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30 Luglio 2024

Ambiente e Territorio · Bivacchi · Rifugi

“RESALP – Resilienza Strutture Alpine”: primo screening di stabilità di 18 rifugi e 40 bivacchi del CAI al di sopra dei 2.800 metri

Rifugio Torino Monte Bianco. Fonte CAI

L’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche e il Club Alpino Italiano avviano una ricognizione mai effettuata prima a livello alpino

Dalla collaborazione tra l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi) e il Club alpino italiano – Struttura Operativa Rifugi e Opere Alpine (Cai) nasce il progetto “RESALP – Resilienza Strutture Alpine”: per la prima volta saranno indagate le condizioni di stabilità geo-idrologiche idrologiche dei 18 rifugi e 40 bivacchi del Cai posti al di sopra dei 2.800 metri di altitudine.

Il progetto, finanziato dal Club Alpino Italiano grazie a fondi messi a disposizione dal Ministero del Turismo, prevede nell’arco dei prossimi due anni un’opera di screening unica nel suo genere a livello alpino: un’approfondita analisi di tutte le strutture di alta quota del CAI, finalizzata a identificare eventuali evidenze di problemi di stabilità degli edifici o delle opere ad essi connessi che possano essere legati a fenomeni di instabilità di natura geo-idrologica.

Al lavoro un team di geologi e guide alpine

I rilevamenti saranno effettuati da un team di professionisti esperti – geologi e guide alpine per le attività che riguardano i bivacchi di alta quota che richiedono particolare attenzione e tecnica nella fase di raggiungimento – che si avvarranno di un modello messo a punto dal Cnr-Irpi per l’esecuzione delle analisi e per ottenere una reportistica uniforme da parte dei vari operatori coinvolti.

Particolare attenzione verrà riservata a quei processi riconducibili agli effetti del cambiamento climatico sulla stabilità del permafrost: il progetto “RESALP” nasce, infatti, dalla volontà del CAI di mappare il territorio nel quale sono ubicate strutture la cui stabilità potrebbe essere a rischio a causa della riduzione del permafrost (il suolo perennemente ghiacciato) provocata dall’aumento delle temperature.

Il progetto permetterà la raccolta di dati mai acquisiti prima

Oltre alla valenza operativa, questo screening avrà anche un importante ritorno in termini metodologici e scientifici, in quanto permetterà la raccolta di dati mai acquisiti prima – fornendo  così conoscenze utili alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico – e potrà essere utilizzato come modello di riferimento per attività analoghe in altri settori delle Alpi o in aree potenzialmente interessate da processi di degradazione del permafrost.

Fonte CAI