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Nico Pelorson su “No Kpote Only”. Immagine tratta dal video di Hugo Parmentier. Fonte: N.Pelorson/Instagram
La linea, fu valutata 9A da Charles Albert, che realizzò la salita a piedi nudi nel dicembre 2018. Ryohei Kameyama l’aveva già abbassata a 8C+/9A l’anno scorso
Una delle linee più dure del boulder mondiale è stata scalata per la terza volta. Si tratta di “No Kpote Only”, nata da un’idea di Charles Albert , nel settore Rocher Brûlé di Fontainebleau. Dopo la prima salita del 2018 e l’unica ripetizione registrata finora, è stata ripetuta anche da Nico Pelorson.
Il giovane scalatore francese di 23 anni propone un grado più basso. Pelorson, che ha vinto diversi eventi internazionali di boulder giovanile, tra cui i Campionati Europei 2016, si è dedicato più alle vie che ai boulder, come dimostrano la mezza dozzina di salite di nono grado che ha accumulato.
Storia della linea
“No Kpote Only” è stata la seconda proposta mondiale 9A. Due anni dopo che Nalle Hukkataival realizzò la prima e non ancora ripetuta “Burden of Dreams” a Lappnor (Finlandia), Charles Albert lo emulò con questa linea di dieci movimenti. Era il mese di dicembre 2018 e, come sempre, il noto Charles, la risolse arrampicandosi a piedi nudi.
A marzo 2019, Ryohei Kameyama annunciò di aver ripetuto “No Kpote Only”, durante un viaggio che il climber giapponese fece in Europa e che lo portò a provare anche “Burden of Dreams”. Secondo la sua valutazione, il problema di Fontainebleau era più vicino al grado di 8C+/9A.
Questione di metodo
Ancora una volta, il metodo utilizzato da uno scalatore o da un altro è fondamentale in “No Kpote Only” e nella sua valutazione. La salita di Charles Albert è avvantaggiata dall’uso delle dita dei piedi su prese impossibili con le scarpette da arrampicata.
Nico Pelorson ha affrontato il problema in modo coscienzioso. Ci ha dedicato sette giorni nel 2019 e un altro nel 2020 e si è sottoposto ad un allenamento specifico per rafforzare i bicipiti e tricipiti. Il risultato più visibile di questa preparazione è il nuov metodo che è riuscito ad applicare: invece di usare le dita dei piedi in varie sequenze come fece Charles Albert, ha scelto di puntare sui talloni. “Con scarpette e metodi ottimizzati risulta più un 8C solido”, assicura, precisando che “comunque quello che conta è la bellezza della linea, il piacere di arrampicare e della condivisione”.