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Metanoia, del documentarista statunitense Jim Aikman, è uno di quei film che difficilmente si scordano. Anzi, per dirla senza mezzi termini, è un rovello che ti trapana la mente con insistenza. Ti fa pensare, e quando hai appena finito, ecco che torni a ripensarci. Racconta la storia di Jeff Lowe, classe 1950, originario di Ogden nello Utah, uno dei più forti scalatori nordamericani contemporanei, conosciuto in tutto il mondo per le sue straordinarie performance. Un alpinista di razza. Specialista dell’arrampicata su ghiaccio e altrettanto abile sulla roccia, oltre che apprezzato innovatore nel campo dell’attrezzatura da montagna, Jeff ha aperto vie magnifiche in Nordamerica, ma anche sulle cime di Himalaya e Karakorum. Ha portato a termine grandi solitarie e prime invernali. Memorabile, tanto per fare qualche esempio, la sua salita sulla parete nord del Kwangde Ri, con David Breashears, nel 1982, e il suo doppio tentativo in stile alpino, con Marc Twight, sul pilastro sud est del Nuptse, nel 1986. Tra le sue tante scalate di successo, va anche ricordato che nel 1991, da solo e in inverno, Jeff aprì in nove giorni una difficilissima via nuova sull’Eiger, che chiamò Metanoia, perché fu capace di cambiargli la vita. Metanoia è un sostantivo che arriva dal greco antico e indica un profondo mutamento nel modo di pensare, di sentire e di considerare le cose. Un cambiamento che Jeff, maltrattato dalla vita, voleva ad ogni costo che avvenisse e che potesse regalargli un’esistenza diversa. Ma per Lowe, il “viaggio” non è finito lassù, in cima alla montagna. In seguito, ha dovuto impegnarsi in un’altra lotta senza tregua, contro una grave malattia simile alla SLA. Costretto da anni sulla sedia a rotelle, Jeff non ha però mai voluto cedere il passo al suo malanno, e oggi dedica tutte le sue energie per aiutare i disabili.

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