L’alpinista francese ha scritto una lettera pubblica in cui ricorda il suo compagno di scalata Tomek Mackiewicz
Sono passati quattro mesi dalla morte di Tomek Mackiewicz sul Nanga Parbat, avvenuta lo scorso gennaio, dopo la salita invernale del polacco e della francese Elisabeth Revol, un obiettivo che Tomek perseguiva da anni.
Bloccata in alta quota per diversi giorni, Revol è riuscita a sopravvivere, grazie ad un team di alpinisti polacchi. Purtroppo, nulla hanno potuto fare per Mackiewicz, rimasto sulla montagna, a 7280 metri.
Ora, la compagna e amica di scalata, scrive una commovente lettera pubblica in cui ricorda Tomek e in cui parla del suo dolore. Eccola…
“A poco a poco la mia memoria si anima, si colma e le mie emozioni si traducono in parole. Le pagine si riempiono e avanzo attraverso la nebbia che si schiarisce a poco a poco. La mia testa è ancorata a Tomek, al Nanga e a quelle emozioni vissute lassù, con lui e senza di lui. Quando sono sola, migliaia di parole, di sfumature, mi vengono alla mente contemporaneamente … Forse il potere delle parole può alleviare il dolore … Per tutto il tempo penso a quello che è successo, alla vita di Tomek, alla sua filosofia, alla sua arte di vivere, al suo amore per il Nanga.
Fino ad ora è stato impossibile per me scrivere questa lettera.
Tomek era uno degli uomini più liberi e indipendenti che conoscessi. Era fuori dalla norma. L’himalaismo che praticava in inverno sul Nanga era la sua arte di vivere …
10 anni fa, aveva deciso di vivere le sue avventure, senza più aspettare, quelle che gli avrebbero permesso di realizzare i suoi sogni, di sentire la pienezza della vita e di essere finalmente se stesso.
Decideva di rompere gli schemi di affrontare l’ignoto con Marek. Partiva, guidato da una certezza: nulla è impossibile per chi si dà una possibilità
Ha osato confrontarsi con le vertigini. Alla vigilia dei suoi 35 anni, dopo diversi anni di introspezione, di riflessioni…
Tomek sapeva come rispondere a questa domanda: perché siamo prigionieri delle nostre vite (pur essendo consapevoli)? Tomek aveva deciso, liberamente, di essere LIBERO …
Oggi ti scrivo una lettera, ma preferisco non concluderla dicendo addio, perché è qualcosa per me ancora impossibile. Ho vissuto momenti unici con te, ho sentito cose straordinarie e abbiamo fatto insieme cose belle e autentiche..
Continuerai ad essere con me in molti modi, perché quando qualcuno scopre una persona come te e la lascia entrare nella sua vita di alpinista, è impossibile cancellare le tracce che lascia.
Il tuo sorriso rimarrà per sempre impresso nel mio cuore e la luce dei tuoi occhi illuminerà i miei giorni.
Ogni volta che parlavi, ho visto brillare gli occhi di chi ti ascoltava.
Sei stato un grande uomo, un monumento, un mito, un genio del Nanga in inverno, un traghettatore di energia… Di sogni e di vita … Tomek è stata una delle persone che mi ha stimolata a trascorrere del tempo su quella montagna, che mi ha riempito con i suoi silenzi, che mi ha trasmesso il coraggio di fare il grande passo verso l’ignoto, un passo verso la scoperta di se stessi, quel passo verso la scoperta delle possibilità …
“Non so a che punto ho cominciato a perderti, in quale momento hai superato il punto di non ritorno”
È stato con te, lassù, quando ho capito cosa provavi, cosa ti ha portato ad andare sempre oltre e passare così tanto tempo in quota. Quella sensazione di immensità che non ti schiaccia ma ti dà, al contrario, il desiderio di volare, di salire verso le cime, i cieli, lo spazio … le vertigini. Il potere dell’universo, come dicevi…
Non so quando è stato il momento in cui ha oltrepassato il limite. Non so a che punto ho cominciato a perderti, in quale momento hai superato il punto di non ritorno, se tu stesso l’hai sentito?
A 90 metri sotto la cima stavi ancora bene. Poi abbiamo parlato poco, ma non meno o non più di prima. Stavamo scalando, concentrati… Non so ancora come siano andate le cose… L’unica cosa che sento è la tua assenza e tutta una serie di sentimenti. Abbiamo scalato insieme questa difficile invernale perché abbiamo costruito la nostra storia sulle nostre emozioni vere, questa esperienza viva della vita, elementale …
Eri un uomo di grande cuore e hai combattuto fino alla fine per scendere il più possibile e salvarmi la vita. Tu sei il primo a cui devo la mia vita, Tomek, perché se non avessi avuto la forza e il coraggio di combattere per scendere a 7.280 m durante quella notte gelida e disumana, per sopravvivere, dal 25 al 26 gennaio, non sarei più qui, ma sarei con te. Sapevamo entrambi che non potevamo permetterci un errore, lo abbiamo accettato. Se uno ha superato il limite, l’altro è caduto …
“Il Nanga era la tua scrittura, la tua ispirazione e il libro della tua vita”
Conoscere qualcuno come te è raro, eccezionale. Tu eri il Signore del Nanga e sei tornato su questa montagna per non pentirti più tardi, per chiudere il tuo progetto … semplicemente per vivere.
Tomek, avevi una passione infinita per questa montagna, lo sguardo pieno di energia per il Nanga. Hai avuto lo slancio e la forza di vivere il tuo sogno fino alla fine. Il Nanga era la tua ispirazione e il libro della tua vita. Nel Nanga è nata la nostra cordata: una cordata felice, un legame unico, uno stesso stato d’animo.
Tomek, sei passato nella mia vita come una corrente d’aria che mi ha trasmesso l’energia della “tua” montagna. Mi hai dato la tua bella e grande energia che porto con me oggi.
Tomek, al di là del Nanga, rimarrai per me un incontro eccezionale e indimenticabile. .. un incontro semplice, un ricordo con il quale conserverò per sempre il sapore amaro e dolce della libertà.
Grazie, Tomek, per essere stato quello che sei stato.”