Dmitry Golovchenko e Sergei Nilov continuano la loro azione sull’inviolata parete Est
Il polacco Marcin Tomaszewski ha deciso di rinunciare al progetto sulla parete Est dello Jannu (7710 m), in Nepal, nel massiccio del Kangchenjunga. Continua, invece, l’azione dei russi Dmitry Golovchenko e Sergei Nilov, verso l’ambizioso obiettivo.
Lo Jannu è conosciuto per la sua enorme e difficile parete settentrionale, tuttavia, la spedizione russo-polaccca 2019 intende vincere l’inviolata parete Est.
La squadra ha dovuto cambiare piani fin dall’inizio. La troppa neve e la minaccia di valanghe ha provocato il prolungamento del trekking di avvicinamento al Campo Base (4700 m) di alcuni giorni (il team è stato costretto a percorrere 100 km a piedi per l’impraticabilità del passo che doveva consentire loro l’accesso diretto al versante Est dello Jannu). Questo ritardo, non ha consentito al gruppo di acclimatarsi in modo adeguato.
“Non c’è più tempo per una fase di acclimatamento separata… tutto dovrebbe essere fatto sulla montagna stessa – spiega Marcin Tomaszewski – Saremmo costretti a salire a quota 7711 metri del vertice in un attacco continuo con un’acclimatazione a soli 4700 metri… Per questo motivo, devo rinunciare… Questa non è una decisione facile per me. Penso che salire ad una quota così alta senza acclimatarsi sia troppo pericoloso, conosco il mio corpo e so di aver bisogno di tempo per adattarmi. Questo è un confine che non posso superare, motivo per cui rinuncio…”.
Prosegue Tomaszewski: “Dima e Siergiej sono scalatori esperti e hanno deciso di correre questo rischio. Tutte le decisioni sono state prese in amicizia. Attualmente, fornisco loro tutto il supporto possibile e incrocio le dita per loro e per un felice rientro alla base.”
I russi sono alpinisti eccezionali, due volte insigniti del Golden Cheer, tuttavia la parete descritta da Marcin sembra molto pericolosa. La fine della stagione invernale e l’aumento delle temperature rappresentano una seria minaccia per gli alpinisti, che intendono proseguire la loro scalata della parete orientale, colma di neve.
Sul suo profilo facebook, Marcin parla anche della scomparsa di Ballard e Nardi sul Nanga e della sua vicinanza alle famiglie:
“Ho saputo della fine delle ricerche di Tom Ballard e Daniele Nardi scomparsi durante la spedizione invernale sul Nanga Parbat… Tom era un grande uomo silenzioso e il compagno con il quale avevo in programma un’altra spedizione in India quest’anno. Insieme abbiamo aperto nuove vie come Dirty Harry nelle Dolomiti, Titanic sulla parete nord dell’Eiger in Svizzera. Recentemente ho pensato alle nostre salite insieme e ho ricordato quanto fossero speciali. Riposa in pace Tom”.