Dalle Guide Alpine Italiane, alcune indicazioni utili per muoversi in alta quota
In montagna, sapersi orientare è una competenza fondamentale, soprattutto quando ci si perde o ci si trova ad affrontare situazioni critiche come condizioni meteorologiche avverse. Oggi, molte persone si affidano troppo a smartphone e applicazioni per la navigazione: tecnologie intuitive e smart, ma con limiti importanti: batterie che si scaricano rapidamente, schermi inutilizzabili con mani fredde o guanti, e difficoltà di utilizzo in situazioni estreme, come maltempo o altitudini elevate.
Le app possono essere un supporto utile, ma non devono sostituire strumenti affidabili come GPS dedicati e, soprattutto, una buona conoscenza delle tecniche di orientamento tradizionale.
Il Presidente del Collegio Guide Alpine Lombardia, Fabrizio Pina, ci aiuta a fare chiarezza su questi temi e fornisce alcune indicazioni utili per muoversi in alta quota.
L’intervista a Fabrizio Pina
Fabrizio, qual è il modo migliore per orientarsi in montagna? E qual è il modo più diffuso?
Il modo più diffuso purtroppo è quello delle App, ma il modo migliore è quello di sviluppare prima di tutto lo spirito di osservazione trascorrendo del tempo sul terreno in situazioni dove l’orientamento sia uno stato di necessità e andando oltre l’utilizzo di strumenti – tradizionali o meno – per acquisire quello che viene chiamato “senso dell’orientamento”. Questo deve stare alla base di tutto, come fondamenta sulle quali costruire le competenze relative all’utilizzo di carta, bussola e altimetro o strumenti GPS.
Quali sono i limiti principali dell’uso dello smartphone in ambienti montani, specialmente sopra certe quote e nei mesi invernali?
Sicuramente le batterie, che in particolare con le basse temperature si scaricano repentinamente, e poi gli schermi touch screen che risultano di difficile lettura con la luce naturale in ambiente, dovendo direzionarli per creare ombra. Non è da sottovalutare il problema di non poterli utilizzare con i guanti che si utilizzano durante le attività invernali. Per i motivi appena citati considero pessime, non utilizzabili e inaffidabili le App sugli smartphone per orientarsi in ambiente alpinistico/scialpinistico e glaciale in condizioni di freddo o precipitazioni, e cioè quando ci servirebbero per necessità, e non per diletto.
Che ruolo gioca il GPS per chi frequenta la montagna? Quali sono i suoi vantaggi rispetto allo smartphone? Vale la pena acquistarlo?
Il GPS è sicuramente un importante strumento di orientamento, necessario per definire dove ci troviamo e l’itinerario da percorrere per rientrare dall’escursione; è utile in particolare sui ghiacciai, nello scialpinismo e nel caso ci dovessimo ritrovare in condizioni di scarsa visibilità. Ci sono molti modelli sul mercato, è quindi necessario scegliere quello più adatto alle proprie attività; se parliamo di alpinismo/scialpinismo, quindi di freddo e alta quota, è bene stare su modelli non touchscreen e con schermi progettati per essere consultati in qualsiasi condizione di luminosità. Acquistare un GPS ormai non è più “per pochi”, visti i costi assolutamente accettabili, e non avendo poi nessun piano tariffario, non comporta costi ulteriori per il suo utilizzo, a differenza degli strumenti di messaggistica satellitari, forse però ancor più utili.
La differenza tra le App sugli smartphone e il GPS è notevole ed evidente soprattutto con cattive condizioni meteo, cioè proprio quando questi strumenti sono più importanti.
Quali consigli daresti a un escursionista o a un alpinista per prepararsi al meglio prima di partire?
Riguardo l’orientamento, sicuramente consiglio di progettare dettagliatamente l’itinerario, con uno schizzo di rotta completo, comprensivo di vie di fuga. Consiglio inoltre di valutare l’itinerario nella sua complessità in funzione delle proprie capacità di orientamento e utilizzo di strumenti tradizionali e non.
QUI l’intervista completa