L’alpinista francese scala l’integrale di Peuterey con Roger Schaeli, l’Aiguille Blanche de Peuterey (4.112 m) e il Grand Pilier d’Angle (4.243 m). La discesa, dalla cima del Monte Bianco, in parapendio
Liv Sansoz ha concluso con successo la sfida iniziata alcuni mesi fa, completando la salita degli 82 Quattromila delle Alpi. Il progetto si è concluso l’11 settembre dopo un’avventura di due giorni con lo svizzero Roger Schaeli come compagno di cordata. Con lui ha scalato l’integrale di Peuterey, per raggiungere le cime di due vette mancanti oltre i 4.000 metri: l’Aiguille Blanche de Peuterey (4.112 m) e il Grand Pilier d’Angle (4.243 m) .
“Che sensazione e quanta felicità!” Ha riferito la protagonista nel suo profilo Instagram.
“Lo scorso lunedì e martedì, Roger Schaeli ed io abbiamo scalato l’Integrale di Peuterey.
E’ stato semplicemente fantastico realizzare insieme questa lunga, selvaggia e bellissima salita e stare in cima all’Aiguille Blanche de Peuterey e al Grand Pilier d’Angle… Inoltre, abbiamo avuto la fortuna di decollare dal Monte Bianco dopo aver trasportato i nostri parapendii per due giorni.”
Infatti, i due alpinisti hanno deciso di portare con loro il parapendio durante tutta la salita per concludere l’impresa con un volo in discesa, dalla cima del Monte Bianco.
Il Progetto
Il progetto di scalata degli 82 quattromila alpini di Liv Sansoz è nato nel 2015, ed è stato ispirato all’amico Ueli Steck, che l’ha realizzato quell’anno senza utilizzare mezzi motorizzati e in 62 giorni. “Dopo che Ueli Steck ha completato il progetto, ho pensato che quella fosse la maniera giusta per farlo. E ho deciso che lo avrei tentato a modo mio “, ha dichiarato la francese.
Il piano richiedeva 12 mesi per il suo completamento e prevedeva le discese con gli sci e il parapendio per personalizzare il progetto e renderlo più interessante. Il tentativo è stato lanciato i primi giorni di marzo 2017. Nelle prime tre settimane ha raggiunto 21 vertici, di fila con Colin Haley.
Ben presto sono stati superati le 30 vette, poi è intervenuta la sfortuna. Nella montagna svizzera Aletschhorn (cima 38) la Sansoz è caduta in una fessura e ha dovuto essere evacuata in elicottero, con qualche congelamento ai piedi. La sosta forzata, è stata seguita da un’altra notizia devastante: la morte in Himalaya di Ueli Steck, l’ispiratore del suo progetto. “Ueli era un amico e quando perdi qualcuno di vicino, in montagna, ti fai molte domande”.
Ci sono volute sette settimane per riprendesi dall’infortunio, migliorare il congelamento e riflettere sulla vita. Una parentesi che si è chiusa con la salita e discesa dell’Aletschhorn, ma che gli ha impedito di completare la sfida nei 12 mesi prefissati.
Dalla competizione di arrampicata all’alpinismo
La carriera sportiva di Liv Sansoz è iniziata con le competizioni di arrampicata sportiva. La francese è stata due volte campionessa del mondo di arrampicata (1997 e 1999) e tre volte vincitrice della Coppa del Mondo (1996, 1998, 2000). Fu anche una delle poche donne a raggiungere l’8c+ al volgere del millennio. Nel 2001, quando si stava preparando per un concatenamento, ha subito un incidente in cui si è fratturata una vertebra, evento che l’ha costretta ad abbandonare l’arrampicata per molto tempo. Da allora, non è più stata in grado di ritornare al suo massimo livello, e ha aperto la prospettiva ad altre discipline come l’alpinismo o il parapendio.