Può un atleta esser contagiato dalla vita e dalla natura e con il proprio entusiasmo migliorare il mondo tutto intorno?
Ogni giorno cammino, un passo dietro l’altro, e guardandomi intorno osservo le persone, ognuna impegnata nel proprio viaggio, tra pensieri e parole non dette; l’aria non si vede, ma c’è, e spesso sembra portare tra le sue molecole un peso invisibile. Polveri sottili? Può darsi, ma esiste qualche cosa di ancora più etereo che nuota tra questi granelli di morte, una sorta di energia negativa che contagia molti, come una disillusione virale.
Ogni mattina sento parlare di crisi e problematiche… eppure se chiedessi alla prima volpe che passa o al primo cane, e loro potessero rispondermi, non capirebbero a cosa io mi riferisca.
Il mio amico Michal, ha due gatti, e loro non sanno cosa sia la crisi: è roba umana. Le roverelle, gli abeti bianchi, la faine, i lupi, i geotritoni, i delfini… nessuno di essi ha la benché minima idea di cosa sia la cupezza a cui mi riferisco. Se ci penso bene, nemmeno Michal ne ha idea…
Michal Lazzaro Rafinski, nato il 9 aprile del 1981 a Varsavia in Polonia… ultra runner contagiato dalla vita. Medaglia d’argento in team alla celebre competizione estrema internazionale Cro Magnon che da Limone Piemonte attraversa le Alpi per 130 km e giunge in Francia a Montecarlo. Finisher in innumerevoli competizioni internazionali come l’UTMB (170 km intorno al monte Bianco tra Francia e Italia), il trail di Como (115 km), è energia pura, sorriso mai spento.
Michail ha deciso di mettersi in gioco e creare o aiutare molteplici progetti quali I run Find the Cure, Liguria Coast to Coast, e associazioni come l’Aism.
Michal è un esempio per molti, come un antidoto energetico a chi pensa che nulla si possa cambiare.
Chi è Michal?
Nato a Varsavia durante il regime comunista e cresciuto a Brwinow, piccolo paese nelle campagne circostanti la capitale, a 6 anni ho la fortuna di emigrare in Italia e più precisamente nello splendido paese di Arenzano (GE) dove per me inizia letteralmente una nuova vita, il netto miglioramento, gli stimoli ambientali e culturali, spazzano via i miei cronici problemi di salute e mi proiettano verso un futuro meraviglioso in cui posso crescere ed esprimere appieno la mia persona; in questo devo ringraziare di cuore i miei genitori e la mia curiosità per la vita. Da sempre pratico sport, nuoto, mtb, anni di pallacanestro e dai miei primi periodi in Italia mi sono innamorato irrimediabilmente delle montagne, questo negli anni adulti mi ha portato a riunire le mie passioni sportive e personali, nella magica disciplina del Trail Running.
Cosa significa esser un ultrarunner?
Significa sognare oltre quelli che apparentemente sembrano essere i propri limiti fisici e mentali, per poi scoprire che con la preparazione, la passione e la perseveranza, si può addirittura andare oltre i propri sogni, di viaggio, di vita, e scoprire nuovi aspetti di se stessi che portano a un appagamento e a una conoscenza molto più completa e variegata. Dico sempre che correre “una ultra” è come vivere una vita nella vita.
Essere ultrarunner vuole anche dire migliorare la propria esistenza, prendendosi meglio cura di se stessi, dal punto di vista fisico, alimentare, mentale; permette di avere una maggiore consapevolezza delle proprie forze e debolezze e questo dà una grossa mano, tutti i giorni.
Chiaramente senza una forte passione per questa disciplina non si potrebbero conciliare gli orari lavorativi e di vita con la preparazione atletica necessaria, ma ogni sacrificio viene ripagato da quello che il mondo del trail running, fatto per lo più da persone straordinarie e di valore, riesce ogni volta a regalare.
Da quanto corri in montagna?
Da poco sono “solo” tre anni, forse ho bruciato un po’ le tappe, ma la passione per questo sport mi porta a sognare in grande! Come dice il leggendario Marco Olmo “gli animali corrono fino a che sono in vita”; spero di poter fare altrettanto, fa parte del mio essere.
Come e quando hai iniziato ad andare in montagna?
Ho iniziato da adolescente, sopra Arenzano, nel Parco del Beigua: le vette scattano maestose e fiere verso il cielo malgrado siano vicinissimi al mare; mi hanno sempre affascinato; ho iniziato ad andarci con gli amici, per divertirmi, mettere a posto rifugi e fare pulizia sui sentieri e poi la mitica Marcia Mare e Monti di Arenzano, conosciuta oramai in tutto il mondo, mi ha spinto a conoscere meglio i “monti di casa mia”. Da giovane non amavo la corsa ma con gli anni, capendo meglio le mie passioni, ho iniziato ad apprezzarla per poi innamorarmene follemente nel momento che ho fatto la mia prima sui sentieri, tre anni fa al Trail dei Gorrei (AL).
Cos’è lo Spirito Trail?
E’ come un codice etico e d’onore, un modo di vivere e percepire, un insieme di valori che vanno al di là delle gare.
Lo Spirito Trail è avere attenzione e rispetto per l’ambiente in cui si è immersi, per la vita, la propria e per quella degli altri e implica portare sempre aiuto a chi è in difficoltà, fermandosi anche in gara a soccorrere; in montagna si è tutti uniti da una passione comune, è come una famiglia, e citando un famoso film d’animazione, (Lilo e Stitch n.d.i.), “Ohana significa famiglia, famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato”. In questo spirito personalmente inserisco anche il concetto di “terzo tempo”, dopo le gare o le uscite con gli amici, condividere passioni, gioie e fatiche è qualcosa di fantastico, provare per credere!
Quali sono le tue migliori prestazioni?
Tra le tante gare corse, scelgo tre ricordi speciali:
Il primo è il Cro-Magnon di due anni fa quando io e la mia ex compagnia, malgrado fossimo appena agli inizi della corsa in montagna come esperienza, correndola in staffetta (80 km io e 50 lei) arrivammo a podio in seconda posizione!!! Ho ancora i brividi a ripensarci ora, arrivati dal nulla nella Gara storica del trail, viviamo un sogno più grande di noi, in un fine settimana letteralmente perfetto, indimenticabile a vita!
Il secondo ricordo è dello stesso anno, pochi mesi dopo, a luglio disputai la mia prima ultra oltre i 100 km, Lago di Como 115 km, stupenda, avventurosa, durissima: credo di essere morto e risorto svariate volte durante quel viaggio di 23 ore, è stata una prova enorme per me, mi sono spinto molto al di là delle mie possibilità e di me stesso per la prima volte e…ce l’ho fatta! Incredibilmente sono anche riuscito a piazzarmi 30esimo e sesto di categoria su più di 100 partenti, non ci potevo credere!
Terzo ricordo, l’Ultra Trail del Monte Bianco, agosto 2015, 170 km e 10.000 metri di dislivello positivo e altrettanti di negativo, LA GARA mondiale del trail running, 2700 partenti da tutto il globo, compresi gli atleti più forti sul pianeta, un’emozione indescrivibile solo poterci essere.
Oltre a un curriculum gare e a un punteggio che si guadagna partecipando a una selezione di competizioni internazionali, per noi “esseri umani” e non top runner, bisogna anche avere la fortuna di essere sorteggiati tra le migliaia di persone che ogni anno tentato di iscriversi, per questo è già una vittoria essere alla partenza, se poi la si porta pure al termine (più del 50% dei concorrenti ogni anno si ritira per la durezza di questa gara), allora si entra nel proprio personale olimpo degli Dei!
Parto tra le lacrime di commozione e di gioia come la maggioranza dei 2700 partecipanti, un esercito ultra-motivato che corre verso i propri sogni malgrado sia consapevole che verrà falciato di più della metà del suo numero; coraggio è la parola che mi viene in mente, siamo dei privilegiati, ma una volta li, si mette in gioco tutto e si dà il massimo di se stessi fino all’ultima goccia di sudore!
Corro i primi 80 km come un matto, come se fossero gli unici, ricevo sms dagli amici che mi scrivono se sono impazzito ad andare così forte, sono in mezzo ai migliori del mondo, la ragione viene annebbiata dall’entusiasmo, pagherò tutto e a caro prezzo.
Ripartito dalla base vita di Courmayeur, all’inizio sto bene, ho ancora 90 km da correre, alla fine della prima salita vorrei morire, mi arriva il conto degli 80 km corsi “a tuono” poco prima, per almeno 40/50 km sto malissimo, poche forze, stomaco e intestino devastati, la voglia di ritirarsi è onnipresente in me, ma resisto, la resilienza e lo spettacolo della natura in cui sono immerso mi salvano, vado avanti a tratti bene a tratti malissimo, arrivo all’inizio della seconda notte di gara alla base vita in Svizzera, lì mi riprendo, incontro due compagni di viaggio italiani e ricominciamo a correre, tra mille peripezie, io e uno solo dei due amici conosciuti quella notte, arriviamo al traguardo, correndo gli ultimi 10 km a una velocità folle e incomprensibile considerando i 160 km già nelle gambe, non potrò mai descrivere appieno la gioia e l’orgoglio di quell’arrivo mano nella mano, ho le lacrime mentre scrivo, resterà uno dei ricordi più belli e intensi della mia vita.
La gioia di essere vivo!
Cos’è Liguria Coast to Coast?
www.facebook.com/AltaViaLiguriaCoastToCoast E’ un sogno che da anni avevamo con la mia ex compagna, Francesca Costa, attraversare tutta la Liguria da est a ovest percorrendo la mitica
Alta Via dei Monti Liguri che corre tra le cime di tutta la regione. Il progetto è stato realizzato tra natale e capodanno del 2015, correndo a tappe per 7 giorni, 440 km e 19.000 metri di dislivello positivo; il desiderio è valorizzare gli splendidi territori attraversati da questa lunga concatenazione di sentieri. E’ anche una sfida, fissare un riferimento temporale per l’intera attraversata, così da invogliare altre persone a intraprendere questo viaggio.
Infine, ma non ultimo in termini d’importanza, c’è il desiderio di aiutare, nel nostro piccolo, un progetto molto più grande di noi, la nostra impresa vuole anche essere un modo per far conoscere l’Associazione “
Find The Cure” sostenendo il progetto umanitario “I Run For Find The Cure”
irunfor.findthecure.it/alta-via-2015/gara-solidale
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Oltre alla stagione di gare, tra cui il Cro-Magnon e l’Ultra Trail del Monte Bianco, in cui collaborerò portando il messaggi solidale e raccogliendo fondi per
I Run For Find The Cure e per l’
Aism; un grande progetto per questo 2016 sarà l’evoluzione del sogno dell’Alta Via con la creazione della
prima gara che dal 18 al 25 giugno la attraverserà tutta, l’evento è I-LAVET
www.i-lavet.com
Cos’è l’AISM?
E’ l’associazione italiana che combatte contro la sclerosi multipla www.aism.it aiutando il progredire della ricerca e soprattutto dando una mano a tutte le persone affette da questa patologia, affinché abbiano la miglior vita possibile.
Qual’è il tuo più recente progetto?
Cos’è FIND THE CURE?
Find The Cure è un comitato No Profit di Cooperazione Internazionale nato nel dicembre 2006.
In questi anni, utilizzando interamente i fondi delle donazioni ricevute, ha esteso il suo raggio di aiuti umanitari in India (Andrapradesh, Tamilnadu, Kerala e Karnataka), Africa (Sud Sudan, Tanzania, Costa d’Avorio, Mali e Kenya) e Centroamerica (Haiti e Guatemala) costruendo scuole, orfanotrofi, ospedali, pozzi, mense e supportando programmi di alimentazione e sostegno a distanza per i bambini in campo educativo e sanitario.
Qual’è il tuo progetto al riguardo?
Il mio progetto è quello di collaborare sia come atleta che come parte del gruppo organizzativo ad
irunfor.findthecure.it.
I run for Find The Cure è un progetto sportivo solidale nato a supporto del comitato no profit Find the Cure, e raggruppa trasversalmente atleti di tutti i calibri, età e locazione geografica, con l’idea di correre per una motivazione in modo da lasciare una traccia umanitaria e non solo atletica.
Non importa che sia il più forte o il più veloce, noi vogliamo il più sorridente, il più generoso, il più solidale, il più coraggioso, quello disposto a prendersi l’impegno di vestire una maglietta carica di valori e correre per strade e sentieri, facendosi portavoce di un forte messaggio di sport e solidarietà.
Cosa vuoi dire a un ragazzo che si approccia alla montagna?
Sii cuorioso, sempre rispettoso e grato, non smettere di sognare e avere sete d’avventura, preparati bene mentalmente e fisicamente per affrontare i tuoi sogni, non sarà semplice conquistarli, ti costerà fatica e determinazione, ma ti assicuro che ne varrà sempre la pena, vivrai una vita più bella e consapevole. Impara da chi ha più esperienza di te e mettiti alla prova.
Ricorda sempre che è la montagna a comandare, non si scherza con la natura, rispettala, fai parte di essa, non esitare a rinunciare a un’avventura, la sicurezza e la salute tua e degli altri, deve sempre essere al primo posto, solo così avrai un libro di ricordi stupendi sconfinato.
Christian Roccati
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