MENU

2 Luglio 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Una spedizione polacca verso l’inviolato Gasherbrum VI

Massiccio dei Gasherbrum con GVI all’estrema destra e GIV sulla sinistra. Foto: Flothias

Jerzy Natkanski, Jacek Czech, Jaroslaw Botor e Dominik Malirz cercheranno di conquistarne la vetta di circa 7.000 metri

Il Gasherbrum VI o Chochordin (6 997 metri secondo altre fonti, 7003 metri secondo altre), in Karakorum, è stato oggetto di vari tentativi di salita almeno dagli anni ’80. Tuttavia, la vetta è rimasta inviolata.

La prima storica salita di questa montagna sarà l’obiettivo di una piccola spedizione polacca composta da quattro membri, sponsorizzata dalla Fondazione Kukuczka. Leader del team, Jerzy Natkanski, con esperienza in alcune grandi spedizioni invernali polacche, come il Broad Peak 2010-11. Anche se la massima responsabilità sportiva spetterà a Jacek Czech, noto per essere stato il compagno di cordata di Adam Bielecki nel suo tentativo invernale al Nanga Parbat in stile alpino del 2015-16. Il quartetto sarà completato dal medico-alpinista Jaroslaw Botor, membro della spedizione polacca al K2 invernale lo scorso anno. Botor ha partecipato anche alle ricerche di Elisabeth Revol e di Dominik Malirz.

Secondo le prime informazioni, Jerzy Natkanski, Jacek Czech, Jaroslaw Botor e Dominik Malirz avrebbero progettato di condurre il loro tentativo dal versante Sud.

Il team è  partito ieri alla volta del Pakistan.

Dominik Malirz, Jacek Czech e Jarosław Botor all’aeroporto. Foto: Jurek Natkański

Una lunga storia di tentativi

Il fatto che nessuno abbia mai raggiunto la vetta del Gasherbrum VI fino ad oggi non significa che la montagna non abbia destato l’attenzione della comunità alpinistica internazionale. Sono almeno quattro le spedizioni che l’hanno tentato, ma gli enormi rischi nella parte più alta hanno sempre costretto i team a ritirarsi in prossimità della cima.

Il Gasherbrum VI è balzato alle cronache per la prima volta nel 1985, quando la giovane italiana Maria Luisa Ercalani ha affermato di aver scalato in solitaria il ghiacciaio degli Abruzzi,  sul versante sud-orientale. Tuttavia, non avendo portato prove di questa presunta ascensione, non è stata data per veritiera.

Anche il tedesco Walter Hölzler lo ha tentato in solitaria e per la stessa via nel 1993. Mancavano circa 200 metri per raggiungere il cornicione sommitale e superare i circa 1.700 m di altitudine. Tuttavia, lo scalatore si è ritirato per l’enorme rischio valanghe.

Più coraggiosi furono i francesi Nicolas Bonhomme, Jean-Paul Cache e Jean-Noël Urban. Il loro obiettivo era salire in vetta e completare la discesa con gli sci. Riuscirono a raggiungere fino a 6.900 metri di quota, sempre  sul versante Sud-Est, ma una piccola valanga travolse Bonhomme, che morì.

Undici anni dopo, nel 2009, i portoghesi Paulo Roxo e Daniela Teixeira cambiarono via e tentarono per la parete Nord-Est, dal campo base dei Gasherbrum.  I portoghesi rinunciarono a circa 60 metri dalla cima della cresta, a causa degli  alti rischi.

Nel 2016,  Ralf Dujmovits e Nancy Hansen hanno effettuato l’ultimo tentativo noto. Cercarono di trovare un percorso alternativo che offrisse loro opzioni migliori e si diressero verso la parete Sud-Ovest, nonostante il  difficile accesso. Una volta lì, progredirono con una certa velocità, ma finirono per incontrare lo stesso rischio valanghe che Walter Hölzler e i francesi avevano affrontato prima di loro. Si ritirarono a circa 6.500 m.