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20 Settembre 2023

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Moritz Sigmund e Patrick Tirler aprono una nuova via sul remoto Jamyang Ri (5.800 m)

Moritz Sigmund e Patrick Tirler, spedizione al Jamyang Ri (5.800 m),giugno 2023. Fonte Patick Tirler

I due altoatesini firmano la prima salita di una via di 700 metri battezzata ‘Nelim Lam’ (VIII+, A0) in Ladakh, dopo una spinta di 18 ore da Campo Base a Campo Base

Quest’estate gli altoatesini Moritz Sigmund e Patrick Tirler hanno deciso di lasciare per qualche giorno le Dolomiti  per recarsi nell’Himalaya indiano, precisamente nel Rangtik Topko, una remota valle laterale della valle dello Zanskar, nella regione del Ladakh.

I due  hanno piantato le loro tende a 4.900 metri di altitudine e allestito un campo base insieme a  tre amici del vicino villaggio di montagna di Tungri.  “La valle è circondata da enormi pareti di granito, raggiungibili in una o tre ore di cammino dal campo base e vera e propria meta del nostro viaggio…”, racconta Tirler.

Obiettivo della giovane cordata altoatesina,  il Jamyang Ri (5.800 m), che contava una sola salita, quella degli sloveni Matija Jost e Matjaz Dusic nel 2017. Lì, il 21 luglio hanno aperto ‘Nelim Lam’ (700 m, VIII+, A0).

Dalla relazione di Tirler

“Il nostro primo tentativo di salita attraverso la parete centrale dell’antecima del Jamyang Ri, è fallito – scrive Tirler nella sua relazione –  La parete era troppo difficile”.

La montagna  si trova direttamente dietro il campo base. “Le sue ripide pareti di granito sono visibili fino a valle – continua Tirler –  soprattutto la parte superiore della vetta principale riflette la luce del sole in modo splendido e ci ha affascinato fin dal nostro arrivo a Tungri. La cima assomiglia a un cristallo di rocca, con pareti levigate e spigoli ben visibili che riflettono le luci ed ombre nelle diverse ore della giornata. Uno di questi spigoli prominenti punta direttamente a valle e catturava i nostri sguardi ogni mattina, appena usciti dalle tende del campo base.”

Moritz e Patrick  avevano programmato di scalare la parete centrale dellantecima, ma al primo tentativo si sono resi conto che era un obiettivo troppo ambizioso e hanno rinunciato.

Dopo aver analizzato un po’ più nel dettaglio i rilievi attraverso il binocolo dal campo base,  il 21 luglio sono partiti per il secondo tentativo alle 4 del mattino, optando per il couloir che si forma tra la cima principale e le antecima e che si estende fino alla base della parete, “con un equipaggiamento ridotto all’essenziale e un buon mix di motivazione, speranza e fiducia”.

Hanno superato i primi quattro tiri della via slovena, che poi devia a destra lungo una grande cengia, per poi proseguire lungo un couloir. Le loro scarpette da arrampicata erano bagnate dalla neve, poichè, per risparmiare peso, hanno  affrontato la salita senza scarponi e ramponi. Tuttavia, sono avanzati rapidamente e alle 11:00 erano all’altezza dell’antecima, a circa 5.600 m, dopo aver superato 400 metri di dislivello in dieci lunghezze di arrampicata per lo più facile (fino al VI grado UIAA, cioè 5c francese) e su terreno inesplorato.

Da lì hanno affrontato la parte più difficile della salita, la grande sezione che riflette la luce del sole e che termina in vetta. La progressione  ha regalato loro alcuni momenti emozionanti e diverse discese in cui hanno dovuto utilizzare tecniche artificiali (A0) per superare alcuni passaggi particolarmente difficili. Tuttavia, i due altoatesini ritengono che tutti questi passaggi possano essere superati  in arrampicata libera, con difficoltà massime che stimano possano aggirarsi intorno all’ottavo grado.

Il tiro chiave per loro è stato L13, dove hanno dovuto affrontare un traverso sul bordo della parete per collegare la fine di un sistema di fessure a un’altra sezione di arrampicata. Un traverso che hanno gradato VIII+ (7a+) e sul quale non hanno trovato quasi nessun appiglio. “I potenziali ripetitori ci odieranno”, azzarda Patrick Tirler nel resoconto della salita pubblicato sul suo sito.

Nonostante l’ora tarda e un breve acquazzone, sono riusciti a raggiungere la vetta. Prima, però, sono stati costretti a usare la fantasia per evitare un grande tetto che bloccava la via di salita.

La discesa, iniziata nel tardo pomeriggio e completata di notte, non è stata semplice. I due hanno cercato di seguire le orme degli sloveni, anche se con poche informazioni sulla via di discesa da loro percorsa. In una delle calate sono rimasti appesi a metà parete e hanno dovuto installare l’unica sosta dell’intera giornata. Hanno raggiunto il Campo Base, 18 ore dopo la partenza, “stanchi ed esausti, ma infinitamente felici”.

“Una linea incredibile … In assoluto la via più bella che abbiamo mai scalato e di gran lunga il  traguardo di cui siamo più orgogliosi”, ha commentato Tirler sui suoi canali social.

La relazione completa