10.367 missioni di soccorso (+9,8% rispetto al 2021) per complessive 10.125 persone soccorse, di cui 5.823 ferite e 504 decedute
Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, ha presentato il report delle attività svolte nel corso del 2022, con il Servizio Sanitario Nazionale/sistema 118, finalizzate a garantire il soccorso e l’assistenza immediata ai soggetti infortunati, alle persone in difficoltà, ai soggetti in imminente pericolo di vita o a rischio di evoluzione sanitaria, alla ricerca e al soccorso dei dispersi e al recupero dei caduti.
Nota per la consultazione dei dati: Le statistiche relative agli interventi nel 2022 e i confronti con l’anno 2021 non includono gli interventi in Valle d’Aosta.
I numeri complessivi del 2022
Nel corso dello scorso anno il Soccorso Alpino e Speleologico è intervenuto per 10.367 missioni di soccorso con un incremento del 9,8% rispetto al 2021. Rispetto all’organico complessivo del Soccorso Alpino e Speleologico, costantemente superiore ai 7.000 tecnici negli ultimi anni, nel 2022 sono state impegnate in operazione di soccorso oltre 185 mila ore/uomo suddivise in 31.262 giornate/uomo. Il dato più significativo è, dunque, quello dei 41.057 tecnici impegnati nelle varie missioni di soccorso, volontari che garantiscono un’attività operativa 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Importante, in questo contesto, anche l’impegno delle unità cinofile del CNSAS chiamate ad operare 263 volte in eventi valanghivi e ricerca persone disperse.
Le cause degli interventi
Le cause degli interventi sono dovute principalmente a tre fattori: la caduta/scivolata (45,9% degli interventi), l’incapacità durante l’attività svolta (26,3%) e il malore (13,7%). Seguono con valori decisamente più contenuti il maltempo (3,7%) e lo shock anafilattico (0,80%).
Le attività svolte durante gli incidenti
Le attività maggiormente coinvolte e cause degli incidenti e relativi infortuni sono l’escursionismo (50,2% dei casi), la mountain bike (9,0%, con un trend in forte crescita di anno in anno negli ultimi 5 anni), lo sci alpino (7,8%), l’alpinismo classico (5,4%) e la ricerca di funghi (4,2%). Diversi gli interventi durante l’attività venatoria (1,1%).
Alcune considerazioni finali
L’anno appena trascorso è stato finalmente caratterizzato da quattro stagioni senza alcuna restrizione relativa alla fase pandemica. Sebbene l’escursionismo resti la prima fattispecie di attività durante la quale avvengono gli incidenti in montagna, non si può non sottolineare il dato più eclatante ed in controtendenza che caratterizza l’ultimo triennio di attività: si tratta della rapida crescita degli incidenti in mountain bike, che nell’ultimo anno hanno raggiunto quota 915. Una crescita a doppia cifra (+15% in due anni) che vede la propria spiegazione nel rapido diffondersi delle e-bike, le biciclette elettriche, che stanno avvicinando alla montagna numerosissimi nuovi appassionati e turisti.
A questo LINK è possibile scaricare il report completo in PDF.