La settimana è quasi sempre frenetica. Si corre, si lavora, si rincasa tardi. Poi arriva il fine settimana e con la mia famiglia scappo in montagna, in camper. L’autunno in Trentino è magico, i larici si tingono di arancione e con il bianco delle prime brinate sembra che vogliano farci capire di assaporare gli ultimi tepori. Sono momenti che non voglio perdere e voglio passare in montagna, tra rocce e boschi scaldati dagli ultimi caldi raggi di sole. Sento che come le piante e gli animali, ho il bisogno di questa tranquillità, per abituarmi al freddo e alle corte giornate invernali, indispensabili per ricaricarsi in vista dell’estate.
Cinque Torri – Torre Brancio – Via “Ignazio Dibona” – Elisa e Mattia in vetta
Le ambizioni estive sono ormai sopite e le salite sognate ma non realizzate sono rimandate all’anno prossimo venturo. Mi piace allora scoprire valli e pareti che non ho mai visto, alla ricerca di vie non difficili, da percorrere con mia moglie e mio figlio, meglio ancora se accompagnati da amici. Perdersi tra valli, pareti e boschi insieme a chi divide con te la vita di tutti i giorni è qualcosa di così bello che è difficile da spiegare con le parole.
Adamello – Val Daone – Placche Danerba – Via “Per chi mi hai preso” – Mattia sui “funghi” di granito
Mi scopro in queste situazioni totalmente differente da quando scalo con gli amici: l’istinto di padre e marito prevale su ogni cosa e mi trovo ad essere oltremodo attento, preciso, scrupoloso per salvaguardare l’incolumità di mio figlio e mia moglie. Addirittura ci pensa Mattia (9 anni) a farmi passare l’indecisione dopo più di un ora di cammino alla base di una parete:”babbo, vuoi tornare indietro?? Allora cosa siamo venuti a fare fino qui??”. Io ed Elisa ci guardiamo in faccia stupiti: è chiaro che adesso occorre attaccare la parete e salire per forza!
Presanella – Punta Teresa – Via “della Caregheta” – Mattia alle prese con i friends
Presanella – Punta Teresa – Via “della Caregheta” – Elisa e Mattia sulla cresta terminale
In questo momento, davanti al PC, mi sento proprio come un apprendista stregone, che gioca con sostanze e bottigliette per creare una pozione magica: le mie bottiglie sono le parole e le frasi, che assolutamente non riesco a combinare per cercare di far capire sensazioni ed e pensieri che forse sarebbe meglio conservare dentro me stesso. Ho deciso: una immagine e qualche disegno sono a mio avviso il modo migliore per trasmettere ciò che si può solo capire con il cuore. Buone scalate.
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