Riflettevo in questi giorni dei fiumi di parole che si sono spesi negli ultimi tempi sui social media, relativamente al concetto di “sicurezza in montagna”. Nei miei post e nei mie interventi denunciavo spesso linciaggi esagerati contro i cosiddetti “non esperti-preparati-attrezzati”, linciaggi che in talune occasioni non risparmiavano nemmeno alpinisti di comprovata esperienza. La comunità degli appassionati di montagna, grazie ai social media, si è allargata ed è diventata mediamente più bacchettona e aggressiva . Qualche volta l’ho addirittura definita “forcaiola. Mi sono sempre stupito, a dire il vero, dell’interesse diffuso per gli sbagli o le mancanze altrui, del tempo speso a esprime opinioni tranchant piuttosto che gioire della propria attività. Ora, con la situazione restrittiva che si prospetta per un periodo difficile da stabilire, mi domando come cambierà la percezione di “sicurezza”, come evolverà l’aggressività di questa comunità nei confronti del prossimo. Un prossimo magari con una mascherina inadeguata, che scanseremo di parecchi metri sul sentiero, che non vorremo incontrare alla soste durante un’arrampicata. A cui chiederemo di mostrarci l’App “immuni”. I tempi della “signora in infradito sul ghiacciaio” da esporre alla pubblica gogna sono lontani. Adesso sarà difficile non mostrare il peggio.