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3 Aprile 2017

OLTRE LA VERTICALE: arrampicare su pianure al contrario

Domenica, finalmente un attimo di respiro.
Non ho scalato molto questa settiman: benissimo oggi ci si allena, oggi si va via veloci e liberi, bello!

Apro la finestra e vedo la cornice boschiva della cresta appenninica che mi sovrasta… “là probabilmente piove di brutto”. …Oh benissimo, qui quindi non diluvia!

Abbiamo dormito a lungo quindi facciamo gli zaini celermente e siam pronti in marcia. Ci vorrà almeno un’ora e mezzo di macchina per arrivare a Finale; ottimo, significa che là probabilmente il tempo sarà migliore.

Andremo in una falesia non estrema, ma talmente strapiombante che potrà venire giù acqua forte quanto vuole, ma non ci impedirà di arrampicare. E sai che concerto di primavera la natura?!

Alcuni nostri amici ci segnalano che la falesia potrebbe esser bagnata, ma il chiodatore mi ha detto che si va bene, quindi perché non tentare? Tra un discorso e l’altro non ci vuole poi molto ad arrivare all’imbocco della valletta; la parete dista almeno mezz’ora… oh bene così ci arriveremo belli caldi! E poi prepariamo le gambe ai 4000, alla Groenlandia d’agosto e al Kilimanjaro di settembre.

Camminiamo in uno splendido sentiero che ci conduce verso siti storici e archeologici; dal folto della macchia vedo spuntare un cagnolino che conosco: “Ghisa!”. Dopo un minuto compare Filippo, un’ottima guida e un carissimo ragazzo con un suo amico. Ha il naso umido e per averlo lui gocciolante significa che farà freddo dove stiamo andando. Benissimo ci sarà aderenza e ci alleneremo anche al clima!

“C’è un vento patagonico a Bocca di Bacco”... ottimo, la parete quindi sarà asciutta!
Continuiamo a salire e arriviamo sorridenti alla falesia. Ci sono due ragazzi che stanno levando le tende…
…ma solo figurativamente perché avere qui un telo significherebbe spedirlo sino al mare in pochi secondi.

Perfetto saremo soli, tra serenità, risate e ascesi.

Mi sento come il cagnolino del Dr. Dolittle… solo che al posto di “tira la palla” penso…
“tienimi la corda, tienimi la corda”!

Riesco a uscirmene con “be’ alla fine non dico che sia appoggiata, ma non è che strapiombi molto, solo tetti e verticali più che un vero strapiombo”... Elena è a 20 metri da me e mi guarda con una strana espressione.

 

Ok… è chiaro che ogni tanto dico cazzate.

Insomma alcune più di altre.
Va bene… è un super strapiombo: benissimo, sai che allenamento e che danza!

Sono alto e qui sono svantaggiato. Più si è bassi e meglio si va sugli strapiombi, più si è alti, più si è avvantaggiati nelle placche tecniche. Oltre a esser più alto di 180, peso anche 80 kg… Benissimo, sarò costretto a danzare sugli appoggi.

Più strapiomba e più bisogna saper usare piedi e armonia del gesto, saper girare, scaricare il peso su gambe e addominali, bilanciare il proprio senso vestibolare con le torsioni. Sarà decisamente il volo di un icaro refrigerato!

…salgo e risalgo tiri, mi sembra davvero di librarmi in volo. Infine mi godo il degno sguardo della realtà al di là della realtà. Come diceva quel “tale”… i tetti sono pianure al contrario.

Mi tengo alla corda per non girare su me stesso e poter guardare ancora dritto quel pavimento inesistente, comparso di fronte alla mia vista, finalmente.

Amor mio… eccola, la dimensione che non si vede… quella di gioia che ti porta a scoprire quanto può essere bello vivere.

…E mo’ tocca a te…
Sei più piccola e decisamente più leggera… danza… e volerai, guarda e scalerai, vedi e ne godrai. Credici.

…e dai… questa non era un’altra cavolata!

Tempo al tempo… e ci si libra in volo.

Ancora poco e la pianura al contrario comparirà.

Ok ora scendiamo dal soffitto, sentiamo gli altri e vediamo di ritrovarci alla scaletta e far comparire anche una decina di birre con salsiccia e fontina.

Christian Roccati
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