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29 Novembre 2016

Meta… benda di contenimento… fisica.

1.07… Finito di lavorare.
Ripenso a ieri… ripenso a oggi.

Ieri, in falesia, a una settimana dall’infortunio che ha trasformato la mia caviglia in un pallone, sono di nuovo su roccia… con grande fatica, ma ci sono. Ho continuato tutta la settimana stringere i denti e son di nuovo qui.

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Non posso usare il piede sinistro, se non per qualche movimento; ciò mi blocca due terzi del corpo: è con i piedi che si scala, non con le mani, e di conseguenza senza un piede, s’inchioda tutto l’organismo, non inseguendo schemi motori corretti e arrestando catene cinetiche.

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Ho bloccato l’articolazione con una lunga benda, così da usarla come punteruolo, senza rischiare di devastarla… Faccio le mie scalate: preservo l’arto, oggi si va sul “tranquillo”, niente grado 7.
Riesco a salire su tutto ciò che c’è, ed è un buon allenamento per la montagna e per le esplorazioni, ma… avrei bisogno di staccare un po’ la testa, danzare su roccia e non combattere ancora, come sempre.

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La giornata scorre piacevole e come al solito mi faccio un amico più o meno mio simile.

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Un attimo di tranquillità in un sereno pomeriggio…
…perché sono qui?

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Non per stare tranquillo, dai… qui ci vorrebbe l’inglese stretto “c’mooon!”

Siamo qui per stare bene, certo; ma perché stiamo bene? Anche oggi mettiamo un granello con cui costruire un mattone e con esso un castello. Siamo qui per addestrarci ed evolverci, per poi diventare qualcosa di più elevato ed esplorare i misteri del mondo nelle lande estreme …”Oltre”.

Questo era ieri… e oggi? Oggi è lo stesso… Questa mattina ho lavorato fuoriorario per l’azienda di montagna che gestisco e per il progetto “Extreme Team”, per far crescere chiunque voglia evolvere le proprie capacità esplorative.

Ancora una volta un passo… ok… ma perché?

Penso al film “Intelligenza artificiale”, che in due ore d’intense immagini mette in discussione la vita stessa. Spesso confondiamo “sono vivo” con “esisto”. Ricordo il droide che afferma “Io sono. Io ero”. (Non sono vivo… ma esisto e sono esistito).

Sono vivo, ma non è questo fatto che mi rende me. Esisto: questo mi rende ciò che sono.
Paolo, Boss, Donald, Ektor, Bigo, Gianni, Spiderman, Aptom, Felix, 3839, Don Chrisharl, Ken, Fed7, Duca Erne, e quanti altri… sono i miei amici, i miei fratelli ed è questo ciò che li accomuna: la voglia di esistere di andare Oltre, un granello alla volta.

Davvero un giorno smetteremo di esistere? E se ci evolvessimo, se fossimo talmente Oltre da non rimanere al di qua? Penso a Descartes e a Matrix, a Bach e ai mille colori che ho visto, a quante cose ho percepito.
Non voglio morire. Non voglio rimanere statico e scomparire per sempre. Morire per sempre? C’è da impazzire. Voglio crescere fino a superare la matrice, vivere così intensamente da esistere.

Ancora Oltre… quante cose può contenere la benda che stringe una caviglia.

Christian Roccati
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