Filippo Facci ha attraversato il confine con l’Austria a piedi, al Passo di Vizze, venerdì 6 maggio 2016. Oggi, su Libero, è stato pubblicato il reportage di questa esperienza che analizza quanto la questione del cosiddetto “muro del Brennero” possa risultare di poco conto in relazione all’ambiente montano che i due Paesi condividono. Ecco il testo completo del reportage:
“Venerdì ho valicato il confine del Brennero a piedi – tra Italia e Austria – e non mi ha fermato nessuno, o per essere precisi: non ho incontrato nessuno.
Cioè: non era propriamente il Passo del Brennero, si chiama Passo di Vizze ma è subito lì affianco, sulla destra, l’ho raggiunto prima in auto e poi a piedi mentre manifestanti a poliziotti si menavano a valle. In fondo a questa Val di Vizze, località Sasso, ho caricato lo zaino e sono salito per almeno tre ore: ma solo perché quest’anno c’è stata una nevicata eccezionale e la strada e poi il sentiero erano coperti e introvabili; ergo, sono andato un po’ a caso – come un viandante avventuroso, magari del Nordafrica – sinché al termine di una faticaccia boia eccomi al Rifugio Passo di Vizze (Pfitscherjoch-Haus) e cioè in Austria. Il rifugio ovviamente è chiuso, ma cento metri più in giù, proprio di fronte al cartello «Republik Osterreich», c’è un modesto bivacco invernale in cui un viandante avventuroso, magari del Burkina-Faso, può anche dormire prima di invadere i crucchi.
Insomma, magari non in questa stagione: ma andare in Austria passando il «muro» del Brennero è proprio una cazzata. E’ dal febbraio scorso che l’Austria paventa «un sistema di controlli e recinzioni» per limitare il flusso dei migranti su vari valichi (Brennero, Tarvisio, Resia ecc.) ma questo non l’ha neppure mai nominato, la verità è che sono troppi, ma in pratica si può passare anche dal Brennero. Per saperlo non occorre essere delle espertissime guide locali. Io sono di Milano.
Ma ora la ri-raccontiamo meglio. Allora: venerdì mattina presto, sull’autostrada, è già un incubo a Bressanone, a 40 chilometri dal confine. I camion sono fermi e gli autisti scendono, chiacchierano, la prendono con filosofia. Quasi non si riesce a uscire all’Autogrill o più semplicemente a Vipiteno e imboccare la Pfitscher Tal/Val di Vizze. Valle fantastica, deserta. Ad Avenes, però, c’è uno spazio con le camionette della Polizia che si preparano all’indomani. La strada sale e si stringe – ci passa una sola macchina – sino a Stein/Sasso, ultimo centro abitato. L’asfalto finisce e si prosegue su uno sterrato sino al quarto tornante, dove c’è una specie di parcheggio. Si potrebbe anche proseguire in auto, ma la nostra è sportiva e comunque c’è una specie di trattore con un tizio che sega alberi.
«Parla italiano?»; «No»; «Posso andare con macchina?»; «Nein, tanta neve, io devo fare legno». Il dialogo è significativo perché per molte ore sarà l’ultimo.
Carico lo zaino pesante (ho una mezza idea di dormire al confine) e si va. E’ una vecchia strada miltare che prende quota lentamente sinché spunta la neve, tanta. Il sentiero n.3 consente di tagliare ma si affonda sino a metà gamba e la traccia diventa invisibile.
Orientarsi non è facile, ma in piena estate qui c’è una tonnellata di gente e pure le mountain bike. Si sale.
Alla fine del bosco ci sono delle isole di cespugli e delle zone battute dal sole, senza neve. Cominciano i muri. C’è una specie di staccionata tipo ranch e una fascetta di plastica azzurra che forse delimita il confine, vai a saperlo. La salita è tosta e incerta, la quota si fa sentire, i ramponi non servono perché la neve è frolla e c’è un sole accecante. Dopo una vita, ecco lassù il rifugio a quota 2.276.
Ufficialmente siamo nelle Alpi Aurine (Zillertaler Alpen) e il casolare fu inaugurato nel 1888, ma poi con l’annessione del Sud-Tirolo cominciò il casino: nel 1966 gli irredentisti sudtirolesi (Bas) fecero saltare una parte dell’edificio e il militare italiano Bruno Bolognesi ci rimise la pelle. C’è una una targa che è un capolavoro di ipocrisia diplomatica: «Caduto nell’adempimento del proprio dovere». Comunque siamo in Austria.
E non c’è nessuno. Tracciati e cartelli sono coperti dalla neve, ma qualcosa si legge. Il rifugio è bellissimo anche perché è ben armonizzato, la quinta generazione di gestori l’ha ristrutturato nel 2012: nella stagione calda è tutto un viavai di escursionisti di entrambe le parti. Sulla via in discesa verso l’Austria, a meno di cento metri dal rifugio, c’è una specie di bivacco invernale per passare la notte. Ci sono dei letti a castello sovrapponibili, tipo quelli delle carceri; c’è pure una stufa a legna con tanto di legna, ma non funziona, perché la nuova normativa antincendio ne ha proibito l’uso. Sarà di sicuro una norma comunitaria.
Nel bivacco purtroppo mancano materassi e coperte e cuscini: per trovarli probabilmente bisognerebbe raggiungere il rifugio Europa (Europahutte) che è a due ore e mezza, ma calcolate senza quel metro di neve; è un rifugio fantastico (a quota 2.713) che è costruito proprio sulla cresta di confine, e, in pratica, due terzi del casolare sono italiani e un terzo è in Austria. Magari ci faranno un muro dentro.
Comincia il freddo: morale, devo tornarmene giù e pure in fretta, perché è pomeriggio e siamo già sottozero. E poi lo zaino pesa: ci stanno dentro viveri per due giorni o, volendo, un bambino di cinque anni. Il cellulare ricomincia a prendere, mi dà il benevenuto in Austria. Mi arriva subito una chiamata di Enrico Mentana che mi vorrebbe in trasmissione a parlare di mafia: spiegargli dove sono e che cosa sto facendo non è semplicissimo. Poi spedisco una foto di «vetta» a Maurizio Belpietro, che però non mi risponde nonostante io stia invadendo un altro Paese attraverso le montagne.
Tornò giù. La valle è davvero stupenda. Torna il caldo. Ripasso affianco alla camionette della Polizia che si preparano ad affrontare i deficienti che presto lanceranno sassi e petardi. Indosseranno dei passamontagna, dimentichi che i passamontagna dovrebbero servire proprio a questo: a passare una montagna.”
Filippo Facci (pubblicato su Libero di domenica 8 maggio 2016)
fonte: Nota su Facebook di Filippo Facci