Appello dell’associazione ambientalista al Governo
Neve dimezzata sulle Alpi, con il 53% in meno sull’arco alpino, laghi e fiumi in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media” in tre delle sette autorità di distretto del Fiume Po, dell’Appennino settentrionale e dell’Appennino centrale. E’ questo il preoccupante quadro delineato da Legambiente che ieri ha lanciato un appello al Governo Meloni, indicando le priorità per una strategia nazionale idrica strutturata in otto punti.
“Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare”, spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
“Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali – continua Zampetti – Da non sottovalutare, inoltre, il contributo che la neve apporta all’approvvigionamento idrico. La scarsa copertura nevosa unita alla fusione anticipata delle nevi condizioneranno pesantemente le capacità dei bacini idrografici nei prossimi mesi primaverili e estivi. Per questo è fondamentale prevedere più risorse per il settore idrico, a partire da un miglior indirizzamento di quelle del PNRR. Solo così potremmo evitare di rincorrere le emergenze”.
Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.