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9 Ottobre 2017

Cultura · Alpi Orientali · Aree Montane · Italia · Veneto

“La Voce dei Monti 2017” a Castelfranco Veneto. Da venerdì 3 novembre

Alba sulla cima del Monte Bianco. Foto. Alberto Perer

Conferenze e proiezioni, tutti i venerdì di novembre e il primo venerdì di dicembre

Torna venerdì 3 novembre a Castelfranco Veneto (TV) “La Voce dei Monti”, rassegna di conferenze e proiezioni organizzata dall’Associazione Culturale Le Tracce e la sezione CAI di Castelfranco Veneto (TV).

Giunta alla XX edizione, la kermesse si apre con il “Tour del Monte Bianco. Al cospetto del Gigante”, conferenza e immagini di Alberto Perer.

Il ciclo di appuntamenti si terrà presso il Centro Don Ernesto Bordignon, in via Bassano 16 a Castelfranco Veneto.

L’inizio delle proiezioni è fissato per le ore 20.45.

Le serate sono ad ingresso libero.

Il programma delle proiezioni

Venerdì 3 novembre 2017
“Tour del Monte Bianco. Al cospetto del Gigante” – conferenza e immagini di Alberto Perer

Alberto Perer, classe 1978, è nato e vive a Treviso. Grande appassionato di fotografia di montagna e naturalistica, ha iniziato ad amare le cime dolomitiche fin da bambino durante le vacanze estive nella valle del Primiero in Trentino. E’ socio della Sezione di Treviso del Club Alpino Italiano, all’interno del quale è un Operatore Naturalistico Culturale del Comitato Scientifico. E’ stato proprio diversi anni fa durante le escursioni sezionali, che è nata e cresciuta la sua passione per la fotografia. Inizialmente utilizza una bridge digitale (Lumix FZ7 poi Canon SX40) e, da qualche anno è passato alla reflex (Canon EOS 6D con ottiche serie L) con la quale sente di potersi esprimere al meglio. A seconda del contesto sceglie la tecnica del colore o quella del bianco e nero. Dedica molta attenzione alla composizione e alla luce, determinanti per far risaltare al meglio la bellezza del soggetto. Riprendere la magia dei delicati e suggestivi momenti di luce all’alba o al tramonto, così come cieli stellati, richiede spesso lunghe salite e bivacchi in alta quota a temperature basse, fatiche che però spariscono quando la natura si mostra nella sua maestosità e splendore. Considera la natura una tavolozza di colori che, a seconda della luce del giorno, o della notte e dell’alternarsi delle stagioni regala emozioni sempre nuove a chi la sa osservare e rispettare. Frequenta abitualmente le Dolomiti del Veneto e Trentino e, quando può, ama molto viaggiare e conoscere nuovi ambienti; ha visitato diverse zone della Sicilia, delle Alpi svizzere ed austriache e di recente ha girato la Croazia e le Alpi francesi. Nel 2013 intraprende quella che ritiene una delle più belle esperienze vissute: il Tour del Monte Bianco. La varietà di scenari e di riserve naturali che si possono ammirare tra Italia, Svizzera e Francia lo aveva stimolato ad intraprendere il trekking in un’ottica più naturalistica, orientata a scovare gli aspetti più suggestivi di quegli ambienti … perché le bandierine gialle del classico TMB passano, a volte, solo nelle vicinanze di veri e propri gioielli della natura che non si è lasciato sfuggire. All’interno del C.A.I. ha coordinato la realizzazione dei pannelli naturalistici per il progetto “Rifugi e Dintorni” promosso dal Comitato Scientifico Centrale, per i rifugi Treviso, Pradidali e Antelao. Organizza, inoltre, uscite foto-naturalistiche per i soci C.A.I. Nel 2016 ha tenuto la prima mostra fotografica presso l’antica Osteria Arman in centro a Treviso. Molte sue foto sono apparse nelle Agende naturalistiche del C.A.I., nella rivista Le Alpi Venete, e in diverse altre pubblicazioni nazionali e internazionali. www.albertoperer.com
Tour del Monte Bianco. 3 nazioni, 7 valli, 12 tappe, 170 km, 10.000 m di dislivello: ecco i numeri di quello che è riconosciuto come uno dei trekking più belli d’Europa e del mondo. Un fantastico giro intorno alla maggiore vetta delle Alpi, conduce chi lo percorre al cospetto dei ghiacciai e delle guglie del maestoso massiccio, attraverso vallate e valichi, lungo un percorso segnalato sempre in maniera precisa ed accurata. Lungo i sentieri, in particolar modo lontano dalle mete più turistiche, si ha spesso l’opportunità di vivere l’esperienza in completa solitudine e di assaporarne ogni aspetto con tranquillità, nonché di venire in contatto con la fauna alpina del massiccio del Monte Bianco. Nei medi o grandi centri di fondovalle, invece, l’impatto con la “civiltà” permette di apprezzare ancora di più le emozioni che questo trekking sa concedere. Il giro inizia a Courmayeur e si sviluppa in direzione antioraria, percorrendo in sequenza sentieri che sono stati utilizzati da secoli dalla gente locale (alcune mulattiere hanno origine romana).
Il primo a percorrerlo ‘a scopi turistici’ è il francese Horace-Benedict de Saussurre tra il 1767 e il 1778. Successivamente, l’inglese John Ball, pubblicando la prima guida alpinistica del massiccio del Monte Bianco con la descrizione delle vie normali di salita alla vetta, consiglia comunque il Tour ai ‘viaggiatori meno avventurosi’ per la bellezza dei panorami e dell’ambiente.

Venerdì 10 novembre 2017
“Dalla nebbia all’Aurora Boreale”-  immagini di Davide Necchi

Davide Necchi è nato a Milano nel 1976, “montanaro” per ereditarietà; ravanatore della peggiore specie, informatico di professione e fotografo per passione. L’attività montana ha origine, da buon lombardo, con le classiche prealpine; Corni di Canzo, Palanzone e S. Primo. Le prime vette con la prima “vera” conquista fu la Grignetta all’età di dodici anni e fu la svolta. Da vent’anni Alpinismo e fotografia sono le sue grandi passioni, partecipa alla vita sezionale del CAI, nella Scuola Nazionale d’Alta Montagna Agostino Parravicini di Milano e come coordinatore del neonato gruppo fotografico. Non si considera un fotografo professionista, anzi, gli piace definirsi “uno che fa foto” per godere del piacere di fotografare solo per il piacere fine a se stesso anche se di tanto in tanto si toglie qualche soddisfazioni con pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali ed alcune menzioni da parte della NASA e dell’ESA. Da qualche anno alla grande passione della montagna si è aggiunta l’altrettanto grande passione per il Nord Europa, le terre Artiche con il bellissimo fenomeno dell’Aurora Boreale! Posti lontani, ma legati alle nostre montagne da una inequivocabile similitudine, tanta fatica, freddo e sempre uno zaino indegnamente pesante!
Il viaggio “Dalla nebbia all’Aurora Boreale” è un’antologia della sua evoluzione fotografica parallelamente cronologica e geografica. La presentazione è divisa in tre parti: La Nebbia, le montagne di casa, la fuga dalla città e la pianura immagini del mio peregrinare per le montagne alla scoperta delle Alpi. La ricerca: Un giorno incontrai delle foto di un’Aurora Boreale e fu subito amore, da quel momento il mio terreno d’azione divenne il Nord, Svezia, Norvegia, Faroe ed Islanda; pianure, laghi, ghiacciai e vulcani! Un sogno, un parco giochi dove correre e fotografare. L’Aurora Boreale: E come lieto fine di un’avventura arriva la “Dama Verde” a rischiarare

Venerdì 17 Novembre 2017
“La guerra tra i ghiacciai dell’Ortles” – conferenza e immagini di Giuseppe Magrin

Giuseppe Magrin risiede a Valdagno. È stato Ufficiale superiore degli Alipini dove, durante il servizio svolto anche come Guida alpina militare, ha praticato intensamente la montagna estiva ed invernale, aprendo circa 60 nuove vie di roccia, alcune di estrema difficoltà, nell’arco alpino centro orientale. Tra queste: una via di 6° grado sulla parete Nord del Castello di Cherle (Via Brigata alpina Orobica) una via di grande difficoltà sul Tribulaun di Fleres (Breonie), inoltre nuove vie nel Gruppo del Sella-Val Mezdì. Per 20 anni ha fatto parte del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino effettuando innumerevoli salvataggi e recuperi di infortunati e vittime della montagna. Per tali interventi, gli sono stati attribuiti diverse onorewficenze. Tra il ’90 ed il ‘96 per conto del Commissariato del Governo di Trento e Bolzano ha effettuato l’opera di bonifica dei residuati bellici emergenti dai ghiacci in ritiro nelle zone Presanella, Adamello, Ortles Cevedale ecc, col recupero ed il successivo conferimento ai Sacrari di competenza, di alcune salme di soldati caduti durante il 1° conflitto mondiale. Ha partecipato a missioni all’estero tra cui la 10^ Spedizione Nazionale ENEA CNR in Antartide come guida militare con una permanenza di circa 5 mesi nel continente, dove ha salito 4 nuove cime nelle Fryberg Mountain e partecipato con gli statunitensi alla Operazione internazionale Deep Freeze per la trivellazione profonda a Cape Roberts. Ha inoltre effettuato salite alpinistiche e spedizioni in Himalaja (Dhaulagiri), in Bolivia, Ecuador, Perù, Brasile, Cile, salendo 7 grandi cime delle Ande: Illiniza, Cayambe, Chimborazo, Cotopaxi, Carihuajrazo, Sajama, Licancabur, Cerro San Francisco, Cerro de Mulas Muertas ecc. . In Africa ha salito il Kilimangiaro. Conosciuto come specialista della guerra in alta montagna, ha avuto particolare successo editoriale con la pubblicazione “La più alta battaglia della storia” più volte ripubblicato e con il libro “Il Capitano sepolto nei ghiacci”. Tra gli altri lavori: “Battaglie per la Trafojer”, “Il cappellano del Cadore don Antonietti”, “L’amore e la guerra”, “Il Pasubio e i suoi alpini”, “Le 45 più belle guglie delle Piccole Dolomiti e Pasubio”, “Vie ferrate delle Piccole Dolomiti e Pasubio”, “Battaglie per il San Matteo”, “Corda libera 33 racconti di montagna”. È stato l’ideatore di due sentieri storico naturalistici nelle Piccole Dolomiti “Ragazzi del 99”e “Anello storico naturalistico Alpe di Campogrosso. Con frequenti viaggi e lunghe permanenze, si occupa di operazioni umanitarie in America Latina e in Africa collaborando con le Missioni cattoliche.
L’Ortles è la montagna più alta del semiarco orientale delle Alpi. Numerose cime di grande altezza e difficoltà alpinistiche la contornano. Famosa la catena delle cosiddette 13 Cime, lungo una quale gli alpinisti compiono una memorabile traversata di cresta, rimanendo sempre a quote tra i 3mila e 3900 metri di altitudine. Su queste stesse cime, nel 1915-1918 si combatterono le più alte battaglie della guerra europea. La battaglia per la conquista del San Matteo 3678 metri, è passata alla storia come la “più alta battaglia della storia”, essa vide impegnati sulla cima a 3678 metri di altezza circa 800 uomini delle due parti in conflitto. Anche la conquista della Trafojer Eiswand è un episodio memorabile ma poco ricordato, della guerra alpina, con l’occupazione della cima a circa 3500 metri, che comportò la più incredibile e alpinisticamente difficile battaglia alpina di tutti i tempi. Fotografie d’epoca e foto attuali dei monti di guerra, rendono un’idea di quale straordinario momento bellico e alpinistico si sia vissuto su quelle montagne. Due libri di grande formato editi da Alpinia (Bormio-SO) raccontano ampiamente e con straordinarie illustrazioni questi episodi. Entrambi sono risultati vincitori del Premio A. De Cia ediz. 2008 e 2010, per la miglior opera di letteratura sugli alpini dell’anno. L’autore, colonnello degli alpini, è noto per essere attualmente il maggior conoscitore di quel terreno glaciale e della storia bellica di quelle cime.

Venerdì 24 novembre 2017
“La grotta impossibile” – conferenza e immagini di Paolo Toffanin Commissione Grotte “E. Boegan”

La Commissione Grotte “E. Boegan” è il gruppo speleologico della Società Alpina delle Giulie, sezione di Trieste del Club Alpino Italiano. La Commissione grotte, intitolata al suo più illustre presidente Eugenio Boegan, è, a scala internazionale, il più antico gruppo speleologico in attività. Fin dal 1884 inizia un’esplorazione sistematica del mondo sotterraneo del Carso, curando poi la gestione del Catasto delle grotte. Ha al suo attivo esplorazioni anche extraeuropee di notevole rilievo.
Nel 2004, in occasione dei 120 anni dalla fondazione, la Società Alpina delle Giulie ha curato una mostra retrospettiva e il relativo catalogo per poter fissare in modo indelebile le grandi esplorazioni, la ricerca scientifica, le spedizioni nazionali ed internazionali, le pubblicazioni ed ancora le fotografie, i rilievi, i diagrammi: memorie che non appartengono solo alla Commissione ma al mondo speleologico intero, nazionale ed internazionale.
Dal 1920 gestisce la Grotta Gigante di Trieste, aperta al grande pubblico ma sito oggetto di ricerca che vanta importanti collaborazioni con istituzioni scientifiche di portata internazionale (Università, Musei, Centri studi,…). www.grottagigante.it
Paolo Toffanin, ha iniziato ad andar per grotte nel 1972 partecipando a un corso di Speleologia organizzato dalla Commissione Grotte “E. Boegan”. Nel 1997 inizia la collaborazione con la Scuola sezionale di Speleologia C. Finocchiaro. Nel 1999 inizia ad operare anche al’interno del gruppo di Alpinismo Giovanile della sezione per le attività collegate ai corsi di introduzione alla Speleologia. Membro della Commissione Grotte “E. Boegan”, nel 2011 diventa Istruttore Sezionale di Speleologia. Nel 2006 partecipa al corso per accompagnatori di Alpinismo Giovanile organizzato dalla Scuola VenetoFriulanaGiuliana del C.A.I. acquisendo la qualifica; nel 2012 diviene poi Accompagnatore Nazionale di Alpinismo Giovanile. Da diversi anni porta avanti un progetto per far conoscere la speleologia a bambini e ragazzi, con uscite e corsi mirati, all’interno dell’attività di Alpinismo Giovanile del C.A.I.
La Grotta Impossibile è stata scoperta durante lo scavo della galleria della grande viabilità nel tratto Padriciano Cattinara, rivelandosi fin da subito una delle maggiori cavità di grande interesse per lo sviluppo interno e per la ricchezza e l’interesse delle forme e della struttura geologica. Non è da meno il repertorio delle concrezioni al suo interno, fra cui la stalagmite più alta del Carso triestino, alcune splendide forme coralloidi ed eccentriche, ampie vasche calcitiche e purissimi cristalli di calcite.
La cavità è attualmente ancora in fase di esplorazione con più di 2500 metri di gallerie e sale già rilevati. Due ingressi scavati artificialmente nella soprastante landa carsica consentono oggi di accedere alla grotta a speleologi ed escursionisti che possono così visitare alcuni rami della cavità scendendo in profondità grazie a delle ferrate sotterranee profonde oltre 35 m.

Venerdì 1 dicembre 2017
“Montagne, amici e rifugi: una vita da gestore” – conferenza con video immagini di Luca Mazzoleni

Luca Mazzoleni è nato a Roma e vive a Pietracamela, alle pendici del Gran Sasso. Iscritto alla sezione romana del Club Alpino Italiano nel 1977, nel 2008 è tra i fondatori della Sottosezione C.A.I. di Pietracamela (Sezione di Isola del Gran Sasso). Dal 1982 al 1987 è stato gestore del rifugio Duca degli Abruzzi al Gran Sasso. Dal 1988 gestisce il rifugio Carlo Franchetti, sempre al Gran Sasso. Dal 1994 al 2006 ha fatto parte del Corpo Nazionale Soccorso Alpino, quale volontario della stazione di Teramo e tecnico di elisoccorso. È autore delle guide “Alta via scialpinistica dell’Appennino Centrale”, Porzi Editoriali 2004 e “La montagna incantata, 238 itinerari di scialpinismo nell’Appennino Centrale”, Edizioni Iter 2014. Organizza dal 2005 i “Raduni scialpinistici dell’Appennino Centrale”, per promuovere l’attività scialpinistica nell’Italia Centrale e ha realizzato diversi tour scialpinistici a nord e a sud delle alpi in Austria, Svizzera e Francia, sui Pirenei e in Marocco.
In estate è su al rifugio Franchetti, in inverno vicino la stufa a Pietracamela o in giro per montagne con il cane e gli amici.
“Esiste una vita da rifugista? Certo che sì e ce la racconterà Luca Mazzoleni, storico gestore del Rifugio Franchetti sul Gran Sasso, esperto scialpinista e punto di riferimento per chi frequenta il Piccolo Tibet abruzzese.
Serata speciale, quindi, da non mancare. La vita del rifugista è assolutamente diversa dalle altre, uno stile di vita votato all’essenziale in grandi spazi di libertà, nutrito da uno spiccato spirito di accoglienza e contatto affettivo con l’umanità alpinistica e con le genti di montagna. Si tratta di una cultura e di una filosofia del vivere che non nasce dalla rinuncia, dalla marginalità, ma dalla consapevolezza di non aver bisogno, e di sentirsi pieni di piccole cose, di bastarsi. Chi fa la vita da rifugista può godere di periodi di ferie quando il turismo di massa non c’è e può gustarsi la propria avventura sulle montagne del mondo. Solo chi ama profondamente la montagna può fare questo mestiere che richiede dedizione, competenze, cultura alpina e sensibilità nella tutela. Mazzoleni racchiude questo e molto altro.

Per ulteriori info: Vittorino Mason tel. 0423.496114