Ad aggiudicarsi il massimo riconoscimento della rassegna cinematografica internazionale di Bosco Chiesanuova (Verona) il lungometraggio Þrestir – Passeri del regista Rúnar Rúnarsson
Si è conclusa con un successo del cinema islandese la ventiduesima edizione del Film Festival della Lessinia, la rassegna cinematografica internazionale dedicata a vita, storia, tradizioni nelle terre alte e lontane di ogni angolo del mondo.
Tra le 23 opere opere cinematografiche in concorso, la Giuria internazionale del Film Festival – composta dalla regista Marianne Chaud (Francia), dalla giornalista Margherita Detomas (Italia), dalla regista Lisa Eder-Held (Germania), dal produttore cinematografico Sebastian Michael (Regno Unito), dal documentarista Riccardo Vaccaro (Italia) – ha deciso di assegnare la Lessinia d’Oro alla migliore opera cinematografica in assoluto a Þrestir – Passeri (Croazia, Danimarca, Islanda 2015) del regista islandese Rúnar Rúnarsson.
Questa la motivazione: “Un film potente, Þrestir racconta in modo magistrale una storia ambientata in luoghi desolati dell’Islanda, dove avvenimenti sempre imprevedibili travolgono lo spettatore con immagini di situazioni difficili nelle quali il giovane protagonista del film è costretto a vivere. Nulla è lasciato al caso; tempi, soluzioni registiche, sceneggiatura e fotografia si fondono creando un’opera vigorosa e originale”.
A ricevere sul palcoscenico del Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova (Verona) il prestigioso riconoscimento, sabato 27 agosto, è stato il compositore della colonna sonora del cortometraggio: il polistrumentista Kjartan Sveinsson, ex membro del gruppo musicale islandese Sigur Rós.
La Lessinia d’Argento per la migliore regia è andata a Tharlo (Cina 2015). Il lungometraggio in bianco e nero del regista, documentarista e scrittore tibetano Pema Tseden è stato premiato “per l’audacia, il talento e la visione profondamente artistica dimostrate. La struttura del suo film e le scelte radicali adottate nella messa in scena rivelano un’originalità straordinaria e propongono un’estetica altamente personale. Riteniamo che Tharlo appartenga alla rara e importante categoria di film capaci di spalancare nuove prospettive del fare cinema”.
Altri riconoscimenti. La Giuria internazionale ha attribuito il Premio per il miglior documentario al film-maker di Losanna Stéphane Goël per Fragments du paradis – Frammenti di paradiso (Svizzera 2015) nel quale padre e figlio sono protagonisti di un cammino, insieme, verso la montagna.
Quale migliore lungometraggio a soggetto è stato scelto Rauf (Turchia 2016), documentario girato da Soner Caner e Bariş Kaya per raccontare la vicenda di un ragazzino che frequenta la bottega di un anziano artigiano del paese per imparare l’arte del falegname.
Migliore cortometraggio è risultato essere Esel – Asino (Austria 2015) del regista austriaco Rafael Haider, nel quale due anziani contadini condividono i lavori pesanti con un vecchio e malato asino. A ricevere il Premio della Giuria è stato Çevirmen – L’interprete (Regno Unito 2015) di Emre Kayış: vicenda di un timido ragazzino siriano che vive da rifugiato in una remota cittadina turca. Per le immagini vibranti e la colonna sonora, il film d’animazione Ailleurs – Altrove (Francia 2016) di Mélody Boulissière si è aggiudicato una menzione speciale.
Premi speciali. Al Festival Festival il regista e sceneggiatore bulgaro Alberto Iordanov ha conquistato il Premio del Curatorium Cimbricum Veronense alla memoria di Piero Piazzola e Mario Pigozzi al miglior film di un regista giovane con Bandit and the Ram – Il bandito e il montone (Bulgaria 2014) “per la capacità di documentare, con sottile ironia, la vita di un solitario bandito e dei suoi amori impossibili in un’area di montagna che si sta spopolando”. La Giuria del Curatorium ha scelto inoltre di dare una menzione speciale a Carlo Malacchini, fotografo e studioso della cultura contadina, autore del cortometraggio La stazione di posta (Italia 2016) ambientato sull’altopiano della Lessinia.
Ad aggiudicarsi il Premio Speciale Cassa Rurale Bassa Vallagarina al miglior film sulle Alpi è stato Café Waldluft (Germania 2015) nel quale il regista Matthias Koßmehl ha presentato uno spaccato di accoglienza ed integrazione in un ambiente alpino da sempre considerato chiuso e tradizionalista.
Nel palmares della rassegna veronese un ex aequo per il Premio “Log To Green” al film che meglio esprime e promuove i valori dell’eco-sostenibilità: per Sila and the Gatekeepers of the Arctic – Sila e i custodi dell’Artico (Usa 2015) della svizzera Corina Gamma ed Arreo (Argentina 2015) dell’argentino Tato Moreno. Due film che raccontano culture lontane e suonano, si evidenzia nella motivazione della Giuria, “come un campanello d’allarme sull’ennesimo rischio di scomparsa di un pezzo di storia dell’umanità”.
La Giuria del Carcere di Verona ha deciso di dare il proprio riconoscimento al lungometraggio di Mano Khalil Die Schwalbe – La rondine (Svizzera 2016): la storia, ambientata nel Kurdistan iracheno, è una narrazione “della ricerca di sé che parte dalle proprie radici, per riconoscerne il valore e trovare il coraggio di cambiare. Di spezzare le catene del male”.
Altro premio per Rauf, che ha ottenuto anche il Premio del pubblico Cantine Bertani.
L’animazione preferita dei bambini è stata Moroshka – Lampone artico (Russia 2015) di Polina Minchenok nella quale un lupo che minaccia le greggi di un piccolo villaggio scopre, grazie all’amicizia con una bimba, di avere un cuore leale gentile.