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25 Aprile 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Trento Film festival 2019 · Resto del Mondo

Tomas Franchini, nuova spedizione di alpinismo esplorativo in Cina – intervista

Una nuova spedizione di alpinismo esplorativo in Cina per Tomas Franchini.
Intervista di Massimo Dorigoni

A pochi giorni dalla sua partenza per la Cina abbiamo incontrato a Trento l’instancabile l’alpinista e giovane Guida Alpina di Madonna di Campiglio Tomas Franchini. La nuova spedizione lo vedrà impegnato in una delle zone montuose più remote del mondo, all’estremo est della catena montuosa dell’Himalaya. Una zona a lui non proprio sconosciuta, consideriamolo un ritorno, in quanto nel 2017 proprio in Cina, Tomas conquistò la vetta del Monte Edgar (6618 m, Himalaya cinese), aprendo in solitaria “The Moon’s Power” sull’inviolata parete Ovest e nell’anno 2018 concluse con il fratello Silvestro il progetto “Los Picos 6500”, il concatenamento delle cime più alte delle Ande.
Tomas e Silvestro Franchini saranno anche protagonisti – insieme ad altri ospiti – della serata alpinistica condotta da Tamara Lunger nell’ambito del 67° Trento Film Festival, dal titolo “Alpinismo e oltre, tre generazioni a confronto

Tomas, sei pronto per una nuova spedizione extraeuropea. Dove ti porta il cuore quest’anno?
L’idea di quest’anno è quella di recarmi in uno dei luoghi al mondo dove ci sono più montagne inesplorate. In Cina, nel massiccio del Minya Konka. Direi che per me è un ritorno, visto che ci sono già stato nel 2017, questa volta però sarà diverso. La valle che andremo a percorrere per giungere al campo base è, da quanto ne so, ancora priva di passaggio umano, incontaminata, così come l’inviolata parete est del Lamo She Shan (Ta Tsien Lu Shan 6070 metri), che andremo ad affrontare. Una parete di roccia granitica in alcuni tratti mista a ghiaccio, di circa 1700 metri.

Non sarai solo da quello che intuiamo dalle tue parole. Chi sarà il tuo compagno di avventura? Che tipo di spedizione sarà la vostra?
Mio compagno di avventura e scalata sarà il forte alpinista e Guida Alpina valdostano Pietro Picco. Classe 1988 di Courmayeur, appena diventato aspirante guida alpina, molto motivato per l’avventura che lo aspetta, è molto curioso, ha voglia di imparare e di iniziare “un alpinismo” pulito e di esplorazione! Questa sarà una spedizione leggera. Non avremo con noi nessuno staff locale, ma saremo solo noi due, totalmente autonomi. L’idea è quella di rimanere nella zona dal primo maggio fino al sei giugno, un mese abbondante.

Ti definiresti un esploratore?
Mi piace il termine esploratore. Negli ultimi anni della mia attività ho capito che andare a esplorare e scoprire dei posti nuovi nella natura, tra e sulle montagne, è quello che mi piace di più. Avventura allo stato puro. Spingermi in questi luoghi mai toccati da mano umana crea in me una motivazione indescrivibile.

Daniele Nardi, Tom Ballard, ora David Lama e altri grandi alpinisti non sono tornati. Qual è il tuo stato d’animo alla partenza di una spedizione così isolata e impegnativa?
Quando si affrontano montagne isolate per vie nuove e difficili bisogna mettere in conto che qualche rischio c’è sempre. Io ho fatto la scelta, per ora, di non avere legami affettivi. Questo mi frenerebbe e farebbe preoccupare le persone che mi aspettano a casa.

Cosa ti aspetti a fine spedizione?
Sarà sicuramente un’avventura particolare. Non so alla fine cosa ne uscirà, potrebbe darsi anche che ritorno a casa con un nulla di fatto. Per me, alla fine del viaggio, sarà già una ciliegina sulla torta aver toccato con mano una parete così grande totalmente vergine. Magari non ci riuscirà di salire la via al primo colpo e allora ritorneremo il prossimo anno. Anche le incognite come questa fanno parte del gioco e del mio fare alpinismo.

Massimo Dorigoni – MountainBlog.it