La recente notizia di quattro lupi trovati morti a Levico Terme ha suscitato sdegno e preoccupazione nel mondo ambientalista. Il Club Alpino Italiano (CAI), attraverso il suo gruppo di lavoro sui Grandi Carnivori, ha espresso una forte condanna per quello che sembra essere l’ennesimo caso di bracconaggio ai danni della fauna selvatica italiana.
Nel comunicato diffuso il 4 febbraio 2025, il CAI denuncia la crescente tensione tra uomo e fauna selvatica e chiede alle istituzioni maggiore fermezza nella tutela della biodiversità. Secondo l’associazione, questi episodi non solo mettono a rischio il fragile equilibrio dell’ecosistema, ma rappresentano anche una grave violazione della legge. Il CAI sollecita un’azione decisa per individuare e punire i responsabili e auspica una gestione della presenza del lupo basata su dati scientifici, senza derive ideologiche o populiste.
Il ritorno del lupo in Italia: dati e prospettive
Negli ultimi decenni, il lupo ha riconquistato buona parte del suo habitat in Italia grazie a politiche di protezione e al divieto di caccia. Secondo il Rapporto nazionale sullo stato di conservazione del lupo redatto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), oggi si stimano circa 3.300 esemplari distribuiti lungo l’Appennino e sulle Alpi. Tuttavia, il conflitto con le attività umane – in particolare l’allevamento – resta un tema critico, che richiede strategie di convivenza efficaci.
Per approfondire la posizione del CAI: Comunicato stampa CAI.
📌 Cosa ne pensate? È possibile una convivenza sostenibile tra lupo e attività umane? Scriveteci nei commenti!