Tanto per cambiare è notte e la leggera brezza di tenebra scivola fresca dalla finestra, entrando a pochi passi da me, gli unici possibili, nel mio mondo quasi silente. Ella mi sorride strizzando un’occhio invisibile e io di rimando faccio finta di non averla udita, pronto per gli scacchi di questa volta.
I pensieri scorrono docili e mansueti come leoni affamati, isolati da settimane, passeggiano quieti e lenti come ghepardi dietro una preda, come la tigre fra le frasche.
Si tratta di una di quelle notti in cui, se non dovessi cercare informazioni sul Nepal e sulla Patagonia per davvero, mi troverei a scoprire le usanze trascendenti di un paesino sperduto dell’india su wikipedia, ovviamente dicendo a me stesso che sta volta andrò a dormire presto …per esempio quattro ore fa.
I tasti favellano alla mia mente e su google digito “prossemica”
Impertinente il motore risponde: “La scienza che studia lo spazio o le distanze come fatto comunicativo; lo studio, cioè, sul piano psicologico, dei possibili significati delle distanze materiali che l’uomo tende a interporre tra sé e gli altri”.
Distanza… questo è ciò che cercavo. Compro tre vocali e giro la ruota: digito “distanza prossemica”.
Ritenta e sarai più fortunato? “La distanza intima (0-45 cm). La distanza personale (45–120 cm) per l’interazione tra amici. La distanza sociale (1,2-3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto insegnante-allievo. La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni”.
Quanto semplifica la buona enciclopedia libera. Affermazione o domanda, e di che tipo in un caso o nell’altro?
Chissà cosa ne avrebbe pensato Diderot?
Distanza prossemica. Ricordo bene gli studi: dipende dalle usanze e la storia di un’etnia. In Italia si considerano alcune variabili; da regione a regione cambia, da nazione a nazione ancor di più; mutano le percezioni a seconda del momento e dell’epoca storica, dell’inclinazione e delle circostanze, dell’iconologia e dell’iconografia, persino dell’umore.
Che grande cartina tornasole…
Quest’oggi sono sceso al supermercato e dopo la fila ho potuto fruire dei beni dell’esercizio, sostanzialmente un animale a caccia di cibo. Eravamo in 6 in tutto il negozio, ma per sua geografia ci siamo trovati insieme in un corridoio ben in quattro. Un tetra incontro non tetro, per dirla in breve.
Mi sono fermato un istante, come per le precedenze alle lezioni di scuola guida. Ho fatto passare una signora, poi sono transitato a mia volta lasciando una coppia a cercare nello scaffale. (Una coppia? Una coppia! Ma vuoi vedere che magari andranno anche a camminare nei boschi?! Dove sono i miei allarmi sonori per orsi quando ti servono… Ah già in Groenlandia…)
E per un istante mi sono chiesto: cosa accadrà adesso? Fermo pensavo: cosa è per loro importante? Che io stia a 1 metro oppure a 2 o 3? Ci sarà il timido che si ferma perché è tale o perché è spaventato? La signora che aspetta che io sia cavaliere o che semplicemente è timorata della mia potenzialità di sano …o meno? La coppia si domanderà se è in difetto oppure no? …e se si, chi dei due? Un dei due: cosa penserà di ciò che l’altro pensa che lui pensi di lui? E in fondo ci sarà quello che aspetta perché non sa cosa sia per me una distanza corretta? O magari quello che attende solo la reazione di condanna o avvallo della di lui o di lei condotta e o reazione? Esisterà chi pensa che son tutte idiozie e chi si chiede se gli altri temano il giudizio che è tale di lui o lei? Esisterà chi teme un controllo e chi teme la peste? …chi per paura scongiura (a morte la morte!) e chi teme di non temere affatto?
Poi ho preso le verdure, ne mangio sempre troppo poche.
Christian Roccati
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