Parlano gli alpinisti cechi che a luglio 2018 hanno conquistato la cima del Nanga Parbat. “Lo spirito di Tomek è presente su questa montagna”
La spedizione ceca al Nanga Parbat è stata un successo. Sei alpinisti Pavel Korinek, Radoslav Groh, Pavel Bem, Tomas Kucera, Pavel Burda e Lukas Dubský, il 20 luglio 2018 sono giunti in cima all’Ottomila, lo stesso dove Tomek Mackiewicz ha perso la vita nel gennaio scorso.
“Il team pakistano che era vicino a Tomek e che ha sempre collaborato con lui , si è preso cura di noi”, rivela Pavel Burda in un’intervista a WP SportoweFakty.
Al campo base, sotto le pendici del Nanga Parbat, ad un’altitudine di circa 3.600 m sul livello del mare, i cechi hanno visto una cosa commovente. “I pakistani hanno “costruito” un monumento con delle pietre, in memoria di Tomek – rivela Burda. Ovviamente è un monumento spartano, ma dimostra quanto fosse importante per loro Mackiewicz.”
“Nessuno di noi conosceva personalmente Tomek – afferma Lukas Dubsky. – La sua storia è, comunque, scritta su questa montagna in modo permanente. Puoi sentirlo ad ogni passo. O anche vedere.”
I cechi iniziarono a pianificare la spedizione nell’autunno del 2017. Il loro obiettivo era raggiungere la cima abbastanza velocemente. Volevano chiudere la spedizione in un mese. “Quando nel gennaio 2018 si è verificata la tragedia e Tomek Mackiewicz è morto sul Nanga, abbiamo raccolto tutte le informazioni proveniente dal Pakistan – aggiunge Dubsky. – Sono stati giorni difficili per tutti noi. Una tragedia terrificante.”
Prima di partire per il Pakistan, la spedizione fu contattata dall’alpinista francese Elisabeth Revol, che a gennaio salì l’Ottomila con Mackiewicz, e che fu poi salvata da Denis Urubko, Adam Bielecki, Peter Tomala e Jarosław Botor. La Revol chiese ai cechi di trovare la tenda del polacco. Parlò con Pavel Burda.
“Sì, è vero – spiega Burda – Eli ci fornì tutti i dettagli e la descrizione del luogo in cui vide Tomek per l’ultima volta – aggiunge Dubsky. – Sapevamo più o meno cosa cercare sulla via.”
E molto probabilmente, i cechi l’hanno trovato. Molto probabilmente, perché? “E’ molto difficile rispondere a questa domanda – spiega Burda – Abbiamo trovato tracce di diverse spedizioni. È sempre così in montagna. Tuttavia, a una decina di metri dalla via che abbiamo percorso, abbiamo visto la parte superiore della tenda. Era quasi completamente sepolta.”
“Si potevano vedere circa 30 cm della tenda, che era coperta di neve e di ghiaccio”, aggiungono gli altri membri della spedizione.
Burda ha identificato subito il posto e la tenda di Mackiewicz. Tutto corrispondeva con la descrizione che la Revol aveva fornito, anche l’altezza, circa 7330 m sul livello del mare, dice Dubsky.
“Potevamo girarci e scavare leggermente anche il manto nevoso e cercare di guardare dentro. Poteva essere fatto. Fisicamente, non eravamo così esausti. Tuttavia, cerca di capirci… – racconta Burda – Emotivamente è stato un momento davvero difficile. Per alcuni minuti ho guardato quella tenda, non conoscevo personalmente Tomek, ma lì e in quel momento mi sono sentito come se avessi perso il mio migliore amico. Tomek ha tre figli orfani, io ne ho due. Mi sono bloccato. Scendendo dal crudele Nanga, l’ultima cosa che vuoi vedere è il corpo di un altro uomo. Non sarebbe buono per la nostra psiche, che era ancora sull’orlo della resistenza. Ecco perché non abbiamo osato andare lì.”
Agli alpinisti cechi è poi stata posta una domanda: è possible recuperare il corpo di Mackiewicz dalla montagna?
“È possibile – dice Dubsky – “Siamo realisti, però. Sarebbe necessario organizzare una spedizione professionale, con scalatori forti che dopo aver raggiunto una tale altezza avrebbero comunque la forza di recuperare il corpo. Non è così semplice. Le parole sono confermate da Burda. “Se Tomek è veramente nella tenda che abbiamo visto e che corrisponde alla descrizione di Elisabeth, allora una tale spedizione è possibile. Penso che quattro scalatori molto forti sarebbero sufficienti per il recupero del corpo”
“Al di là della capacità tecnica per il recupero della salma, la domanda rimane aperta: Tomek non dovrebbe rimanere per sempre su questa montagna?” – si chiede Burda – “Non conosco la risposta, lo può decidere solo la sua famiglia”
La tragedia del Nanga Parbat
Ricordiamo che il 26 gennaio 2018, il polacco Tomek Mackiewicz ha raggiunto la vetta del Nanga Parbat con la francese Elisabeth Revol. In fase di discesa Mackiewicz ha iniziato ad avere seri problemi di salute, colpito da mal di montagna e cecità da neve. Revol ha portato il polacco fino ad un’altitudine di 7.250 metri; non potendo far altro, lo ha lasciato al riparo, in una buca di ghiaccio. Sola e colpita da congelamenti agli arti, è scesa a circa 6.050 metri, dove è stata soccorsa da Denis Urubko e Adam Bielecki. A causa delle condizioni meteorologiche estremamente difficili, i soccorritori hanno potuto portare in salvo solo l’alpinista francese. Tomek Mackiewicz è rimasto sulla montagna.