Ardita impresa dei due specialisti dello sci ripido sul versante italiano del Massiccio del Monte Bianco
Il 24 giugno i francesi Vivian Bruchez e Guillaume Pierrel hanno effettuato la prima discesa integrale con gli sci del Picco Luigi Amedeo (4.470 m), sul versante italiano del Massiccio del Monte Bianco.
“Secondo le mie informazioni, il pendio superiore della vetta non era mai stato sciato, la parte inferiore (sotto il col Émile Rey sul versante est) era stata percorsa dal talentuoso Denis Trento”, scrive Vivian Bruchez che, con questa impresa, completa la 78esima cima del suo progetto sugli 82 Quattromila delle Alpi.
“Avevo molte incertezze riguardo a questa linea – continua Bruchez – non riuscivo a trovare nessuna strategia di salita e discesa che mi permettesse di assicurarmi il successo, nemmeno nei miei sogni! Era quindi necessario andare a vedere, insieme ad un compagno motivato dall’idea e all’altezza della situazione. Gee (Guillaume Pierrel) era lì e la sua determinazione nel momento chiave della salita (il tiro di misto sopra il Col Émile Rey) ha giocato a favore della cordata! Abbiamo dovuto affrontare le difficoltà passo dopo passo…”
I due hanno dovuto iniziare con una difficile traversata notturna del ghiacciaio Brouillard.
“Di notte, attaccati saldamente alla corda, avanziamo passo dopo passo, sento i battiti del mio cuore sotto i vestiti. Mi dico che è meglio che sentire il rimbombo dei seracchi!”, scrive sul suo instagram Bruchez.
Il Col Emile Rey è facile, ma i tiri di misto sopra il Colle non lo sono. Un vero crux alpinistico. Poi c’è il pendio superiore, sospeso a mezz’aria. “È stata un’arrampicata dura e la portata della via in quel periodo dell’anno, con il sole che bruciava sulle facce in estate, era più che ambiziosa”, racconta Guillaume.
“La pazienza, la compostezza e la lettura dell’itinerario ci hanno condotto al pendio sommitale, che si è snodato come un dono verso la vetta. È stato allora che abbiamo capito che sarebbe stato possibile sciare! In cima, c’era poco tempo per esprimere gioia, nonostante il magnifico panorama. Eravamo solo metà della giornata. La nostra mente era già preoccupata per la discesa”, ricorda Vivian.
Erano le undici e i due dovevano scendere prima che la situazione diventasse troppo pericolosa. Ma bisognava essere lucidi per la parte più impegnativa della giornata.
La discesa
E’ allora che, su una spalla vertiginosa 50 metri sotto la vetta, le due guide inforcano gli sci. Poi una traversata aerea dà accesso al pendio sommitale.
“Le curve si susseguono e il respiro si fa più veloce, le gambe cantano rock’n’roll e ci chiedono di fare qualche sosta – racconta Bruchez – Dopo 4 calate, raggiungiamo il Col Emile Rey. Sono le 13.00 e la neve si è ammorbidita sotto il sole, ma è ancora abbastanza stabile da permetterci di raggiungere il Glacier du Brouillard senza problemi. La nebbia si è invitata alla festa per la traversata di ritorno del ghiacciaio, ma ci ha lasciato uno spiraglio per ritrovare la strada verso il rifugio Monzino, dove abbiamo potuto onorare l’abbondante pasto servito calorosamente dalle guardie.”
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