva scalato, e questa sarebbe stata la sede della sua prima “Human School”.

Le fondamenta della prima scuola furono gettate il 5 maggio 2009 ed esattamente un anno dopo, la Pangboche Human School fu completata. Da allora ha costruito 17 scuole, superando il suo obiettivo, con la diciottesima e la diciannovesima già in previsione a Taplejung e Rasuwa. Ogni scuola è stata completata in un anno. All’inizio erano concentrate in montagna. Ora, con il supporto del governo nepalese, sono diffuse in tutto il paese, da Sankhuwasabha e Taplejung, a Gorkha e Dhading a Lumbini e Banke; accolgono quasi 5.500 studenti.

Quando gli è stato chiesto perché ha scelto di concentrare il suo lavoro umanitario in Nepal, date le sue spedizioni in tutto il mondo, Um Hong-Gil ha spiegato: “Questo è il luogo dove ho guadagnato di più, ma anche dove ho perso molto, e dove voglio restituire al meglio delle mie capacità. Sono venuto spesso in Nepal, ho conosciuto le persone e le famiglie dei miei team. Mi hanno trattato come loro, tanto che mi sono sentito come se il Nepal fosse la mia seconda casa”.

Ed è attraverso l’istruzione che lo scalatore vuole fare la differenza nella vita dei nepalesi. Per questo non si limita a costruire edifici scolastici, ma sostiene il personale con corsi di formazione, laboratori scientifici, computer e biblioteche.

Um Hong-Gil, cittadino onorario del Nepal

Le opere della Um Hong-Gil Human Foundation non riguardano esclusivamente l’istruzione. Dopo il terremoto del 2015, l’alpinista sud-coreano ha guidato una squadra della Croce Rossa coreana in Nepal per il soccorso e l’assistenza. E un anno dopo, la fondazione ha allestito un ospedale completamente attrezzato nel Khumbu. Si sta anche prendendo cura di quattro famiglie Sherpa che hanno perso i loro capofamiglia in un incidente sul Gurja Himal nel 2019 durante il quale morirono anche 5 alpinisti coreani tra cui il leader del team Kim Chang-Ho. Sostiene anche altri 30 figli di portatori e guide nepalesi,  morti sulle montagne.

Nel 2019, Um Hong-Gil ha ricevuto la cittadinanza onoraria nepalese per la sua dedizione al paese e il suo contributo all’educazione dei bambini. “Voglio continuare a costruire scuole e contribuire all’istruzione dei bambini nepalesi per il resto dei miei giorni. Ho appena iniziato, non mi fermerò presto”, ha dichiarato.