L’alpinista svizzero, noto come “The Swiss Machine” per le sue salite in velocità, nacque il 4 ottobre 1976. Scalò Gasherbrum II Est (2006), Gasherbrum II e Makalu (2009), Shisha Pangma e Cho Oyu (2011), Everest (2012) e Annapurna I (2013). Morì nel 2017 sul Nuptse, all’età di 40 anni
Ueli Steck (4 ottobre 1976-30 aprile 2017), fu il primo a scalare l’Annapurna in solitaria. Il fuoriclasse svizzero, conosciuto come “The Swiss Machine”, stabilì record di velocità sulle pareti Nord dell’Eiger, del Cervino e delle Grandes Jorasses. Vinse due Piolet d’Or, nel 2009 e nel 2014. Morì il 30 aprile 2017, vittima di una caduta durante la scalata della parete Ovest del Nuptse, nel massiccio dell’Everest. Aveva 40 anni. Steck si stava acclimatando per tentare la traversata Everest-Lhotse.
All’età di 17 anni, Steck raggiunge il nono grado di difficoltà (UIAA) in arrampicata. A 18 anni, scalò la Parete Nord dell’Eiger e il Pilastro Bonatti nel massiccio del Monte Bianco. Nel giugno 2004, con Stefano Siegrist scalò Eiger, Mönch e Jungfrau in 25 ore.
Tra le sue imprese, la cosiddetta “Khumbu-Express Expedition” (2005), per la quale la rivista Climbing lo nominò uno dei tre migliori alpinisti d’Europa. Il progetto consisteva nella prima salita in solitaria della parete Nord del Cholatse (6,440 m) e della parete Est del Taboche (6505 m).
Steck stabilì il suo primo record di velocità sulla parete Nord dell’Eiger nel 2007, effettuando la scalata in 3 ore e 54 minuti. L’anno successivo, lo svizzero abbassò il record a 2 ore e 47 minuti e 33 secondi.
Nel maggio 2008, interruppe la scalata dell’Annapurna a causa dell’alto pericolo valanghe, tuttavia la settimana successiva non esitò a risalire sulla montagna per andare in soccorso dell’alpinista spagnolo Iñaki Ochoa de Olza, che morì nonostante l’aiuto di Steck.
Nel 2008 Steck fu il primo vincitore dell’Eiger Award per le sue conquiste alpinistiche.
L’8 e 9 ottobre 2013 Steck affrontò in solitaria la via di Lafaille sulla parete Sud dell’Annapurna. Era al suo terzo tentativo e l’impresa fu definita “una delle salite himalayane più impressionanti della storia”, con Steck che impiegò 28 ore per l’impresa Campo Base-Vertice-Campo Base. Fu la prima scalata in solitaria dell’Annapurna e gli valse il suo secondo Piolet d’Or.
Nell’inverno 2014/15, Steck e Michael Wohlleben concatenarono le tre pareti Nord delle Tre Cime di Lavaredo in 16 ore. Nell’estate del 2015 superò tutte e 82 le vette delle Alpi di oltre 4000 metri in 62 giorni senza usare mezzi motorizzati. Due giorni in più del record (60 giorni). Successivamente, sempre quell’anno, Steck stabilì un nuovo record sulla parete Nord dell’Eiger, scalandola in solitaria in 2 ore, 22 minuti e 50 secondi.
Nell’aprile del 2016 Steck e il tedesco David Göttler, trovarono i corpi di Alex Lowe e del parapendista David Bridges. Lowe e Bridges furuno travolti da una valanga nel 1999 mentre cercavano di aprire una via sullo Shisha Pangma per tentare la prima discesa con gli sci.
Nel 2017 Ueli Steck era all’Everest per tentare la traversata Everest-Lhotse. Il suo progetto prevedeva la salita attraverso la Cresta Ovest dell’Everest fino a raggiungere l’Hornbein Couloir, dal quale arrivare in vetta per poi scendere a Colle Sud e di lì raggiungere la cima del Lhotse.
Il 16 aprile, durante i preparativi, il suo compagno di cordata, Tenji Sherpa, accusò dei congelamenti. Steck proseguì da solo l’acclimatazione, salendo fino al Campo 2 dell’Everest. Il 29 aprile cambiò i suoi piani, scrivendo a Tenji che stava per scalare la parete Ovest del vicino Nuptse.
Il 30 aprile iniziò a scalare intorno alle 4:30 del mattino. Circa 300 metri sotto la vetta, cadde per circa 1.000 metri, sotto lo sguardo dei membri di una spedizione che si trovava a Campo 1. Non si sa cosa abbia provocato la caduta. Il suo corpo fu trovato nel Cwm occidentale, tra i Campi 1 e 2, e riportato a Kathmandu.