L’alpinista bergamasco: “Sono indignato per le parole di Urubko… Al momento è impossibile per me fare una spedizione con Denis”
A distanza dalle ultime dichiarazioni dell’alpinista russo-polacco Denis Urubko, Simone Moro ha rilasciato una lunga intervista alla stampa polacca (Fonte)
Il celebre scalatore bergamasco, l’unico al mondo ad avere al suo attivo quattro prime salite invernali sugli ottomila, oltre a parlare dell’emergenza sanitaria che sta inginocchiando Bergamo, sua città natale, ha lodato l’alpinismo polacco e criticato Urubko per le recenti dichiarazioni.
Di seguito alcune parti salienti dell’intervista:
Ho letto che ogni abitante di Bergamo ha perso qualcuno a lui vicino negli ultimi giorni. Anche tu?
“Sì. Quattro giorni fa un mio buon amico con il quale ho scalato è morto di coronavirus. Aveva 60 anni. L’altro amico, con il quale ho volato con l’elicottero molte volte in montagna e ha quattro anni meno, è in ospedale e ora lotta fra la vita e la morte. È spaventoso che muoiano così. Tre settimane fa ho lasciato Bergamo e mi sono trasferito da mio figlio, che vive nella zona di Bolzano con sua madre. Siamo insieme adesso, ma mia madre e mio fratello sono ancora a Bergamo con la loro famiglia. Per ora si sentono bene e sono in salute, grazie a Dio. Spero che rimanga così. Quello che sta succedendo lì, il morire in massa delle persone, è come la guerra”.
Il governo italiano ha reagito troppo tardi?
“Oggi è facile dire e accusare le nostre autorità, ma non seguirò questa onda. Le nostre autorità hanno preso decisioni in tre fasi e hanno avuto bisogno di poco più di una settimana. Probabilmente si poteva reagire un po’ più velocemente e in modo più deciso, come fatto ora. Chiudere tutto e probabilmente, non fare diffondere l’epidemia così. Tuttavia ricordiamo che siamo stati il primo Paese europeo ad essere stato attaccato così duramente dal virus. Abbiamo insegnato agli altri Paesi. Le autorità di molti Paesi hanno preso decisioni sulla base di ciò che stava accadendo in Italia”.
Alcune settimane dopo quello che ti è successo (rif. Gasherbrum I), Denis Urubko ha tentato una salita solitaria invernale al Broad Peak. Ha fallito. In seguito ha annunciato che chiudeva con l’himalaismo. Ha anche rilasciato un’intervista in cui ha dichiarato: “Spesso i miei partner hanno dimostrato di essere un peso. È stato il caso di Simone Moro e di molti polacchi al K2 nell’inverno del 2018”. Altrove, ha definito gli alpinisti polacchi persone deboli e bugiarde.
“Sono indignato per queste parole. Denis ha mostrato una elementare mancanza di rispetto per tutti. Mi ha descritto come una zavorra nel suo zaino, che molte volte non non lo ha lasciato andare più veloce. Questo è una buona metafora, giusto? Nello stesso tempo, nella stessa intervista, in un altro posto, Denis ha menzionato le realizzazioni che apprezza. Dice di essere molto felice di aver aperto la nuova via al Baruntse Nord nel 2004. E l’ho fatta con lui. Andiamo oltre, ricorda di essere rimasto impressionato dalla prima salita invernale dello Shishapangma nel 2005. Cita Piotr Morawski e ancora col polacco sulla cima c’era Simone Moro. Non solo: ero il leader delle spedizioni invernali che hanno avuto successo a Makalu e Gasherbrum II, durante le quali sono stato in vetta con Denis. Ecco perché non capisco come possa arrivare a dire che l’ho fermato molte volte. Posso dire di me che ho formato Denis come scalatore, gli ho insegnato molte cose, gli ho anche pagato i viaggi e il sostegno molte volte. Gli ho trovato sponsor importanti: North Face, La Sportiva, Acerbis, Camp. Queste persone si fidavano di me e hanno deciso di supportarlo. Penso che dopo quello che ha detto, non solo su me e Don Bowie, ma soprattutto sui colleghi polacchi, tutte le aziende inizieranno a chiedersi se continuare ad aiutarlo. Alcune non lo fanno già più. Dopo un’intervista a Denis, Franco Acerbis, il capo di una società che una volta lo ha sostenuto su mia richiesta, mi ha chiamato e mi ha detto: “Simone, che sta dicendo?! Questo Urubko è pazzo?! Sono stato con te nel campo base all’Annapurna nel 2004 e ho visto cosa stava succedendo”.
Che cosa stava succedendo?
“C’è stato un momento in cui potevamo andare più in alto e attaccare la vetta, ma Denis aveva problemi di stomaco. Ho deciso di tornare al campo base con lui per recuperare forze. Durante il tentativo successivo ho dovuto smettere di scalare perché avevo i piedi congelati. Non perché mi mancassero le forze. Sono tornato all’ultimo campo e Urubko è andato da solo verso la cima. Quindi non è che lo stessi frenando. Quando ho letto quella intervista, mi sono detto “Grazie a Dio non sono polacco”. Avete il pieno diritto di essere furiosi. Gli avete dato la cittadinanza, avete pagato, e doppio, per la partecipazione alla spedizione invernale al K2. Gli avete dato il vostro supporto, lo avete reso famoso non solo nel vostro Paese. E ora dice: “I polacchi sono deboli”. Oppure: “Non riconosco la prima salita invernale dei polacchi al Gasherbrum I nel 2012, perché è avvenuta il 9 marzo e, secondo me, non è inverno”. Denis ha il diritto di avere un’opinione sull’inverno, ma la sua opinione è diversa dalle regole. Prima di tutto, dovrebbe esservi grato e stare zitto. Urubko non ha mai detto nulla contro di me o contro le regole invernali mentre scalavamo insieme per 13 anni, perché sapeva che lo avrei appeso al muro per questo. Denis, in questa intervista, ha sputato sul piatto in cui ha mangiato. Apprezzo, rispetto, amo gli scalatori polacchi allo stesso modo degli italiani, forse anche di più. Mi sento offeso personalmente per come vi ha trattati. Gli avete dato così tanto e ha detto che siete una merda. Se Denis pensa di essere forte e che tutti gli altri siano stronzi, lasciatelo da solo, che si paghi l’esistenza, le spedizioni e l’equipaggiamento.
Quest’uomo dovrebbe imparare lo stile e il rispetto per gli altri dai giganti dell’Himalaya come Jerzy Kukuczka e Reinhold Messner, che non hanno mai parlato male dei loro compagni”.
Di recente ho letto un’intervista a Piotr Tomala, capo del programma polacco dell’Himalaya invernale. Ha detto: “È possibile che Simone Moro o Denis Urubko vengano con noi per un’altra spedizione invernale al K2”. Avete parlato di questo argomento?
“Mi fa piacere sentire queste parole, ma al momento è impossibile per me fare una spedizione con Denis. Sono un uomo che può perdonare gli altri, ma Denis dovrebbe prima scusarsi con me e con i polacchi che ha insultato, e presumo che non lo farà”.
Supponiamo che ti chiami Tomala e ti dica: “Simone, non prendiamo Denis, ma vogliamo che tu lavori con noi sul K2”.
“Certamente non direi di no. Vorrei avere informazioni sulla strategia, l’idea di scalata sul K2. Per quanto ne so, i polacchi vogliono creare due gruppi: uno preparerebbe la via e l’altro sarebbe impiegato come squadra di punta. In questa situazione, vorrei chiedere di poter agire dall’inizio. Non mi piace, quando in spedizione qualcuno fa il mulo, mette le corde fisse. Mi sembra anche che una simile spedizione non dovrebbe avere troppi membri, si dovrebbero portare lì persone adeguatamente selezionate e la vetta dovrebbe essere conquistata in uno stile leggermente più leggero, anche se su questo si può discutere. Il mio sogno è che un polacco metta piede sulla cima del K2 in inverno. Davvero. Ho fatto le prime salite invernali di quattro ottomila, ma penso che voi lo meritiate. Sarebbe bello se potessi aiutare, ma non ne ho parlato in modo specifico con Tomala. Gli ho scritto su Facebook per questo, perché in un’ intervista il giornalista diceva: “Secondo Simone e Denis, marzo non è inverno”. Non è vero, ho dovuto negarlo. È anche assurdo che Tamara e io abbiamo deciso di tentare il concatenamento dei Gasherbrum principalmente perché, se avessi avuto successo, mi sarei considerato il primo vero conquistatore invernale del Gasherbrum I. Questa cima era già stata conquistata in inverno e sono i polacchi che lo hanno fatto. Denis potrebbe anche dire che la Terra è piatta, ma questo non cambierà né la scienza né la storia. È l’inverno astronomico e se qualcuno sarà sulla cima del K2 il 15 o 16 marzo 2021, ne sarà il primo conquistatore invernale. Se questo accade e qualcuno in seguito vorrà cambiare le regole, va bene. Ma non puoi cambiare le regole durante il gioco. Inoltre, sono stato sul Baltoro Glacier al K2 molte volte a marzo. Vi assicuro che fa molto freddo là e che tira un vento terribile”.
Torniamo alla tua possibile partecipazione alla spedizione in K2. E il sogno di tua moglie?
“Ha sognato che stavo morendo sotto questo vetta. Ecco perché non ho voluto andarci per un po’. Tuttavia, penso che i sogni siano come lo yogurt: dopo qualche tempo, la loro validità scade”.
Cosa fare per salire il K2 in inverno?
“Devi essere il più allenato e acclimatato possibile. Essere in grado di salire il prima possibile quando il tempo è bello. È una buona idea acclimatarsi su un’altra montagna, anche se non lo farei necessariamente in Sud America. Se scalassi l’Aconcagua, trascorrendo un po’ di tempo lì a un’altitudine di quasi settemila metri e poi mi spostassi dal Sud America all’Asia, passerebbero 15 giorni prima di poter essere alla base del K2. E’ molto. Ad esempio, si può andare su qualche Settemila in Nepal, e poi trasferirsi in Pakistan”.
Vi invitiamo a leggere l’intervista integrale nella traduzione italiana proposta da Gazzetta.it.