MENU

29 Gennaio 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

Tomek Mackiewicz. L’uomo che ha vinto l’eroina e ha trovato le montagne

Tomek Mackiewicz. Fonte: gazetawroclawska.pl

Chi era Tomek Mackiewicz?

In questi giorni gli occhi di tutta la comunità alpinistica, e non solo,  sono stati puntati sul Nanga Parbat, l’Ottomila su cui si è consumato il dramma che ha visto protagonisti il polacco Tomek Mackiewicz e la francese Elisabeth Revol.

Per Tomek, si trattava del settimo tentativo invernale su questa montagna. Sfortunatamente, nella notte tra giovedì 25 e il 26 gennaio, dopo il raggiungimento della vetta, le cose sono precipitate: in fase di discesa, la Revol lancia una richiesta di aiuto riferendo che il suo compagno di cordata è colto da cecità da neve. I due alpinisti, erano bloccati a 7400 metri di quota. Le operazioni  di soccorso, durate 30 lunghissime ore, si sono concluse con il salvataggio di Elisabeth Revol, recuperata da Adam Bielecki e Denis Urubko, dopo una scalata impressionante. Purtroppo nulla è stato possibile per Tomek.

Ma chi era Tomek Mackiewicz? Gli alpinisti  nutrivano rispetto per Mackiewicz, anche se non si può negare che fosse  un outsider in questo ambiente. Aveva una visione completamente diversa dagli altri, su molte cose. Forse perché le montagne avevano giocato un ruolo importante nella sua vita: gli avevano permesso di riemergere dal buio e ritrovare la sua strada.

Mackiewicz era nato nel 1975 a Działoszyn, in Polonia, e da giovane, ebbe problemi con l’eroina. Avvenne all’inizio degli anni’90 dopo il suo trasferimento dal villaggio di campagna dove era nato, in città, a Czestochowa. Fu un periodo destabilizzante per Mackiewicz che, allora, aveva 18 anni. Si sentì perso e fu così che cadde in una dipendenza dalla quale, molto difficilmente, si riesce ad uscire. Fu salvato dal rigore di Monar, una comunità di riabilitazione per tossicodipendenti. Era come essere nell’esercito, tutto era organizzato: sport, campi, sveglia alle 7:00 del mattino, corsa tutti i giorni… Fu allora che Mackiewicz capì che lo sport poteva diventare per lui una nuova possibilità.  In terapia a Monar per due anni, ne uscì in grande forma fisica, consapevole che avrebbe potuto iniziare una nuova vita.

Tomek Mackiewicz. Foto: nangadream.blogspot

Dopo aver lasciato Monar, decise di partire in autostop per l’India, un viaggio affrontato con un  budget decisamente ridotto, in tasca aveva solo 400 dollari. In India, incontrò Helena Pys, una dottoressa-missionaria polacca che gestiva un centro per lebbrosi. Iniziò a lavorare con lei. Si occupava di bambini, insegnava loro l’inglese.  Fu in quel periodo che lo sport, i viaggi e la solidarietà nei confronti del prossimo divennero per lui valori che avrebbero contribuito alla sua nuova identità. Solo allora, gli apparvero le montagne.

Durante il suo soggiorno in India, vide per la prima volta un Ottomila. Iniziò così ad arrampicare su cime minori, per poi iniziare a sognare di raggiungere quelle più alte.

Mackiewicz, raccogliendo  fondi per le sue spedizioni attraverso campagne di crowdfunding, ha dimostrato che non è necessario guadagnare molto per scalare le vette più alte del mondo. “Non ho mai voluto l’aiuto degli sponsor… Non mi piace l’idea che le montagne diventino uno spazio per gli affari” – aveva dichiarato in un’intervista a  “Dzień dobry TVN”.

Per lui  l’alpinismo – al di là del raggiungimento della cima di una montagna – rappresentava, probabilmente, un modo per rialzarsi da quel fondo che aveva toccato con la dipendenza.

Da GazetaWrocławska.pl: “La dipendenza da eroina ti crea un vuoto dentroLe montagne sono una specie di meditazione, un’esperienza pura e naturale. Questo ha fatto si che le montagne diventassero per me una continua ricerca di questo stato”.

Tomek Mackiewicz. Fonte: facebook T. Mackiewicz

Il settimo tentativo al Nanga Parbat

Quest’anno Tomek Mackiewicz ha tentato l’invernale al Nanga Parbat per la settima volta. Conosceva questa montagna come nessun altro. Era accompagnato da Elisabeth Revol, classe 1980. Entrambi sono arrivati in vetta. Tomek è riuscito a scendere fino a 7280 metri, ma secondo il racconto della Revol, le sue condizioni erano molto critiche. La stessa Revol, colpita da congelamenti alla dita dei piedi, era in condizioni fisiche che peggioravano di ora in ora.

In loro soccorso è partita una squadra di salvataggio, composta da quattro membri della spedizione invernale al K2 guidata da Krzysztof Wielicki: Adam Bielecki, Denis Urubko, Piotr Tomala e Jarosław Botor. Bielecki e Urubko hanno fatto l’impossibile. Trasportati in elicottero all’altezza di 4.600 metri,  hanno raggiunto  i 6000 metri di quota, dove hanno trovato Elisabeth. Purtroppo non hanno potuto soccorrere Tomek Mackiewicz.

Qui tutte le notizie sulle operazioni di soccorso.

Per un approfondimento sulla vita alpinistica di Tomek Mackiewicz,  vi segnaliamo il racconto di Jakub Radomski, pubblicato su przegladsportowy.pl e  tradotto da Luca Calvi per la Gazzetta dello Sport il 27 gennaio 2018, durante le operazioni di soccorso.