Club alpino italiano (Cai), Federparchi
e Società speleologica italiana (Ssi) insieme per difendere i beni paesaggistici, compresi parchi e riserve naturali
Costituito da Club alpino italiano (Cai), Federparchi e Società speleologica italiana (Ssi), l’Osservatorio sul patrimonio ipogeo nelle aree protette, il cui compito sarà quello di fornire un quadro nazionale delle aree carsiche, delle grotte e degli ipogei artificiali, definendo inoltre attività (nuove e in essere) di ricerca e tutela che includano anche momenti di formazione e fasi didattiche.
Il protocollo d’intesa, della durata di tre anni, è stato presentato ieri a Finale Ligure (SV) in occasione di “FinalMenteSpeleo 2017”, raduno internazionale dedicato alla speleologia che ha richiamato in Liguria più di 3mila persone.
«Le principali aree carsiche italiane e le maggiori e più importanti grotte ricadono nei confini di parchi e sono dunque considerate habitat protetto da direttive della Unione Europea» ha commenta Marco Menichetti, presidente della Commissione centrale speleologia e torrentismo del Cai. «È necessario quindi stabilire un rapporto virtuoso e proficuo che permetta un dialogo continuo tra chi gestisce quotidianamente le esigenze delle aree protette con quanti praticano l’attività speleologica. In un’ottica di azioni condivise, questo protocollo permette sia la diffusione a più soggetti della conoscenza geografica e scientifica del mondo sotterraneo, sia l’individuazione di strategie comuni di protezione e fruizione».
«Si tratta di un accordo molto importante. Consentirà un costante monitoraggio delle criticità che riguardano grotte e territori carsici presenti sia nei parchi sia nelle aree protette» ha spiegato Vincenzo Martimucci, presidente Ssi. «Avremo anche il compito di valutare la qualità degli incontri nazionali. Sostanzialmente si tratta di valutare le proposte che provengano da organizzazioni speleologiche e istituzioni. Non solo valuteremo contenuti e fattibilità, ma lavoreremo per evitare situazioni improvvisate o, peggio ancora, organizzate a fine di lucro».
Il protocollo prevede inoltre l’organizzazione di attività congiunte di didattica ambientale, formazione e aggiornamento per la conservazione, tutela e conoscenza degli ambienti sotterranei.