La climber italiana, 15ma alle Olimpiadi, appena rientrata in Italia ha messo a segno il suo dodicesimo 9a
Non è andata benissimo per Laura Rogora alle Olimpiadi di Tokyo. L’azzurra non è riuscita ad andare oltre la quindicesima posizione nelle qualifiche, che l’hanno vista penultima nella Speed, settima nel boulder e decima nella Lead. Un risultato per lei deludente, come ha riconosciuto attraverso i suoi canali social il 5 agosto:
“Ho atteso questo momento per due anni e ora è finito lasciando l’amaro in bocca. Sapevo che le finali erano un sogno estremamente ambizioso per me, ma quello che volevo davvero dalle Olimpiadi era godermi la competizione e fare del mio meglio. Purtroppo non è stato così, la pressione non mi ha permesso di arrampicare bene e di trovare la spinta giusta. Complimenti a tutti quelli che c’erano e in bocca al lupo a tutti i finalisti che oggi e domani si contenderanno il primo titolo olimpico!”.
Dopo la fine delle gare di arrampicata sportiva a Tokyo 2020, Laura è rientrata in Italia e ha deciso di andare con il padre alla falesia di Grotti (Lazio), dove un paio di anni fa ha lasciato un progetto a metà: “Camo”, una via di 9a.
La linea, è stata liberata da Fabrizio Peri, che ne ha anche effettuato la prima salita nel settembre 2018.
La stanchezza causata dal jet lag l’ha fatta cadere al primo tentativo. “Scendo, mi attivo un po’ e dopo 10 minuti riparto, passo il blocco sotto ma faccio un po di casino con o piedi e nella sezione centrale mi ghiso parecchio – ha raccontato a Up Climbing – Poi però riesco a recuperare bene su due buchi decenti e capisco che ce la posso fare. In realtà il blocco della via è proprio sotto la catena ma sono abbastanza sicura di farlo. Arrampico precisa e mi ritrovo in catena dopo una bella lotta”. E questa volta niente è andato storto, ed è così che Rogora ha messo a segno la sua dodicesima via 9a o più.