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21 Marzo 2024

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Nelle mani di Reinhold Messner il secondo scarpone del fratello Günther, morto sul Nanga Parbat

Reinhold Messner riceve il secondo scarpone del fratello Guenther, morto in un incidente più di 50 anni fa sul Nanga Parbat Instagram:reinholdmessner_official

La consegna è avvenuta pochi giorni fa, a oltre 50 anni dalla tragedia

Reinhold Messner, 79 anni,  domenica scorsa ha ricevuto dalla dirette mani dell’alpinista pakistano Liver Khan, il secondo scarpone appartenuto a suo fratello minore Günther durante la spedizione al Nanga Parbat del giugno 197o, conclusasi in tragedia. La calzatura fu ritrovata solo nel 2022 e, dopo quasi due anni, ritorna nella mani della famiglia Messner.

“Oggi, il secondo scarpone di Günther è finalmente arrivato dal Pakistan e Liver Khan me l’ha consegnato, smentendo definitivamente le teorie del complotto su Günther e sulla tragedia del Nanga Parbat. Grazie Günther, ti penso”, ha commentato il ‘Re degli Ottomila’ condividendo il video dell’emozionante momento della consegna.

Si chiude così una controversia che va avanti da oltre cinquant’anni.

Il corpo di Günther Messner e i suoi scarponi ritrovati sul versante Diamir

Il ​​corpo di  Günther Messner e il primo scarpone, furono ritrovati nel 2005 ai piedi del ghiacciaio Diamir. Da allora, quello scarpone è  esposto al Messner Mountain Museum, a Castell Firmiano.

Il ritrovamento mise fine alle teorie cospiratorie sull’incidente, iniziate nel 1970, quando i due fratelli intrapresero la spedizione al Nanga Parbat, guidata da Karl Herrligkoffer.  L’obiettivo era quello di aprire la prima via sulla parete Rupal del Nanga Parbat, senza ossigeno supplementare. Il piano originale prevedeva che l’attacco finale  fosse lanciato solo da Reinhold, ma questi venne raggiunto lungo il percorso da Günther. I due fratelli proseguirono insieme, e raggiunsero la vetta il 27 giugno 1970, realizzando la terza salita assoluta del Nanga Parbat.

A quel punto, Günther era molto provato e aveva le allucinazioni a causa del freddo e della stanchezza. I due non avevano, inoltre, con sé scorte di acqua e cibo né corde, decisero così di scendere per il versante Diamir, considerandolo più facile rispetto alla Rupal.
Durante la discesa dal vertice, effettuata in condizioni estreme, una valanga travolse Günther, allora poco più che ventenne.  Reinhold ritornò a valle ma riportò gravi congelamenti a 7 dita dei piedi e alle ultime falangi delle mani, subendo una parziale amputazione delle dita dei piedi.

Reinhold raccontò che Günther era morto ai piedi della parete, tuttavia, la sua versione  fu messa in discussione dai membri della spedizione.

Herrligkoffer lo accusò di aver causato la morte del fratello, sacrificandolo per la propria ambizione, sostenendo in pratica che Reinhold lo avesse abbandonato, allo stremo delle forze e in condizioni precarie, sulla parete Rupal, per poter raggiungere comunque la vetta.

Reinhold ha sempre negato tali accuse, ribadendo la versione secondo cui suo fratello era scomparso sul versante Diamir, durante la discesa, travolto da una valanga. La sua parola venne confermata nel 2005, quando nella parte bassa della via Diamir furono ritrovati i resti di Günther, poi  cremati e dispersi sulla montagna. Vicino al corpo, c’era anche uno dei suoi due scarponi.

Il ritrovamento del secondo scarpone nel 2022, ha confermato ancora una volta la versione di Reinhold.

 

 

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