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6 Marzo 2017

Ricordando Tiziana Weiss

img424Dopodomani sarà la Festa della Donna e ho pensato che un ricordo di Tiziana Weiss sia un bel modo di rendere omaggio a loro tutte, siano esse alpiniste oppure no. Tiziana, incarna la bellezza semplice, la spontaneità, l’estro, l’entusiasmo, la dolcezza, la perseveranza, l’intelligenza e può benissimo rappresentarle. Studentessa di scienze naturali, è stata spesso indicata assieme al compagno Enzo Cozzolino come simbolo del rinnovamento alpinistico triestino degli anni ’70. Sebbene nella sua breve vita seppe imporsi come un’alpinista dotata, una “sestogradista” capace di condurre spesso in testa alla cordata, credo sia difficile inquadrarla in uno dei tanti “nuovi mattini” che furono piuttosto distanti, per storia e dinamiche sociali, da quello “torinese”. Il “Nuovo Mattino” triestino, se inteso come contesto spensierato, gioioso e antitetico alla “bella morte” in montagna di estrazione idealista pantedesca a alla retorica di cui era impregnato l’alpinismo, si manifestò ben prima della “rivoluzione” post-sessantottina sulle rocce della valle dell’Orco o della beat generation di Camp IV. Ebbe nelle brevi pareti della Val Rosandra il suo teatro e nei “Bruti” i suoi profeti negli anni trenta e quaranta. Se il Nuovo Mattino non chiuse il suo “cerchio” scivolando nell’ucronia, soppiantato dalle nuove mode dell’arrampicata, quello triestino non ebbe mai la necessità reale di lasciare davvero la “vetta” per riumanizzare l’alpinismo, né di vedere nella Val Rosandra un antitesi temporanea e necessaria alla montagna. Forse, lontana dai “nuovi mattini” e davvero vicina al più intimo “Nuovo Mattino” di Motti, la “valle” rappresentò un terreno dove vivere l’avventura piena e totale a pochi passi dalla città di mare giuliana, per poi fuggire alla prima occasione verso le montagne. Nessuna “pace con l’alpe” perché “una lotta” non era mai stata intesa come tale. Nelle primavere degli anni ’70, Tiziana respirò l’aria della valle, davvero bellissima. Scoprì l’amore, breve ma intenso, con Enzo Cozzolino, il “Grongo”, figura emergente dell’alpinismo italiano. Tiziana, che scalava in solitaria sulle rocce di Prosecco per poi dedicarsi ai libri universitari, ai concerti rock, alle serate con gli amici. Sfortunata Tiziana, che nel pieno della sua felicità perde Enzo che precipita in Civetta. Malinconia, sensazione di vuoto e di sbandamento. Lei, però, reagisce e si dedica ancor di più alla montagna con una serie di ascensioni difficili al Campanil Basso, alla Tofana di Rozes, in Civetta… Certamente in lei qualcosa si è spezzato per sempre e chissà quante volte il suo pensiero sarà corso ad Enzo. Se devo pensare a una canzone, che per Tiziana sia una specie di colonna sonora, mi viene in mente “Emozioni” di Lucio Battisti:
Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi
Ritrovarsi a volare
E sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare
Un sottile dispiacere
E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire
Dove il sole va a dormire
Domandarsi perché quando cade la tristezza
In fondo al cuore
Come la neve non fa rumore
E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte, per vedere
Se poi è tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
Qualcosa che
E’ dentro me
Ma nella mente tua non c’è
Capire tu non puoi
Tu chiamale se vuoi
Emozioni
Sfortunata e tenace Tiziana, che nonostante la frattura di una vertebra sulle rocce di Prosecco, nel 1973 riprende ad arrampicare a comando alternato in ascensioni difficili sulle Dolomiti. Gli studi, i concerti rock, gli autunni e le primavere in Val Rosandra. I colori bellissimi. Emozioni. Nel 1977 partecipa a una spedizione organizzata da Vincenzo Santon all’Annapurna III. Anche qui, una tragedia: muore la guida di Courmayeur Luigino Henry, cui era legata da una profonda amicizia. Luigino, persona sensibile e gentile… “Se poi è tanto difficile morire…” dice Battisti. Forse, Tiziana, si rende conto che è difficile per chi resta. Emozioni… Con la sua aria trasognata, la fascia nei capelli, la sua voglia di vivere cui non rinuncia, ignora che le restano pochi mesi. “Capire tu non puoi”… E’ una domenica di luglio del 1978, con Diego Roitero Tiziana attacca la Corradini –Frisch alla Pala del Rifugio. Qualcosa però quel giorno non va…forse un cattivo presentimento. Dopo essere finiti fuori via decidono di scendere in corda doppia. Tiziana predispone il cordino di ancoraggio e scende per prima. Uno strano destino, quello di Tiziana, come fu quello del triestino Emilio Comici: la vita è legata a un cordino. Il nodo, forse mal eseguito si scioglie, così come drammaticamente si sono sciolti i suoi legami affettivi più forti. Tiziana stringe la corda ormai libera e precipita per quaranta metri. “E stringere le mani per fermare, qualcosa che, è dentro me…” Per cinque giorni, in coma, Tiziana resiste. Poi, infine, se ne va. “Emozioni”, la colonna sonora della vita di Tiziana Weiss. Poche parole fermate sulla carta con la penna, quelle di “Tizulì” che ci restituiscono l’immagine di una donna sensibile e sognatrice che ha accarezzato la roccia e la sua breve vita con la stessa dolcezza e tenacia. “Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi, emozioni…”.
“Quante cime, qui, intorno a me, grandi e umili insieme; esse sanno aspettare, non invecchiano come noi, non si stancano. E, io, domani, pur camminando sul sentiero, vorrei imparare ancora una volta a vivere la loro pace, vorrei mi insegnassero il segreto di questa loro statica dolcezza”
Tiziana Weiss – “Considerazioni di una sera in Civetta”