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30 Luglio 2016

Il re del sottopasso, i re del mondo

Il mondo va avanti da tempo: poco considerando l’infinito come denominatore, praticamente è iniziato ora. E “ora” durerà ancora per molto tempo.

L’uomo cammina sulla terra da una frazione infinitesima di questo ora; il bicchiere è stato scosso, la torre di Babele è crollata e l’acqua nel contenitore non è ancora ferma. A,b,c del mondo… non siamo ancora al termine del primo fono.

Quasi ogni giorno devo passare attraverso questo luogo orrendo.

inconcepibile

Considerando che questo è il nostro pianeta:

viaggio_in_Alaska_11259

Alaska

…ho ragione di asserire che quel sottopasso è quantomeno un luogo orrendo.
E son già stato eufemistico.

Il nostro habitat, bello o brutto, ameno o artificiale, può comunque diventare qualcosa di piacevole, un accogliente dimora che ci faccia sentire al sicuro, che si possa chiamare “casa”. Come mi insegnò il mio amico Marco, si tratta di una parola bella, come “mamma”, una calda coperta di protezione e sogni.

…Ma come può essere tale se noi stessi la roviniamo? I due uomini che da lontano si possono ipotizzare nella fotografia, sono seduti con uno strumento in mano. Quello di sinistra non sa suonare le percussioni, anche se ne stringe una, mentre quello di destra, non suona bene la chitarra, rievocando sempre gli stessi motivi, con sempre le stesse imprecisioni. Non sarebbe un problema perché nel limite della libertà altrui, ognuno può fare quello che vuole ed esprimere la propria creatività e la propria anima nel modo che ritiene, indipendentemente dalle proprie capacità.

…mi chiedo però: è possibile che a distanza di 50 metri e in 5 anni, non si siano mai riusciti ad accordarsi su una singola armonia da tentar di suonare insieme? …è possibile che non cooperino per far finta di suonare a turno? Non dico mettersi di impegno per imparare la musica con abilità, ma perlomeno scegliere un’unica canzone…

Il mondo va così: vedere il proprio senza rendersi conto che esiste l’altro o cercando di ostacolarlo. “Meglio comandare all’inferno che servire in paradiso”. Quanto potrebbe esser diverso questo sottopasso se al suo interno echeggiasse una rapsodia a due o a molte voci? Come si trasfigurerebbe il tempo passato qui, per i suonatori, per gli astanti… Quanti legami nascerebbero? Quante possibilità? Per chiunque sarebbe il momento magico del transito del mattino, quello che ti strappa un sorriso quando sei stanco e vai a lavorare. La carezza di note che scivola sotto il cuscino invisibile che quasi tutti hanno il lunedì, appoggiato alla guancia e alla mente.

Ricordo una leggenda nipponica che parla del re delle rane che tronfio galleggia su una foglia nel suo piccolo stagno in fondo a un pozzo, ignorando l’immensità del mare.

Questo sottopasso è il mondo e inguaribile mi chiedo come il mondo potrebbe essere.

Christian Roccati
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