PARLIAMO DI THRU HIKING E DI ULTRALIGHT BACKPACKING
E del perchè questa attività non abbia senso per la maggior parte delle persone che frequentano il mondo outdoor
ATTENZIONE!
Tengo a fare una precisazione in testa a questo articolo in modo da chiarire fin da subito la mia posizione riguardo l’argomento trattato. Al lettore di questo articolo voglio fare presente che non ho nulla contro il Thru Hiking o contro il camminare ultralight su sentieri e cammini (anzi, tante volte io stesso mi cimento in questo tipo di esperienze portando con me il minimo indispensabile o meno). Per me il camminare è camminare e credo che nel mondo dell’escursionismo e del cammino ci sia spazio per qualunque tipo di pratica e forma sportiva di tale attività.
Ciononostante, vista la mia esperienza ed il lavoro di comunicazione che sto portando avanti nel mondo outdoor, poiché sempre più insistentemente alcuni di voi mi hanno criticato o mi hanno fatto notare l’esistenza di sistemi “alternativi” a quelli del tradizionale trekking portando come esempio il Thru Hiking, ho deciso che fosse il caso di fare un po’ di chiarezza sull’argomento parlandone apertamente e raccontandovi il mio punto di vista.
COS’É IL THRU HIKING
Partirei anzitutto con lo spiegare brevemente cosa sia il Thru Hiking a coloro che non sappiano di cosa stiamo parlando. Si tratta sostanzialmente del camminare su percorsi di lunga distanza (un percorso è da considerarsi di lunga distanza quando va oltre i 200 km circa ed ha una durata superiore a 7 giorni) partendo dall’inizio e percorrendolo fino alla fine senza interruzioni temporali (tutto in una volta).
Altra caratteristica del Thru Hiking è che questo tipo di percorsi viene affrontato con materiali che abbiano il minor peso possibile (zaini, tende, ecc) e rinunciando inevitabilmente a molti comfort che attrezzature più strutturate possono offrire.
ORIGINE
Sull’origine e sulle influenze che il Thru Hiking svolge all’interno del panorama sportivo ci sarebbe da dire veramente tanto, e sarebbe necessario partire da “lontano” per raccontare le differenze sostanziali che ci sono tra la sfera d’influenza statunitense e quella d’influenza europea. Ciononostante questo articolo nasce con uno scopo diverso e mi riserverò di raccontarvi le diversità delle origini delle sfere d’influenza di queste discipline in un prossimo articolo.
Possiamo però riassumere le origini di questo movimento nel mondo del “trapping” americano nonché nell’esigenza basilare di spostarsi e di coprire a piedi grandissime distanze. Ci basti pensare alle immagini che abbiamo degli Stati Uniti del periodo compreso tra il 1600 ed il 1800 e dei suoi infiniti spazi aperti che venivano necessariamente affrontati a piedi o a cavallo.
Negli ultimi dieci anni però questo tipo di pratica ha cominciato a “tornare di moda” ed a guadagnare importanza all’interno del panorama outdoor. Sempre più persone infatti si imbarcano in cammini di lunga distanza come possono essere il Pacific Crest Trail o l’Appalachian Trail negli stati uniti o il Cammino di Santiago e la Via Francigena in Europa e, grazie a questa nuova “riscoperta” dei lunghi percorsi affrontati a piedi, anche il Thru Hiking ha cominciato a diffondersi.
Ma si tratta realmente di un tipo di camminata/pratica che abbia senso?
É effettivamente l’unico modo per affrontare percorsi di lunga distanza?
E soprattutto quanto diffuso è il thru hiking?
PARLIAMO DI NUMERI
Rispondiamo subito all’ultima domanda.
Alcuni di voi che da diversi mesi hanno iniziato a seguirmi, hanno avuto l’accortezza di commentare alcuni miei video (soprattutto in quello di “risposta” a TWN in cui cercavo di dare un punto di vista più corretto e pragmatico rispetto all’attrezzatura descritta nel suo video) facendomi presente che esiste anche il mondo del thru hiking e dell’ultralight backpaking e che sempre più persone si stanno orientando verso questo settore.
Ebbene sì, è in parte vero che il mondo dell’ultralight o del light and fast o del thru hiking, sta avendo negli ultimi 2/3 anni una discreta crescita nei numeri e nell’interesse che diversi camminatori stanno rivolgendo a questa “nuova” tipologia di camminata. Ma è altresì vero che nonostante tutto le percentuali di persone che si approcciano al Thru Hiking sono veramente minime e che anche negli Stati Uniti, zona da cui nasce ed ha principale diffusione il fenomeno, l’effettiva “base” di praticanti di questa disciplina rimane infinitesimale rispetto a quella dei tradizionali trekker e camminatori.
Perchè allora si sente sempre più parlare di Thru Hiking e di Ultralight Backpaking?
La risposta, per quanto cruda ed antipatica è: semplicemente per una questione di moda e di dover essere “diversi” ed alternativi rispetto ad un mondo ormai “mainstream” come quello del semplice camminare e dell’escursionismo.
Un altro aspetto da considerare poi è la diffusione di canali Youtube e blog che parlano di cammini outdoor e che sono specializzati in Thru Hiking (Darwin On The Trail, Outdoor Adventures, Homemade Wanderlust) e quindi grazie a questa diffusione ed alla ridondanza offerta dai mezzi di comunicazione moltissimi spettatori si convincono che quello sia il metodo migliore di affrontare i lunghi cammini quando in realtà esistono metodi diversi e più “classici” e comfortevoli che però non sono altrettanto pubblicizzati e raccontati.
QUANTO SENSO HA QUINDI IL THRU HIKING?
Come qualunque tipo di attività all’aria aperta anche il Thru Hiking ha senza dubbio un suo senso ma al tempo stesso vanno presi in esame determinati parametri che possono fare la differenza, soprattutto su terreni “difficili” come quelli alpini, appenninici e dolomitici.
Anzitutto mi sento di consigliare di non rimanere ammaliati da ciò che molti promotori di questo tipo di camminare cercano di far passare, raccontando quest’attività come un qualcosa di straordinariamente unico e speciale. Inoltre è importante non commettere l’errore di pensare o di convincersi che praticare Thru Hiking sia semplice. Per statistica infatti solo il 21% di chi si imbarca in un percorso di lunga distanza utilizzando le tecniche di thru hike riesce a completare il percorso.
Tra le tante caratteristiche infatti, oltre all’aspetto del viaggiare con materiali ultra leggeri (che sono nella maggior parte dei casi meno comfortevoli e talvolta anche meno affidabili rispetto a quelli tradizionali) il thru hiking condivide alcuni aspetti anche con la sopravvivenza, facendo sì che per sopperire ad alcune mancanze e lacune dei materiali si debba ricorrere a tecniche e conoscenze aggiuntive e spesso da considerarsi come “di emergenza” nel loro utilizzo.
Insomma, si tratta sicuramente di una pratica capace di risvegliare alcuni istinti nascosti dell’uomo ed in grado di rendere “più forte” il camminatore che decide di intraprendere un percorso affidandosi a questa disciplina. (Ricordo a chi non mi conoscesse che tra le altre cose io sono anche istruttore di sopravvivenza e quindi condivido parte di queste idee ed approcci alla natura). Al tempo stesso però va sottolineato che molti di noi non sono disposti a rinunciare ad alcuni comfort, come il dormire comodi e bene, e che praticano trekking (anche di lunga distanza) più con un intento di piacere che non con uno di “sofferenza” e voglia di testare le proprie capacità. Di conseguenza affidarsi al thru hike rappresenta per moltissime persone una scelta insensata e priva di logica.
MA É DAVVERO SOLO UNA QUESTIONE DI MODA?!
Ebbene sì, sapete che non mi piace essere democristiano e che mi piace dire ciò che penso. Per concludere quindi mi sorge spontanea la domanda: c’è realmente bisogno di un movimento come quello del thru hiking oppure certi tipi di attività si praticavano già da prima che questa nuova attività fosse “di moda”?
Penso che la risposta a questa domanda sia quasi superflua. In Europa si pratica escursionismo a livello sportivo e con un approccio legato al confrontarsi con se stessi e l’ambiente ormai da quasi cento anni. L‘escursionismo quindi, ribattezzato in trekking qualche decina di anno fa, già da tempo immemore promuoveva entrambi gli aspetti del mettersi alla prova e del camminare su lunghe distanze.
La differenza? Il trekking promuove sì l’andare in montagna ma cerca anche di massimizzare il comfort in modo da renderci più performanti e cercando di farci apprezzare al massimo l’ambiente in cui ci muoviamo.
Personalmente trovo che il doverci muovere con zaini stupidamente leggeri, sacrificando molto spesso svariate attrezzature fondamentali per trekking di lunga percorrenza, come ad esempio il sostituire la tenda con un tarp o una trekking pole tent oppure il viaggiare con zaini destrutturati in nome della leggerezza sia una cosa più controproducente che effettivamente utile.
Se poi anziché muoverci in ambienti “sicuri” e non complessi scegliessimo invece di addentrarci nel mondo alpino o comunque sia montano, dove le caratteristiche del terreno di gioco cambiano sostanzialmente e dove una buona ed affidabile attrezzatura possono fare parecchia differenza (attenzione che non sto parlando di alpinismo o sport estremi ma mi riferisco sempre all’escursionismo) penso che tutte le criticità fin ora evidenziate si amplificherebbero ancor di più facendo aumentare considerevolmente (ed inutilmente) la percentuale di rischio che andremmo a correre.
Ma se volessimo camminare 40/50 chilometri al giorno?
Beh, ritengo che grazie alle attrezzature ultraleggere che anche le aziende più tradizionali del campo del trekking stanno sviluppando e soprattutto grazie ad un buon allenamento si possa essere in grado di affrontare le stesse distanze e le stesse “prove” che si affronterebbero praticando il thru hiking risparmiandoci molto semplicemente tutte le criticità che questo tipo di disciplina propone.
Come sempre si tratta di speculazioni e di opinioni personali. Ripeto (e non mi stancherò mai di farlo) che ognuno sceglie il proprio kit e la propria attrezzatura in base alle proprie esigenze ed al proprio livello però per la maggior parte di coloro che praticano trekking o che vogliono avvicinarsi al mondo dell’outdoor il thru hiking non rappresenta una buona scelta.